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giovedì 27 dicembre 2007

"La destra" a favore della riapertura delle case chiuse




ROMA, 10 DIC - ”Basta con le ipocrisie sulla prostituzione e con il ridicolo provvedimento che il Governo sta per varare: La Destra si battera’ per la riapertura e la legalizzazione delle case chiuse in funzione anche di un argine contro la delinquenza e per una sempre piu’ necessaria tutela della salute”. Lo afferma la portavoce de La Destra Daniela Santanche’. La parlamentare annuncia quindi per giovedi’ prossimo una conferenza stampa sull’argomento assieme al segretario nazionale, Francesco Storace, ed al presidente del partito, Teodoro Buontempo, che ha gia’ presentato un disegno di legge sulla prostituzione. ”E’ ora di calare la maschera e guardare in faccia la realta’: il provvedimento che il Governo rinvia di settimana in settimana - afferma ancora Santanche’ - e’ solo un modo per tapparsi gli occhi e non risolvere il problema. Noi di La Destra porteremo l’argomento su tutte le piazze d’Italia e mobiliteremo i nostri militanti per una raccolta di firme. La gente infatti non ne puo’ piu’ di vedere su tutte le strade italiane questo vergognoso e insano mercimonio”.


L'argomento è molto complesso.
Personalmente sarei contro la riapertura delle case chiuse per una questione di natura etica. Il mercimonio del proprio corpo lede la dignità sia della prostituta che del "cliente".

Resta però da considerare il fatto che ci troviamo in una società totalmente inefficiente dal punto di vista dei controlli,ergo potrebbe essere ammessa la riapertura, qualora venissero assicurati i seguenti criteri:

1)NESSUN OBBLIGO: considerare la prostituzione come lavoro non deve significare un obbligo per le ragazze di accettarlo qualora siano in cassa integrazione. La legge prevede l'impossibilità a rifiutare 2 lavori pena l'esclusione dalla cassa integrazione. Bene, la proposta di lavorare come prostituta non deve essere considerata in questi termini.

2)TASSAZIONE AL 70%
: essendo un "bene di lusso" e totalmente superfluo,possiamo infierire con una tassazione predatoria

3)LOCALIZZAZIONE DELLE CASE CHIUSE NELLE PERIFERIE: che non succeda che con esse vengano insozzati i centri storici

4)ESENZIONE TOTALE ICI E SPAZZATURA PER I PROPRIETARI DI CASA IN QUARTIERI DOVE SONO PRESENTI CASE CHIUSE: questo naturalmente considerando che la loro casa perde di valore,nelle vicinanze di luoghi di prostituzione.

5)LOTTA FEROCE ALLA PROSTITUZIONE CLANDESTINA: essendo in numero minore,sarà più facile condurla con pene severissime

6)CONTROLLI MEDICI OBBLIGATORI E OBBLIGO DI PRESERVATIVO: per la prostituzione si deve assicurare la totale mancanza di malattie sessualmente trasmissibili. malattie che negli ultmi anni hanno avuto un'impennata epidemiologica proprio per questo motivo.

7)INSTAURAZIONE DI REGISTRI DI PROSTITUZIONE:dove vengono registrati tutti i dati anagrafici di prostitute e clienti,obbligandoli ad effettuare frequenti esami del sangue,ginecologici e urologici prima di qualunque rapporto.

mercoledì 26 dicembre 2007

Premio Darwin


Fra le scarse notizie di questi giorni, abbiamo tutti visto questa: un padre separato, a Piacenza, ottiene che le sia affidata la figlia di cinque anni per Natale.
E' probabile che abbia voluto fortemente e attivamente avere sua figlia a casa strappandola alla ex-moglie, è suo «diritto».
Questo padre amorevole e sollecito che fa?
La vigilia di Natale, abbandona la bambina piccolissima a casa - tanto dorme - e va a passare la notte con amici.
Alle 5 del mattino la povera bambina si sveglia, sola in una casa che forse non conosce.
Il padre non c'è (era un suo «diritto», passare tutta intera la notte fuori).
Spaventata, è andata alla finestra, forse nel tentativo di scappare di casa.
E' precipitata giù; solo una sollecita magnolia ha attutito la caduta che poteva essere mortale
(i vegetali sono più attenti dei padri, di questi tempi).
Con grave trauma cranico, la bambina è ricoverata a Parma.

Il padre tornato dalla bisboccia viene denunciato per abbandono di minore.
Probabilmente, il brav'uomo si dispera.
«Per rimorso», dicono le cronache, tenta di uccidersi.
Buttandosi anche lui dal balcone?
No, troppo semplice.
L'uomo sigilla le finestre del suo appartamento e apre il gas, sperando di morire respirando metano. Passa del tempo, il metano non è così tossico come crede il papà piacentino.
Probabilmente si accende una sigaretta, chissà.
Tutto esplode, ovviamente.
L'uomo è ricoverato con gravissime ustioni.
Non solo il suo appartamento è squarciato, ma l'immobile stesso è pericolante.
Nella casa del papà sono state trovate piccole dosi di coca e di ero: un «diritto» per uso personale. Un «diritto» che spiega l'abbandono della bambina per le uscite notturne con gli «amici» e tutto il resto.



Nel web americano circolava mesi fa un sarcastico «Premio Darwin», dove fatti come questi venivano ironicamente premiati come prove che i loro protagonisti erano palesemente «inadatti alla lotta per l'esistenza» nel mondo d'oggi.
Il sarcasmo è fuori luogo.
C'è invece lo sgomento, l'esasperata domanda: come un individuo del genere, così palesemente inadatto alla vita, così irresponsabile e totalmente imprevidente, così egocentricamente infantile, per giunta ignorante delle leggi basilari della fisica dei gas, abbia potuto sopravvivere fino ai 40 anni nel mondo complesso del ventunesimo secolo.
E non solo sopravvivere, ma avere un appartamentino e certamente un lavoro.
Come ha potuto?



In altri tempi, un essere così sprovveduto avrebbe mendicato davanti alle chiese e vissuto sotto i ponti.
Non avrebbe avuto soldi per coca ed eroina, e nemmeno per un fiasco di vino.
Forse questa è una tragedia dell'eccesso di «diritti» illuministi.
Forse è la bambagia di «diritti» che ci avvolge - apice della civiltà occidentale, prodotto delle sicurezze sociali moderne - ad allevare esseri così mentalmente informi, così privi di senso del dovere e così schiavi dei loro primi impulsi.
L'apice della civiltà occidentale produce esseri primordiali cresciuti nella coscienza acuta dei loro «diritti» e che non si ritengono obbligati ad alcuna responsabilità.
Sarebbe la prova che la civiltà illuminista e secolarizzata, «progressista» per definizione, non è capace di trasmettere il progresso: sforna neanderthaliani ancor più elementari di quelli paleolitici, che almeno conoscevano le durezze della vita (e vivevano in media 45 anni).
Nessuna ironia.
Solo sgomento e sconforto: quanti sono così, quanti di questi darwiniani inadatti all'esistenza circolano fra noi, forniti di tutti i diritti e i documenti a posto, come fossero cittadini?
Queste anime informi sono palesemente pericolose per gli altri.



Tra le poche notizie dei giorni natalizi, risaltano delitti assurdi compiuti per «obbedienza al primo impulso» da questi neanderthaliani.
Un marito separato vuol passare il Natale con l'ex moglie e i tre figli, litiga con lei (come sempre); la donna chiama in soccorso per telefono il padre, che arriva con il cognato.
Il separato spara, uccide la moglie, uccide il suocero, si suicida.
Per fortuna i figli, visto l'inizio del litigio, erano andati via di casa, sennò avrebbe ammazzato anche loro.
I motivi dell'alterco erano, ci si dice, «futili».
Il primo impulso ha vinto, come vuole la pubblicità.
Per primo impulso un falegname, descritto come gran lavoratore, sequestra una quarantenne per chiedere il riscatto, ma non sapendo come fare la ammazza immediatamente (più comodo, meno responsabilità) e la fa a pezzi.
Per obbedire al suo primo impulso, al suo «diritto» di vivere la sua vita, l'ennesimo ubriaco alla guida ha annichilito una famiglia intera, massacrato un padre, una madre e una delle due figlie, l'altra di 11 anni è in pericolo di vita.
E' accaduto nella Bergamasca.
Illeso invece il conducente pluri-omicida (le leggi del darwinismo non funzionano sempre). Trattasi di un individuo di 32 anni, alla guida di un SUV.
E' stato denunciato a piede libero, come suo «diritto».



Naturalmente c'è Satana ad animare queste entità sub-umane, elementari, che credono di «vivere la propria vita» e invece sono vissuti da qualcun altro.
Attraverso di loro il demonio è riuscito a lordare di sangue e follia la Natività, anche quest'anno.
Perché non è vero che la stoltezza rende innocenti.
Un vecchio proverbio diceva: «Lo stupido è la cavalcatura del demonio».
E' un detto medievale, tempo di minori «diritti», e di maggior sapienza, civiltà e giustizia.

Maurizio Blondet




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lunedì 24 dicembre 2007

AUGURI DI BUON NATALE



I Gemelli Neri augurano ai lettori un Santo e sereno Natale.
Che sia occasione propizia per riscoprire la Fede e per dei sereni momenti di felicità e unione familiare.

In un periodo dove infervorano le guerre di civiltà,e nell'attesa dell'ormai adveniente guerra all'Iran(per non parlare delle invettive alla russia),troviamo appropriato fornire un attualissimo brano del radiomessaggio di Pio XII alle nazioni in occasione della vigilia del Natale 1942

Con sempre nuova freschezza di letizia e di pietà, diletti figli dell'universo intero, ogni anno al ricorrere del Santo Natale, risuona dal presepe di Betlemme all'orecchio dei cristiani, ripercuotendosi dolcemente nei loro cuori, il messaggio di Gesù, luce in mezzo alle tenebre; un messaggio che illumina con lo splendore di celestiali verità un mondo oscurato da tragici errori, infonde una gioia esuberante e fiduciosa ad un'umanità, angosciata da profonda e amara tristezza, proclama la libertà ai figli d'Adamo, costretti nelle catene del peccato e della colpa, promette misericordia, amore, pace alle schiere infinite dei sofferenti e tribolati, che vedono scomparsa la loro felicità e spezzate le loro energie nella bufera di lotta e di odio dei nostri giorni burrascosi.

E i sacri bronzi, annunziatori di tale messaggio in tutti i continenti, non pur ricordano il dono divino, fatto all'umanità, negli inizi dell'età cristiana; ma annunziano e proclamano anche una consolante realtà presente, realtà come eternamente giovane, così sempre viva e vivificante; realtà della "luce vera, la quale illumina ogni uomo, che viene in questo mondo" e non conosce tramonto. L'Eterno Verbo, via, verità e vita, nascendo nello squallore di una grotta e nobilitando in tal modo e santificando la povertà, così dava inizio alla sua missione di dottrina, di salute e di redenzione del genere umano, e diceva e consacrava una parola, che è ancor oggi la parola di vita eterna, valevole a risolvere i quesiti più tormentosi, insoluti e insolubili da chi vi porti vedute e mezzi effimeri e puramente umani; quesiti i quali si affacciano sanguinanti, esigendo imperiosamente una risposta, al pensiero e al sentimento di una umanità amareggiata ed esacerbata.

Il motto "Misereor super turbam" è per Noi una consegna sacra, inviolabile, valida e impellente in tutti i tempi e in tutte le situazioni umane, com'era la divisa di Gesù; e la Chiesa rinnegherebbe se stessa, cessando di essere madre, se si rendesse sorda al grido angoscioso e filiale, che tutte le classi dell'umanità fanno arrivare al suo orecchio. Essa non intende di prendere partito per l'una o l'altra delle forme particolari e concrete, con le quali singoli popoli e Stati tendono a risolvere i problemi giganteschi dell'assetto interno e della collaborazione internazionale, quando esse rispettano la legge divina; ma d'altra parte, "colonna e base della verità" (1 Tm 3,15) e custode, per volontà di Dio e per missione di Cristo, dell'ordine naturale e soprannaturale, la Chiesa non può rinunciare a proclamare davanti ai suoi figli e davanti all'universo intero le inconcusse fondamentali norme, preservandole da ogni travolgimento, caligine, inquinamento, falsa interpretazione ed errore; tanto più che dalla loro osservanza, e non semplicemente dallo sforzo di una volontà nobile e ardimentosa, dipende la fermezza finale di qualsiasi nuovo ordine nazionale e internazionale, invocato con cocente anelito da tutti i popoli. Popoli, di cui conosciamo le doti di valore e di sacrificio, ma anche le angustie e i dolori, e ai quali tutti, senza alcuna eccezione, in quest'ora d'indicibili prove e contrasti. Ci sentiamo legati da profondo e imparziale e imperturbabile amore e da immensa brama di portare loro ogni sollievo e soccorso che in qualsiasi modo sia in Nostro potere
.

Chi volesse leggerlo tutto può rintracciare il brano cliccando qui

L'importanza dell'informazione


Leggete l’articolo pubblicato da Informazione Corretta
E notate la frase “Chi vuole conoscere la realtà cristiana nei territori palestinesi, eviti per informarsi l'edizione di oggi , 23/12/2007,di AVVENIRE, il quotidiano della CEI. “
E la frase “Chi vuole sapere come vanno veramente le cose si legga il pezzo di ieri di Fiamma Nirenstein, pubblicato ieri su IC.”

Quindi per capire la realtà,chiunque voglia sapere deve “evitare” certi articoli e certe fonti perché sono false?
“La verità è solo quella che diciamo noi.”
Questo è quello che leggendo mi è venuto in mente.
Sarà per questo che non vogliono che si revisioni un certo periodo storico?
Ma il consiglio di evitare di leggere qualcosa e l’affermare che chi voglia sapere veramente debba concentrarsi solo su una fonte sembra molto poco democratico e di sicuro poco intelligente.
Provate a pensare cosa sarebbe oggi la nostra vita se non ci fossero stati i curiosi,coloro che dubitando delle “versioni ufficiali” e volendo sempre più conoscere sperimentavano e confrontavano le cose vecchie con le nuove?
Saremmo probabilmente ancora dentro le caverne a mangiare carne cruda.
“So di non sapere”.
Questo è un vero consiglio. Questo l’imperativo categorico che,secondo me, tutti dovremmo seguire.
E continuare a interrogarci, a sperimentare cose nuove, a leggere e ascoltare chiunque;gli amici ma soprattutto i nemici per renderci conto delle idee che gli altri hanno di noi e delle nostre idee e confrontarle.
“Ascolta anche i noiosi e gli ignoranti,poiché tutti hanno qualcosa da insegnarti”.”Sii sempre curioso”.
Le parole di un vecchio,mio compaesano,che all’età di 80 anni e avendo frequentato solo la prima elementare a me sembra molto più intelligente dell’intellettuale che ha scritto il summenzionato articolo.
La curiosità è madre del sapere. Non la censura né l’isolamento intellettuale.

Secondo un mio amico il paradiso è un luogo dove potremo soddisfare la nostra sete di conoscenza.
Sono pienamente d’accordo con lui, e credo che sulla terra ci siano persone che vogliono farci morire di sete.


Leonardo Zappalà

venerdì 21 dicembre 2007

Due culle vuote

Due letti, uno accanto all'altro, nel reparto di ostetricia di un ospedale di Roma. Uno vuoto, nell'altro una ragazza legge le ultime pagine di un buon libro. Arrivano i medici che cominciano a leggere la cartella clinica di questa ragazza: vi è un rischio elevato di un aborto spontaneo.
La ragazza ne viene messa al corrente e si scusa in un buon italiano con accento portoghese per le lacrime che non riusciva a frenare.
Il giro visite va avanti.
Sul letto vuoto, solo una scritta: "IVG", il modo elegante e poco traumatico per definire l'aborto volontario.
"Interruzione volontaria della gravidanza" rende tutto più ovattato e indolore.

Silenzio. Nessuna parola dai camici bianchi, si tira avanti al prossimo paziente.

Ironia della sorte, nella stessa stanza una ragazza desidera la nascita del figlio e l'altra la morte.
Tristemente a raggiungere il suo scopo sarà solo quest'ultima.
Non voglio annoiare i lettori con lunghi discorsi di bioetica.
Io accuso lo stato che non informa le donne della possibilità di partorire e andar via senza riconoscere il figlio e senza lasciare traccia di se.
Accuso i medici e gli scienziati che sanno benissimo che la vita scatta al momento della fecondazione, ma prostituiscono i loro studi al dio denaro.
Accuso i radicali che vogliono mettere l'aborto allo stesso livello della contraccezione.

Ci avviciniamo al Natale e non posso che riflettere sulla sacralità della vita umana. Da cattolico, il 25 Dicembre metterò Gesù Bambino nel mio presepe. E la mente andrà a quella legge infame, responsabile di un olocausto dalle proporzioni impensabili, che insauguina impunemente milioni di culle.
Si alzerà una preghiera

martedì 18 dicembre 2007

America: paese dei liberi

Invito nuovamente i lettori a visionare questo video

Preambolo della Costituzione degli Stati Uniti D’America
SEPTEMBER 17, 1787
We the People of the United States, in Order to form a more perfect Union, establish Justice, insure domestic Tranquility, provide for the common defence, promote the general Welfare, and secure the Blessings of Liberty to ourselves and our Posterity, do ordain and establish this Constitution for the United States of America
Noi, popolo degli Stati Uniti, allo scopo di perfezionare ulteriormente la nostra Unione, di garantire la giustizia, di assicurare la tranquillità all'interno, di provvedere alla comune difesa, di promuovere il benessere generale e di salvaguardare per noi stessi e per i nostri posteri il dono della libertà, decretiamo e stabiliamo questa Costituzione degli Stati Uniti d'America.

E’ impressionante come molti di voi credano ancora alle belle parole di libertà e di concetto di democrazia che gli U.S.A vogliano esportare nel mondo.
Quello che vedete nel video non è un pochino,(ma solo un pochino eh?),ANTICOSTITUZIONALE?
E poi dicono che sotto la dittatura fascista non c’era libertà di pensiero in Italia?
Sì, sarà pur vero, ma almeno i cittadini Italiani sapevano di essere sotto dittatura!
Il ragazzo del video però non è italiano e non sta rivolgendo le sue domande a Benito Mussolini!
Se è questo il modello di Democrazia che lo Zio Sam vuole esportare spero che in Italia arrivi il più tardi possibile….o è gia arrivato?


La risposta la ignoro…….

P.S.:Non so perché ma penso sempre al 25 Aprile quando vedo Uncle Sam.

Leonardo Zappalà

domenica 16 dicembre 2007

Sabotate "La bussola d'oro"

Siete pronti per (sabotare) il film di Natale di quest’anno?
“Le mie simpatie vanno al Tentatore, assolutamente. L’idea è che il peccato, la Caduta, sia stata una cosa molto positiva. Se non fosse successa noi saremmo ancora dei giocattoli nelle mani del Creatore». Quest’affermazione, che non stupirebbe leggere nelle retoriche affermazioni di qualche pensatore ottocentesco da quattro soldi, campeggiano trionfalmente sulla quarta di copertina della trilogia fantastica di Philip Pullman, Queste oscure materie, da cui la New Line ha tratto un adattamento cinematografico del primo volume che uscirà a Natale, La bussola d’oro (titolo originale "The Golden Compass"). Questo dunque è il “film per le famiglie” che ci vedremo proporre molto presto; questo è il film che tanti genitori vedranno assieme ai loro bambini, e che è solo la punta acuminata e tagliente dell’iceberg del problema del perpetuo e costante attentato alle strutture basilari della conoscenza umana in tanta letteratura per ragazzi.

Pullman riadatta i primi capitoli della Genesi per i suoi lettori bambini e adolescenti in una cornice fatta di viaggi tra i mondi, battaglie, tradimenti e creature fantastiche, ma la prospettiva è ribaltata: gli eroi qui sono Satana e i suoi, che hanno aiutato l’umanità schiava del proprio geloso Padrone. Protagonista è una bambina che si rivela essere la nuova Eva: aiutata da un oggetto capace di rivelare i segreti di ogni cosa, la bussola d’oro appunto, riesce a uccidere Dio e a liberare le anime dal terrore della morte, permettendo finalmente loro di dissolversi nel cosmo, scopre le gioie della sessualità con il suo amico dodicenne - in questo consiste il “frutto proibito” che la Chiesa odia e teme, descritto in pagine capaci di suscitare davvero cattive suggestioni nei giovanissimi lettori - e instaura la gioiosa “Repubblica dei Cieli” che si contrappone al perfido “Regno dei Cieli” e ai suoi ipocriti servitori, una Chiesa fatta di fanatici assassini, sadici sessuofobie mutilatori.

Il partito dei “buoni” allinea invece un’accozzaglia davvero raccomandabile: assieme ai due protagonisti - poco tratteggiati e pieni di problemi con le rispettive famiglie, così da favorire l’identificazione di ogni adolescente - e ad alcune figure classiche delle fiabe (il re reietto e il vecchio guerriero saggio) ci sono un clan di streghe che si scoprono essere state calunniate dalla Chiesa, due angeli omosessuali (sì, omosessuali!) e una ex-suora che diventa il “Serpente” della storia, che saprà indicare ai due giovani la via della vera libertà e autocoscienza: la scoperta che non esistono il bene e il male, ma solo ciò che fa bene o male a te e agli altri. La grande liberazione qui non è come in Tolkien gettare l’Anello delle Tenebre e del Potere nelle fiamme da cui è venuto - rispedito al mittente - ma scagliare un Crocifisso in fondo al mare, e con esso tutti gli odiosi sensi di colpa e i sacrifici.

L’adattamento cinematografico pare sia un poco annacquato: allo scopo di evitare che qualche genitore cristiano un poco meno rimbecillito storca il naso davanti alle più evidenti parodie e accuse al cristianesimo la Chiesa è chiamata “Magisterium” (come nel libro del resto, ma chi conosce il latino?) e i suoi perfidi gerarchi non indossano l’abito talare ma una sorta di divisa militare. Nicole Kidman, che interpreta la malvagia e fanatica Miss Coulter, assicura che la sua coscienza di cattolica è a posto: il film non è contro la Chiesa, è solo contro Dio, quindi c’è di che star sereni, no? In ogni caso anche una versione edulcorata sarà la migliore cassa di risonanza perché i libri di Pullman siano letti e il suo messaggio diffuso. Le migliori menzogne sono quelle che lavorano piano piano, e la più grave che Pullman propone, e di cui ben pochi colgono la valenza tragica per i suoi giovani lettori, è la segreta radice anche dei suoi rabbiosi e superficiali attacchi alla Chiesa: per Pullman la libertà è indipendenza, non amore. Anche Lewis e Tolkien e migliaia di poeti prima di loro ci avevano ricordato che bisogna lottare contro la tirannide che opprime il mondo, ma questo perché c’è un vero ordine e una vera autorità che libera dalle menzogne degli oppressori. Qui invece non c’è nessun Re di cui aspettare il ritorno, come ci aveva insegnato Tolkien, e nessun valoroso Leone capace di farsi uccidere per te, come Lewis.

Si dirà che è solo una storia, se non fosse che gli uomini, piccoli o grandi che siano, sono vinti, convinti e interrogati molto più dalle storie che dalle teorie. Da sempre le grandi storie aiutano a riconoscere quanto c’è di bello, di buono e di vero, a difenderlo ed a proteggerlo. Molti dei fantasy di maggiore successo degli ultimi anni sono invece un esplicito attentato a questa fondamentale percezione del mondo e di se stessi: Pullman è solo la punta appariscente di un fenomeno ben più vasto. Per esempio, Eragon, dove il cavaliere non lotta più contro il drago, simbolo di distruzione e di morte, ma lo cavalca e ne sfrutta la potenza distruttiva: non ci sono cose buone o cattive, ma solo un potere che vale la pena controllare. L’anello di Tolkien che cade sulla neve e si trasforma in una raffinata bussola dai segni misteriosi: è questa la trovata pubblicitaria scovata dalla New Line, per sponsorizzare La bussola d’oro, così da legare la pellicola al successo del Signore degli Anelli. Un’immagine che suggerisce qualcosa di profondo e sinistro: questa bussola, che pretende di indicare la vera via alla conoscenza e alla libertà, non fa che “ghermirci e nel buio incatenarci”, come i versi oscuri incisi sull’Anello del Potere.

Solo storie, si dirà. Sì, storie. Cioè la cosa più seria che ci sia. Che c’è di male in un drago cavalcato? C’è che chi corrompe il nostro modo di guardare corrompe il nostro modo di pensare e agire.

sabato 15 dicembre 2007

Il giudeo-cristianesimo




Giudeo-cristiani e giudaizzanti

Oggi si parla molto (e a sproposito) di origini giudaico-cristiane dell'Europa.
Dal punto di vista teologico e di fede (dacché «sine Fide non remanet teologia») tale termine è erroneo e contraddittorio in se stesso (è come parlare di un cerchio-quadrato).
Cerchiamo di vedere che cosa ci dice la Rivelazione, la Patristica e il comune insegnamento dei teologi ed esegeti approvati su questo argomento.
Il termine «giudeo-cristiani» alle origini del cristianesimo si applica in senso stretto ai «cristiani nati ebrei, i quali ritenevano che la legge cerimoniale dell'Antico Testamento non fosse abrogata e sono entrati così in conflitto non solo con San Paolo ma con il cristianesimo stesso».
Mentre la parola «giudaizzanti» etimologicamente indica «i pagani convertiti al cristianesimo che imitavano i costumi ebraici […] e ritenevano obbligatoria per salvarsi l'osservanza, totale o parziale, della Legge [cerimoniale] mosaica; di fatto, però, furono quasi tutti cristiani di sangue ebraico».
Le pretese giudeo-cristiane si fondavano - materialmente ed erroneamente- sulle promesse fatte da Dio ad Abramo e ai Patriarchi, sul fatto che il Messia, nato dalla razza ebraica, avrebbe stabilito sulla terra un regno, il quale era quello di Israele, e che Cristo era venuto per compiere la legge dell'antico Israele.
Il giudeo-cristianesimo (di cui si parla tanto oggi, teologicamente e politicamente, senza definirne il significato) voleva così «ricalcare il cristianesimo sul giudaismo, chiedendo ai popoli di affiliarsi - tramite la circoncisione [e le altre osservanze della legge cerimoniale] - alla nazione ebraica».
Inoltre i proseliti o convertiti dal paganesimo, secondo i giudeo-cristiani, sarebbero stati cristiani di seconda serie, con un'inferiorità ontologica nell'ordine della salvezza.
Dio stesso intervenne visibilmente a dirimere la gravissima questione affinché la Chiesa rispondesse immediatamente e fermamente a quest'insidia che minacciava di soffocare l'universalità della Redenzione.

Come il giudeocristianesimo fu espulso dalla Chiesa

a) Il battesimo del centurione romano Cornelio (Atti X-XI)
Un angelo appare in Cesarea al pio centurione Cornelio della coorte Italica perché invii dei messi in Joppe a Simone soprannominato Pietro.
Questi, intanto, rapito in estasi, vede calare dal cielo un grande lenzuolo contenente animali di ogni specie, inclusi quelli dichiarati impuri dalla legge mosaica; una voce gli ordina: «Uccidi e mangia!», ma Pietro protesta: «Non sia mai, o Signore! Nulla, infatti, ho mai mangiato di profano e d'impuro».
La voce gli replica: «Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo impuro».
La visione si ripete tre volte, ma resta un mistero per Pietro finché non giungono i messi del centurione Cornelio.
Egli li segue e non esita ad entrare nella casa di questo incirconciso dicendo: «Voi sapete come è illecito ad un giudeo l'unirsi o accostarsi a uno straniero, ma Dio mi ha insegnato a non chiamare profano o impuro alcun uomo» e, quando sa dell'angelo apparso a Cornelio, esclama: «In verità, io riconosco che Dio non fa distinzione di persone, ma in ogni nazione chi lo teme e opera la giustizia è accetto a Lui!».
Mentre Pietro annunzia il perdono dei peccati per chiunque crede in Nostro Signore Gesù Cristo, lo Spirito Santo discende sugli incirconcisi che lo ascoltano con grande stupore dei «fedeli della circoncisione», cioè dei cristiani provenienti dal giudaismo venuti con Pietro e questi domanda loro: «Può alcuno mai negare l'acqua del Battesimo a questi che ricevettero lo Spirito Santo come noi?».
L'episodio di Cornelio attesta che dei pagani sono entrati, per ordine di Dio, nella Chiesa senza passare per la circoncisione e quindi per la Sinagoga.
Si può essere cristiani senza essere ebrei di sangue (giudeo-cristiani) e senza neppure sottomettersi al cerimoniale ebraico (giudaizzanti).
L'antica legge è stata abrogata, il «muro di separazione» (Ef., II, 14) tra ebrei e gentili è caduto, la Chiesa è aperta a tutti,
senza distinzione o primati di razza, non ci sono «fratelli maggiori» o minori, ontologicamente parlando
.



b) Il Concilio di Gerusalemme (Atti, XV; Gal. II, 1-10)
«Quando Pietro fu risalito a Gerusalemme, i [cristiani] venuti dalla circoncisione si misero a litigare con lui dicendo: 'Sei entrato da uomini incirconcisi e hai mangiato con loro' ».
Udito, però, da Pietro l'intervento divino «si calmarono e glorificarono Dio dicendo: 'Dunque anche ai Gentili Dio ha concesso il ravvedimento e la vita' ».
Quando, però, Barbara e Paolo compiono nuove e numerose conquiste tra i pagani, il fermento si riaccende più vivo: «Alcuni, venuti dalla Giudea, presero a insegnare ai fratelli: 'Se non venite circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete salvarvi'».
Ne nasce «non piccolo contrasto» con Paolo e Barnaba, i quali salgono a Gerusalemme affinché gli Apostoli definiscano tale questione.
Ha luogo così il primo concilio nella storia della Chiesa, il quale, fondandosi sul battesimo di Cornelio e della sua famiglia («Dio… ha sentenziato a loro favore dando loro lo Spirito Santo siccome a noi, e non ha fatto differenza alcuna fra noi e loro purificando con la fede i loro cuori») riconobbe ai gentili la libertà di entrare nella Chiesa, senza passare per il giudaismo; essi non sarebbero neppure stati dei «fratelli minori», né minorati, ossia non avrebbero avuto un rango secondario nella Chiesa.



c) L'incidente di Antiochia (Gal. II, 11-21)
Pietro, venuto in Antiochia mangia con i cristiani provenienti dal paganesimo.
Ma poi, giunti alcuni giudeo-cristiani da Gerusalemme, se ne astiene «per timore dei circoncisi» e attira nella «sua simulazione» anche Barnaba ed altri giudei, quasi che essi si credessero ancora obbligati dalle osservanze legali mosaiche.
Paolo, mosso da zelo apostolico, in pubblica adunanza rimprovera a Pietro l'incoerenza della sua condotta.
Noi - egli dice in sostanza - benché giudei di origine, sapendo che per la salvezza a nulla giovano le osservanze della legge mosaica, ma è necessaria la fede, abbiamo creduto in Gesù Cristo lasciando le osservanze legali.
Come possiamo, dunque, obbligare i Gentili alle osservanze che noi abbiamo con ragione lasciate?
Se noi ritornassimo alla legge, dicendo che essa è necessaria alla salvezza, noi riedificheremmo ciò che prima abbiamo demolito, e con ciò stesso ci riconosceremmo colpevoli di trasgressione.
No - conclude l'Apostolo - io non voglio render vana la grazia che Dio ci ha fatta in Gesù Cristo, perché se tornassi alla legge mosaica come se essa potesse salvarmi, Gesù Nostro Signore sarebbe morto invano.
I cristiani, provenienti dal paganesimo, dunque, si salvano senza obbligo di sottomettersi alla legge cerimoniale mosaica; basta la fede in Gesù Cristo e la carità (le buone opere).
Anche i cristiani, provenienti dal giudaismo, si salvano per la medesima via, né il sangue conferisce loro una dignità ontologica maggiore.
San Paolo insegna che «la circoncisione è nulla» (Gal. VI, 15) e che ciò che salva è «la fede che agisce mediante la carità» (Gal. V, 6).
Così il giudeo-cristianesimo fu espulso dalla Chiesa, mentre oggi si cerca di farvelo rientrare con la teoria dei «fratelli maggiori», dell'Antica Alleanza «mai revocata», delle radici «giudaico-cristiane» dell'Europa e facendo celebrare
ai poveri fedeli sprovveduti la Pasqua giudaica in diverse parrocchie cattoliche.
Occorre fare attenzione perché il vecchio errore non si riproduca.
La «catastrofe» (in ebraico shoah) più grande sarebbe proprio il ritorno del «giudeo-cristianesimo» o la «nuova giudaizzazione»della Chiesa.
Non bisogna perciò dimenticare la dottrina apostolica e occorre mantenere alta la guardia e riprovare ogni forma di discriminazione di stampo giudaico-cristianista, che sarebbe, in quanto particolarismo razzista, un vero peccato contro l'umanità intera a favore di una nazione o di un popolo.
San Paolo nell'Epistola ai Romani insegna che «il ruolo d' Israele è oramai finito. Dio, irritato dalla sua condotta, l'ha abbandonato. Verrà un tempo in cui un resto d'Israele si salverà. Ora le promesse divine passano ai gentili».



Il giudeo-cristianesimo nella divina rivelazione

La dottrina sul pericolo del giudeo-cristianesimo è esposta specialmente nelle Epistole di San Paolo. Questi nel suo secondo viaggio apostolico (nel 50 dopo Cristo circa) arrivò nella Galazia del nord (con capitale Ankara).
Ritornandovi tre anni dopo, si accorse che coloro che aveva evangelizzato nel primo incontro, si «erano lasciati abbindolare dai fanatici giudeo-cristiani, abbracciando le pratiche del giudaismo (circoncisione, ecc.) quasi necessarie alla salvezza».
Dunque, da Efeso (nel 54 dopo Cristo circa) San Paolo - divinamente ispirato - scrive loro confutando gli errori del giudeo-cristianesimo e dei giudaizzanti.
Nell'Epistola ai Galati insegna: «Mi meraviglio che così presto vi siete allontanati da Colui che vi ha chiamato nella grazia di Cristo, passando ad un vangelo diverso…, vi sono alcuni che gettano lo scompiglio in mezzo a voi e si propongono di stravolgere il Vangelo di Cristo. Ora se anche un Angelo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che noi stessi vi abbiamo annunciato, sia anatema!» (I, 6-8).



I Padri, i Dottori e gli esegeti approvati nella Chiesa spiegano in tal senso il passaggio paolino: i giudaizzanti disertano e abbandonano il Vangelo di Cristo, predicato dai suoi Apostoli, per aderire ad un altro vangelo contrapposto a quello cristiano.
Il giudeo-cristianesimo vuole disertare o abbandonare Dio, che chiama gli uomini nella grazia ottenutaci da Cristo con la sua Passione e morte, e rimpiazzarlo con l'osservanza delle cerimonie legali antiche.
La salvezza, invece, si ottiene solo grazie alla fede in Cristo (vivificata dalla carità).
I giudaizzanti sono bestemmiatori e votati alla dannazione; tale è, infatti, il significato
dell'«anatema» (v.8) equivalente all'«herem» ebraico, che designava gli scomunicati come votati alla perdizione per motivi religiosi.
Neppure un Apostolo e san Paolo stesso potrebbe sfuggire alla dannazione, se predicasse il contro-vangelo giudeo-cristiano.
Nel capitolo II ai versi 3-4, l'Apostolo ricorda che nel 50 dopo Cristo circa era salito al Concilio apostolico di Gerusalemme assieme a Tito, il quale, essendo greco, non era circonciso.
I giudaizzanti gridarono allo scandalo, poiché la presenza di un incirconciso a Gerusalemme e ad un concilio era ritenuta da loro intollerabile e quindi chiesero che fosse circonciso.
Ma Paolo vi si oppose recisamente perché Nostro Signore Gesù Cristo ci ha liberati dalla schiavitù della Legge mosaica: «Ad essi noi non cedemmo neppure un istante affinché si conservasse intatta la verità del Vangelo».
L'Apostolo qualifica i giudaizzanti come «falsi fratelli intrusi» (v. 4), [non maggiori], «che si erano infiltrati per attentare alla libertà nostra, che abbiamo in Gesù Cristo, e renderci schiavi» (v. 4).
Il loro scopo, cioè, era d'imporre la legge giudaica come necessaria alla salvezza, negando così valore alla grazia che rende liberi dal peccato in Gesù Cristo.



I cristiani giudaizzanti più che a Cristo credevano al vecchio cerimoniale mosaico, ma l'antico cerimoniale è oramai - con l'avvento di Gesù - incapace di santificare; esso è stato rimpiazzato dalla grazia di Cristo in virtù dei Suoi meriti: «Se la giustificazione viene dalla Legge cerimoniale [mosaica], certamente Gesù è morto invano o senza scopo» (v. 21).
Il giudeo- cristianesimo è l'annullamento radicale e totale del Sacrificio di Gesù e della grazia cristiana che ne deriva; in breve è l'apostasia e la distruzione del Cristianesimo apostolico:
«Se vi lasciate circoncidere, Cristo non vi gioverà a nulla» (V, 2).



E' evidente che, propriamente parlando, l'Europa non ha «radici giudeo-cristiane», ma ha radici cristiane semplicemente.
Né ha solo «radici», perché l'albero del cristianesimo, sempre in piedi e vitale, continua a produrre foglie, fiori e frutti per le anime di buona volontà, malgrado l'apostasia degli Stati e delle istituzioni pubbliche e malgrado questa apostasia abbia finito con l'investire ai nostri giorni anche parte del mondo cattolico.
È altresì evidente che il cristianesimo è per sua natura universale e, pur avendo difeso questa sua universalità dall'insidia del giudeo-cristianesimo, resta nondimeno aperto a tutti, inclusi gli ebrei che credono in Cristo e attendono la loro salvezza dai Suoi meriti, e non dalla razza e dalle pratiche giudaiche.

sisinono.org

Follie sioniste


Leggete questo articolo di Deborah Fait pubblicato su Informazione Corretta.

Se lo avete fatto e il vostro cervello non ha subito traumi troppo devastanti dalle parole della scrittrice vi invito a guardare il video sulla Palestina che trovate a fine pagina del blog.

Mah!Io dico solo questo! Cioè…o la Signora Fait era sotto l’effetto di ettolitri di super-alcolici quando ha scritto l’articolo o è davvero pazza.
Riporto alcune frasi della suddetta perché da sole mi sembra mostrino i sentimenti di “tolleranza” e “apertura al dialogo” della stessa.

“Come li chiamava Oriana Fallaci? Figli di Allah? Io sarei meno gentile perche' hanno stufato, perche' hanno letteralmente rotto le scatole, perche' sono dei fetenti, perche' l'unica cosa che vogliono non e' la pace, ne' relazioni diplomatiche con Israele ma vogliono questo pezzo di terra, vogliono questi 20.000 kilometri di civilta' e cultura, di coltivazioni e giardini per ridurla a deserto, pascolarvi i loro cammelli e introdurre la legge della sharia.”


Fetenti?Hanno rotto le scatole?
E ancora….

“Ma come, Condie, lei ha osato obbligare il Ministro degli esteri di Israele ad entrare nella sala delle riunioni passando dalla porta di servizio per non offendere la sensibilita' di quei beduini grondanti miliardi anche dai buchi del naso”

E sono loro i razzisti?!
Dai che si continua….

“A questo punto chiunque abbia un po' di sale in zucca si chiede "Ma cosa sono andati a fare a Annapolis?"
Beh, gli israeliani sono andati a farsi offendere dai beduini miliardari nella speranza di aprire l'ennesima porta alla pace e al dialogo.”


E ancora….

“Aggiungiamo a tutta questa desolazione anche le ong italiane che,con il forum Palestina, amici di chiunque sia contro Israele, hanno preparato per tutto il 2008 una quantita' industriale di manifestazioni per "due popoli, uno stato".
Insomma, par di capire che non ci vogliono.


No cara Fait sei tu a non capire…“due popoli”= ebrei e palestinesi. Non è vero che non vi vogliono sennò avrebbero scritto “Juden Raus”.
Ma è sicuro che sappia leggere?
Ancora….

“Altro che cultura della pace e della non violenza, loro non sanno nemmeno cosa sia la pace. Ma sapete di chi state parlando voi laggiu' in America? State parlando di gente che strappa le budella al nemico , che mette al muro civili israeliani solo perche' sbagliano strada e li fucila, che usa la menzogna per mettere il mondo intero contro l'unica democrazia del Medioriente.”

Ma non le hanno fatte gli Israeliani le strade solo per gli Israeliani?
L’unica Democrazia lo Stato di Israele?
È notizia di pochi mesi fa che soldati ebrei scattano foto col cellulare alle vittime per gloriarsene in camerata.
Pubblico un pezzo dell’intervista ad Ariel S. Levi di Gualdo (ebreo) pubblicata dal giornale on line www.effedieffe.com

Ariel S. Levi:“Perché di quando in quando mi chiedo se a questi signori qualcuno ha mai spiegato che l'Italia è un Paese a maggioranza cattolica ma del tutto laico, mentre il divino Stato sionista, che certi laici anticlericali difendono anima e cuore, è un Paese in cui l'intero diritto di famiglia è gestito dal clero rabbinico.
Ai radicali, che in combutta con certi rimasugli del massonico Partito Repubblicano gridano contro il cardinal Ruini che osa richiamare i fedeli cattolici a certi valori cristiani, qualcuno dovrebbe spiegare, che in quel Paese del Medio Oriente l'istituto del matrimonio civile e del divorzio non esistono.
Il matrimonio è gestito dai rabbini e, quel che viene chiamato impropriamente divorzio, può essere realizzato solo attraverso il "ghet", vale a dire il formale atto di ripudio della moglie da parte del marito, senza il quale nessun tribunale rabbinico può sancire un divorzio.
Gli ebrei che vogliono sposarsi con dei non ebrei; per farlo sono costretti ad andare a contrarre matrimonio nell'isola di Cipro, perché nel divino Stato sionista esiste solo il matrimonio religioso.

Democratici eh?

Torniamo a Deborah Fait..


“Par di capire che questo piccolo stato, questa meraviglia, questo diamante incastonato nella sabbia che gli ebrei hanno creato con amore e la speranza di poter finalmente vivere in pace, gli dia proprio tanto fastidio.
Ma nel nostro inno nazionale sta scritto:
"Lihiot Am hofshi' be Arzeinu"
che significa
"essere Popolo libero nella NOSTRA TERRA".
Nostra perche' l'abbiamo amata e invocata mentre ci costringevano all'esilio, nostra perche' abbiamo sfidato il mondo intero per ritornarvi, nostra perche' l'abbiamo ricomprata da chi preferiva i soldi alle dune di sabbia, nostra perche' l'abbiamo coltivata con amore e disperazione rendendo ogni duna un giardino, nostra perche' l'abbiamo difesa da ogni guerra col sangue dei nostri figli.
Arzeinu, Terra nostra”


Cosa?
Nell’inno nazionale italiano sta scritto “dov’è la vittoria le porga la chioma che schiava di Roma Iddio la creò” ma non ci sogniamo nemmeno di avanzare pretese sui territori occupati da Roma 2000 anni fa!
Vorrei sapere a quale esilio si riferisce la Fait?
Terra Vostra?
Lo Stato di Israele esiste dal 14 maggio del 1948,quella terra è più Palestinese che Israeliana.
Gli Israeliani sono stati accolti lì e si sono allargati sul territorio Palestinese come fa una macchia d’olio sulla seta!

Ma smettetela una buona volta di fare le vittime…

Leonardo Zappalà

Un popolo di mantenuti

Vi invito a guardare questo video.

Vi invito a riflettere sulle parole pronunciate dal bravissimo comico nei panni di un ”onorevole” calabrese; a considerare se questo pezzo di grande comicità sia solo una invenzione o invece una denuncia di ciò che realmente succede in Italia ogni nanosecondo!
In tutti i campi dall’università ai cantieri, dalle poste agli ospedali,dalle case popolari agli uffici di collocamento,dalle banche all’anagrafe.……insomma nella vita sociale di tutta Italia questo è ciò che succede: va avanti chi ha Amicizie, chi ha la Spinta, la Pedata, l’amico o l’amico degli amici.
E il merito? La bravura? I sacrifici personali? Le privazioni dei genitori non proprio benestanti per dare ai propri figli ciò che non hanno avuto loro?
Non servono a nulla!
Sappiatevi vendere!Questo è ciò che ci dicono i politici.
Tutti, indistintamente da destra a sinistra,promettono, giurano e spergiurano di fare questo, di darci quello, di portare l’Italia qui o lì, ma ciò che vogliono è solo assicurare alle proprie enormi chiappe le morbide stoffe delle poltrone dei vari ministeri, dei vari assessorati, dei vari consigli regionali, provinciali, comunali, assicurare alla loro viziata e inetta prole le calde stanze degli appartamenti nelle zone più in delle città italiane, assicurare ai miopi occhi di mogli e amanti i costosissimi posti in prima fila nei teatri…
E una volta passate le elezioni nulla
E la colpa di tutto ciò è nostra.
Del popolo italiano. Che non cinge più la testa con l’elmo di Scipio,ma i fianchi con un’ottima marca di lingerie per attirare e sedurre al meglio i politici di turno e permettere loro di continuare a violentare non solo il corpo ma anche la mente propri e dei propri figli, per rimediare le briciole cadute dall’enorme tavola dove continuano a ingozzarsi.
Siamo un popolo di mantenuti.

Leonardo Zappalà

giovedì 13 dicembre 2007

Buoni medici

Una volta tanto non sarà un articolo di denuncia, non griderò a scandali e non alzerò la voce.
In un momento in cui fa scoop parlare di malasanità, io voglio proporre grandi esempi.
Oggi la dott.sa R. del Campus Biomedico di Roma ha compiuto un grande gesto di cui sono stato testimone.
La paziente è estremamente grave. Lei ha spiegato tutto al figlio, ha parlato con dolcezza anche alla paziente, senza tralasciare gli elementi di speranza, ed ha rimborsato di tasca sua la spesa di un farmaco che la paziente aveva comprato per la terapia di cui, purtroppo, non ha più bisogno.
La dott.sa R. ha fatto più di quello che gli chiedeva il codice di deontologia.
La paziente non sarà mai cosciente del grande gesto della dottoressa, ma con questa testimonianza voglio che per un attimo le luci della ribalta vadano sui grandi eroi che ogni giorno, in silenzio, compiono gesti ammirabili.

sabato 8 dicembre 2007

Ancora sul "controllo delle nascite" in Cina



E' tornata alla ribalta la vicenda da noi trattata il 27 aprile. Gira una mail di sensibilizzazione,a proposito.
Ma com'è prevedibile,non tutte le reazioni sono unanimi. Riusciamo a doverci relazionare anche con gente che riesce a rispondere in tal maniera:



Cari i miei signori dottori credo proprio che è ora di prendere posizione per un sano controllo delle nascite promuovendo il profilattico.


La vostra è una polemica sterile contro il mondo comunista, notoriamente mangiatori di bambini, di contro la vostra casta cosa fa? Come è attiva nel contrastare questo scandalo?


Vi ringrazio per la vostra attenzione

RR


Conservo la sigla in firma. Sia perchè non conosco l'autore personalmente che per tutelarlo da una pur meritatissima gogna mediatica alla sua idiozia.


Voglio sperare che colui che ha scritto questa mail stia scherzando.
Solo un folle può ideare un "sano controllo delle nascite".

A questo siamo arrivati. Con una società composta solo di vecchi,tasso di natalità sotto zero e la gente che incita al "sano controllo delle nascite".Chi pagherà la pensione del cialtrone di cui sopra? Il profilattico,voglio sperare per lui. Sarà lui ad accompagnare i suoi passi sciancati. Mi auguro che,quando rincoglionirà e vorrà compagnia, possa raccontargli pure lunghe storie.

Questo è il concetto di comunista moderno. Finanche io,che notoriamente sono "speculare" al tizio,faccio autocritica sul passato del mio lato politico. il comunista si diletta in voto robotico e negazione dell'evidenza.
Lui non si indigna per il sangue sull'asfalto. Si augura che venga legalizzato,che venga nascosto o tollerato. Si augura addirittura che la casta medica si muova,che agisca socialmente nel controllo delle nascite.

Non si tratta di dare e conservare salute e vita. Si tratta di tutelare i vecchi (gli devono stare simpatici,visto che il governo prodi si regge sull'incresciosa longevità dei senatori a vita) a scapito dei giovani. L'antitesi della natura. Come le unioni finocchie.


La polemica della mail è sterile,secondo il tizio. Avete così chiaro quanto abbia in considerazione il valore della vita.


Lo scandalo non è certo la natalità cinese. Lo scandalo è che esistono persone che,invece di promuovere politiche sociali,difendono l'abominio.
Perfettamente razionale,come ragionamento. il tizio vede che il regime cinese non riesce a tutelare la vita della popolazione più debole e,invece di rivedere le politiche sociali,si augura la promozione di una sorta di nascita selettiva(servono uomini in cina...uomini per il lavoro,per fare i soldati e per chissà quali altri fini che preferisco non immaginare).
Ragionamento perfettamente razionale,dunque. Come gli aztechi che,vedendo il continuo sorgere del sole,arrivarono alla conclusione altamente razionale di dover sacrificare vite umane al dio Quetzacoatl perchè il sole continuasse a sorgere.


Tutto questo mi fa pensare al concetto di "libertà di parola" e come spesso diventi "anarchia di latrato",dove tutti hanno la facoltà di abbaiare la qualunque.



Ps. concepisco il profilattico esclusivamente come difesa dalle malattie veneree. Pubblicizzarlo per controllare le nascite,soprattutto in Europa fa ridere.

lunedì 3 dicembre 2007

Sul Limbo

Benedetto XVI l'ha definito "un problema pastorale urgente" visto il crescente numero di bambini morti (uccisi dall'aborto) senza Battesimo.

Io sono solo uno studente di medicina (e quindi non certo di teologia), ma riflettevo: nel Limbo, se esistesse, si dovrebbero subire le stesse pene spirituali dell'Inferno, ma prive della sofferenza fisica. Questo perchè, come ritroviamo nel Catechismo, le sofferenze spirituali dell'Inferno derivano dalla lontananza da Dio e dall'impossibilità di raggiungerLo.

Prendendo ad esempio i bambini abortiti, è intuibile che non hanno commesso alcun peccato (se non il peccato originale), così come non hanno compiuto nessun atto di carità.
Dio, essendo infinitamente giusto non può premiarli col Paradiso perchè i bambini abortiti non hanno fatto nulla di bene; d'altro canto, essendo Dio infinitamente buono, non può condannarli a soffrire in eterno la Sua lontananza perchè non hanno fatto nulla di male.
La Grazia vince il peccato.

In ogni caso, ogni cattolico è chiamato a credere al Papa ed alla sua infallibità in materia di Fede. Benedetto XVI ha dichiarato inesistente il Limbo.
Così è.

La soluzione teologica alla questione dell'aborto potrebbe essere che i bambini abortiti vadano in Purgatorio con la possibilità di ricevere pochi suffragi. Questo non alleggerirebbe l'enorme responsabilità spirituale di un peccato così grave ai genitori ed ai medici abortisti, ma darebbe la possibilità ai bambini di raggiungere il Paradiso e di godere delle presenza di Dio.
Ma queste sono solo mie teorie, sarei curioso di leggere il parere di qualche sacerdote o studente di teologia.
Nulla nel frattempo ci vieta di pregare per le anime di quei bambini: che possano presto raggiungere la Gloria di Dio.

domenica 2 dicembre 2007

Jesse Owens:un mito antirazzista



Jesse Owen fu uno degli sportivi più importanti della storia. Riuscì a stabilire l'insuperato record di conquistare ben 4 medaglie d'oro in una sola olimpiade(come lui solo Karl Lewis nel 1984). Ma la cosa interessante è che le sue 4 medaglie d'oro arrivarono alle olimpiadi di Berlino del 1936. Di fronte ad Adolf Hitler che con le stesse voleva dimostrare la presunta superiorità razziale germanica.
E invece vinse Owens,e la stampa ricamò una storiella secondo la quale Hitler se ne andò dallo stadio per non premiarlo. Facciamo parlare direttamente Owens,citiamo le sue stesse parole: " Quel giorno, dopo essere salito sul podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d'onore per rientrare negli spogliatoi. Il cancelliere tedesco mi guardò, si alzò in piedi e mi salutò con un cenno della mano. E io feci altrettanto.
Penso che gli scrittori mostrarono del cattivo gusto nel criticare l'uomo del momento in Germania."

(Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970.)


Paradossalmente fu Roosevelt,impegnato nelle elezioni e ben lontano dal volersi inimicare gli stati del sud,a non volerlo incontrare. Curioso,no?

Nello stesso libro sopra citato Owens si lamentava del fatto che sotto il terzo Reich gli era concesso di vivere in un albergo a 5 stelle,servito e riverito.
In america,fino agli anni "60(tardino,in effetti...) non gli era concesso di salire sui mezzi pubblici nè di prendere l'ascensore.


Curioso...

giovedì 29 novembre 2007

Banche di stem cells da cordone ombelicale: non lasciatevi ingannare

Ho ricevuto in questi giorni la pubblicità via mail di una banca di cellule staminali da cordone ombelicale che opera in Italia, ma con sede a Londra (strategia per aggirare le nostre leggi).
Tutto il sistema puzza di bruciato:

Innanzitutto pensiamo al fatto che le donne si trovano in un periodo della loro vita nel quale sono particolarmente vulnerabili. Alla proposta di depositare alla banca le stem cells molte di loro accetterebbero quando di fronte a loro si presenti lo spauracchio di una probabile malattia del bambino. Certe mosse assumono quasi il profilo del terrorismo psicologico.
Dovremmo invece occuparci di scienza e i dati parlano chiaro: le probabilità che un bambino durante la sua vita abbia bisogno delle cellule staminali del cordone della madre sono prossime allo zero. Per essere precisi parliamo di 1 su 20000 (ventimila) in vent'anni.
Quindi ci troviamo di fronte ad un problema etico di una certa importanza: è eticamente corretto negare la possibilità di un trapianto HLA-compatibile ad un malato solo per conservare la possibilità di un trapianto di cui non ci sarà mai bisogno durante tutta la vita? Io trovo sia assurdo.

In realtà, in questa banca di cellule staminali credo che abbia peso, più che l'attenzione agli aspetti etici della ricerca da parte dei professionisti che vi lavorano, l'enorme business che gira attorno alla banca. Questa si impegna a conservare per 20 anni le cellule staminali.
Poniamo il caso che al bambino si manifesti la malattia al 21esimo anno: non ci sarebbero più stem cells da dargli perchè non sono più nella banca e, nel frattempo, sono state negate per 20 anni ad altri pazienti. E a questo punto sarebbe necessario usare le stem cells della rete internazionale, reiterando l'ingiustizia nei confronti degli altri pazienti.
Altro caso clinico: se al paziente viene la leucemia a 12 anni e prende le cellule staminali depositate alla nascita, dopo altri 12 anni, probabilmente riavrà la leucemia.

Un'altra semplicissima considerazione: è più probabile che durante la vita si abbia bisogno di un trapianto di cellule staminali o di una trasfusione di sangue? Mi sembra ovvio che sia molto più probabile la trasfusione di sangue, ma nessuno ha mai sentito il bisogno di fare una banca del sangue dove conservare le sacche del proprio sangue.

In conclusione, credo che sia assolutamente da sconsigliare il ricorso a queste banche di stem cells.
E sarebbe bene che la comunità europea dichiari illegittime queste banche che stratificano la popolazione in malati di serie A e malati di serie B.
L'Europa non deve diventare America.

mercoledì 28 novembre 2007

Il rabbino usa incredibili menzogne come pietose scuse


Il rabbino Shmuel Rabinovitch, ha vietato l’ingresso al Muro del Pianto ad una delegazione di vescovi austriaci, che portavano la croce pettorale. Il gruppo di presuli, già rientrato in Austria, era guidato dall’arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schonborn.
Secondo la direttiva stabilita da Rabinovitch, è vietato indossare a vista la croce latina davanti al Muro occidentale di Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri del popolo ebraico.
“La croce è un simbolo che offende i nostri sentimenti”, ha spiegato il rabbino.

L’addetto culturale dell’ambasciata austriaca, Arad Benko, riferisce all'Associated Press (AP) che la delegazione non conosceva “l’esistenza di un codice di abbigliamento”.
Lo scorso 8 novembre il cardinale e gli altri vescovi sono arrivati davanti al Muro “vestiti con la tradizionale tonaca e la croce pettorale” racconta Benko “ma sono stati fermati ed è stato chiesto loro di togliere la croce se volevano proseguire oltre”.
Hanno così deciso di rinunciare e hanno potuto vedere il Muro dalla terrazza riservata ai non ebrei.

Il card. Schonborn ha detto di “non essere rimasto deluso” dall’episodio: “Abbiamo deciso di rispettare la richiesta del rabbino in segno di rispetto della sensibilità religiosa ebraica”.
Contattato da AsiaNews il porporato ha ribadito che il fatto “non ha alcuni rilievo” e ha espresso comprensione per la volontà di Rabinovitch.
“Anche noi cristiani non ammettiamo che un non credente salga sull’altare”, ha detto.

Dal canto suo, il rabbino del Muro del Pianto ha subito voluto chiarire, con la AP, che la sua decisione non era mossa da intolleranza religiosa: “Abbiamo chiesto loro solo di coprire la croce e non di toglierla. Non ho mai incontrato nessun cristiano che si fosse rifiutato, nemmeno il Papa”.



Un applauso ai Vescovi per non aver sacrificato il proprio credo alle assurde pretese dei fratelli maggiori.
Di meno per aver "corretto il tiro", con quella frase assurda secondo la quale gli atei non possono salire sull'altare. Gli atei possono salire. L'unico posto in cui non possono andare è al Sancta Sanctorum,luogo in linea teorica vietato a chiunque non sia sacerdote.
Mi sono chiesto cosa ci facesse la delegazione al muro del pianto. Certamente non a pregare,ma a cercare questo fantomatico dialogo interreligioso che,come al solito,vede la porta chiusa da parte dei fratelli maggiori con le treccine.

La frase del Rabbino secondo la quale la croce offende gli ebrei ha dell'ironico. Si sentirebbero offesi nel vedere tale Simbolo. Noi invece continuiamo a chiamarli "fratelli maggiori",quasi avessimo bisogno di qualcuno che ci insegni ad aver fede. Accettiamo nelle chiese grossi candelabri e stelle giudee. LORO si sentono offesi e ci chiamano ad umiliazioni fuori dall'accettabile. Noi apriamo le porte al cristianesimo più giudaizzante(con svariate striature di eresia) qual'è il cammino neocatecumenale.

Questo è quanto. La CALUNNIA nei confronti di Giovanni Paolo II è talmente evidente che faccio parlare la foto.

lunedì 26 novembre 2007

Ultras giudei,nuovi modi di politicizzare la curva



In italia siamo abituati alla politicizzazione delle curve,da parte di quelle scimmie antropoidi che vengono definite "ultras". Bene, pubblico un articolo di esultanza da parte di una giudea dopo Israele-Russia 2-1. Leggete attentamente. La fonte è il noto gruppo di falchi neocon filoisraeliani www.informazionecorretta.com.


Premetto di sapere poco o nulla di calcio, ma questo qualcuno lo deve stampare: Israele ha battuto la Russia 2-1 a calcio il Sabato scorso e causato un bel po' di imbarazzo per i Russi, nonche' pare una gran gioia per Inghilterra e Croazia, salvati dalla vittoria Israeliana tanto da portare alcuni giornali a parlare di "altezze" del Golan, riferendosi all' abile giocatore Omer Golan che ha segnato all' ultimo minuto, nonche' di aver permesso all' Inghilterra di raggiungere la "Terra Promessa" delle qualificazioni per la Coppa. Evviva!!! Se Iran, Arabia Saudita & company avessero il fegato di giocare a calcio con Israele, perderebbero anch'esse, come spesso capita a chi rifiuta di cimentarsi con i migliori. Mi riferisco al fatto documentato che mentre Israele fa geograficamente parte del Medio Oriente, nessuno dei paesi confinanti accetta la sfida di una banale partita di pallone, forse nella speranza che Israele se ne stia a casa imbronciata come una ragazza con niente da fare il sabato sera. Invece Israele, non certo schiva di una sfida a pallone, dovendo fare di necessita' virtu', a forza di giocare a calcio in circoli Europei con paesi dove di risorse per il calcio ce ne sono eccome, ha messo insieme una squadra fiera e temibile. Mentre non auguriamo ai giocatori mediorientali la fine che tristemente farebbero se perdessero contro Israele, vorremmo dir loro: Altro che Annapolis! Give Peace a Chance! Andate a giocare a calcio a Tel Aviv!
Emanuela Prister Toth

Dallas Texas



Interessante,no?
Notate con che sottigliezze insulta Iran, Arabia Saudita,etc. La tizia,che di calcio nulla sa e peraltro questo non la ferma dal ciarlare,parte da alcuni presupposti sbagliati.

1) In Europa abbiamo una tradizione calcistica che non ha alcun bisogno del contributo della sfigatissima nazionale israeliana che miracolosamente strappa punti alla Russia. Piuttosto non credo che qualcuno ne avrebbe a male se Israele giocasse il torneo nel continente che gli appartiene

2)Israele non è tra le squadre che possono definirsi "migliori". In linea del tutto teorica potrebbe essere più forte dell'Iran,ma nel calcio si dice che "la palla è tonda",e così come l'imponderabile vittoria di Israele sulla russia può avvenire,a maggior ragione è probabile che l'Iran abbia chance di battere israele.

3)Israele è stato comunque eliminato...si è messo sotto solo andorra,estonia e macedonia.

4)Anche l'Inghilterra è stata eliminata e l'allenatore McLaren esonerato. Altro che "terra promessa"...

5)Anche la Macedonia nel girone di Israele ha fatto punti. Ha vinto anche 2-0 contro la Croazia prima in classifica. Ma non ce li vedo i macedoni a fare questo pietoso e superbo spettacolo di spocchia nei confronti ad esempio, del montenegro.



E' stata una brutta uscita,quella dell'intellettuale ultrà giudea.
Come una brutta uscita è stata quella della foto proposta,in cui i tifosi croati,improvvisarono quella figura che vedete durante le partite con Israele.

Il proverbio della palla tonda in quel caso non funzionò,e nemmeno funzionarono i clichè da film hollywoodiano. Quindi vinsero i croati, che in questo caso facevano la parte dei cattivelli,ma che erano i migliori del girone. Sia all'andata che al ritorno.


Lezione: mai gloriarsi troppo,c'è sempre qualcuno più forte.

domenica 25 novembre 2007

Grugniti regali


Ci mancavano solo i Savoia,in Italia. Come tutti temevamo,il loro ritorno in Italia non poteva far altro che portare guai.
E in effetti è così.
Il caro Vittorio Emanuele,tessera P2 di Licio Gelli numero 1621, forse in virtù della stessa tessera,è stato fino ad adesso uno degli uomini più giudiziariamente fortunati del mondo: quasi mai condannato nonostante l'evidenza delle prove o sue stesse ammissioni per il contrabbando di armi con la Persia, l'omicidio di Dirk Geerd Hamer, e ovviamente(giusto il tempo di tornare in Italia)i giri di prostituzione e truffa al casino di Campione D'italia, i contatti con la mafia siciliana.
Il figlio,fiero di tal padre, ha deciso di chiedere i danni all'Italia per aver passato 30 anni in esilio.
cosa chiederà mai? 260 milioni di euro, più una serie infinita di palazzi,castelli,ville, 30 milioni di gioielli,persino il quirinale!!
Loro promettono di devolvere tutto in beneficienza,urlando un populistico "li spenderemo meglio dello stato!".

Che dire... per quello che vale la parola dei savoiardi,avevano anche promesso di non chiedere mai i danni.
Ma lasciamo stare questo discorso.
Parliamo piuttosto del fatto che in esilio in svizzera questi figuri hanno fatto la vita dei nababbi con i soldi intuitivamente estorti da svariate generazioni dei loro inetti antenati che rappresentarono storicamente la dinastia regale più ottusa,molesta,dannosa,cialtrona e insignificante d'europa.
Parliamo della loro irresistibile inclinazione ad una vita passata sul filo della fortuna giudiziaria.

Chi sono i Savoia,a fronte di questo,per parlare di come investire i soldi eventualmente nuovamente estorti alla nazione?
Perchè dovremmo,delusi da una casta, dare i soldi ad un'altra orrenda casta(peraltro con gli evidenti limiti naturali determinati dall'incrocio tra parenti)e fidarci di loro che promettono di ridarceli?
Ovviamente non c'è alcun motivo.
C'è da prenderli a pomodori in faccia e farli tornare da dove sono venuti.
Loro come i rom che ci derubano e che delinquono nella nostra nazione.
Stessa predisposizione a delinquere,stessa impunità,stessa sfacciataggine.

Quale sostanziale differenza ci sarebbe quindi tra i savoia e i rom?


Auspico che questa causa venga chiaramente persa. Qualora fosse vinta,che sia il popolo a prendere provvedimenti.
Potremmo prendere tutta la dinastia rimasta e l'eventuale giudice complice e metterli alla gogna per una settimana intera all'Altare della patria,con testa e mani chiuse 24 ore al giorno e libertà di bersagliarli con pomodori e uova marce.
Sulla gogna una bella scritta: "alto tradimento".

sabato 24 novembre 2007

Lo zingaro modello

Avevo già parlato di questo zingaro. Marco Ahmetovic, lo stragista che ubriaco investì i 4 ragazzi. Avevo già parlato di quanto è stata ridicola la magistratura che l'ha punito a soli 6 anni e mezzo di reclusione. Forse avevo anche parlato del fatto che lo zingaro sta scontando la pena come arresti domiciliari in un residence di S. Benedetto del Tronto. E avevo pure accennato al fatto che l'assassino ha scritto un libro che sta procurando cifre a 5 zeri: "Anch'io sono un essere umano" (potremmo discuterne).

Quando cominciavo a pensare che avevamo raggiunto il fondo, ecco che abbiamo cominciato a scavare. Il subumano infatti si prepara a diventare il testimonial di una linea di jeans (Romjeans). Sui modelli femminili ci saranno stampati pistole e coltelli, su quelli maschili altri simboli ROM. Per intraprendere la nuova attività, Ahmetovic ha firmato un contratto che gli garantirà 30 mila euro. Un'altra azienda, di occhiali, l'ha già contatto per girare alcuni spot: naturalmente, onde assolvere i nuovi impegni pubblicitari chiederà al Tribunale il permesso di lasciare per un giorno gli arresti domiciliari. Come se fosse in un albergo.

Siamo dunque giunti alla fine. Abbiamo toccato il fondo. Impunità e premi per chi uccide, rabbia e dolore per le vittime.
La cosa che intristisce di più è pensare che se ci sono degli squali che vogliono lucrare su una tragedia del genere, è anche vero che lo fanno perchè c'è un popolino intellettivamente e moralmente inferiore, ineducato ai valori civili che comprerebbe quegli stracci.
Lo farebbe per quella voglia di stupire, senza pensare alle conseguenze. E questo perchè non è capace di riflettere. Questo popolino non ha costruito quella sensibilità che solo la cultura può dare. E ce ne vuole, se pensiamo che siamo italiani e che fin da piccoli cresciamo con Omero, Virgilio, Dante e Leopardi.
Ma non importa. E' il tempo dei nuovi barbari, feccia che vive per sbronzarsi e dare sfogo alla loro lussuria, senza freni e senza pace.

Mi auguro che la magistratura cominci a capire che Caino deve prendere qualche calcio nello stomaco perchè sennò di Abele ne resteranno pochi. Si potrebbe cominciare con pene più pesanti e sarei anche felice di vedere Ahmetovic in un carcere vero senza isolamento ed insieme a tutti gli altri detenuti.
Un ultimo pensiero ai familiari di Danilo Traini, Eleonora Allevi, Davide Corradetti e Alex Luciani. Che abbiano la forza di non cedere alla rabbia.
Cosciente ormai del fatto che tollerare ulteriormente certe ingiustizie prende il profilo dell'umiliazione.

venerdì 23 novembre 2007

"Erbe amare" e Katz amari

Gli scienziati (chiamiamoli così) che hanno proclamato la superiore intelligenza genetica degli ebrei devono aver trascurato qualcosa.
Per esempio le norme vigenti in Israele sui rapporti fra marito e moglie quando lei è mestruata.
«Il marito non deve scherzare con la moglie durante il ciclo mestruale […] Non deve toccarla nemmeno con la punta di un dito mignolo né consegnarle alcuna cosa in mano […] La cosa è proibita anche se si tratti di un oggetto lungo e così pure è proibito gettare un oggetto l'uno dalla mano dell'altro […] La donna non accenda la sigaretta al marito né con un fiammifero né con un lume che abbia in mano […] E' proibito sedere insieme su una panca lunga che dondola e che non è attaccata al muro, se vi è seduta la moglie in stato d'impurità […]».



Non si tratta di un qualche rescritto rabbinico elaborato in qualche ghetto galiziano del 16° secolo.
Si tratta dell'edizione 2002 del «Gran Compendio all'Alakha», a cura di Chaim David ha-Levi, rabbino capo del tribunale rabbinico di Tel Aviv.
Roba dei giorni nostri.
Così, l'ultimo rogo di libri proibiti non avvenne in Germania negli anni '30, sotto il segno della svastica.
E' avvenuto il 23 marzo del 1980 a Gerusalemme, quando centinaia di esemplari del Vangelo furono bruciati pubblicamente a cura del Lekahim, istituzione finanziata dal ministero della Religione dello Stato israeliano.



Queste, e molte altre prove della presunta superiore intelligenza ebraica si trovano nel saggio «Erbe amare» di Ariel Levi di Gualdo.
Né mancano informazioni sul razzismo ebraico, esercitato molto anche all'interno: i poveri falascià, portati dall'Etiopia in Israele con notevole grancassa pubblicitaria, hanno poi saputo che il sangue che donavano per le trasfusioni veniva rifiutato dai loro nuovi compatrioti, che non volevano «sangue di negro», sicuramente non-kasher per i loro rabbi.
I falascia furono costretti a compiere umilianti atti rituali di conversione: la vera ragione, spiega Levi di Gualdo, è che essi «come Legge rivelata riconoscevano solo la Torah», e «negavano che la Legge Orale, il Talmud, fosse stata rivelata anch'essa da Dio a Mosè sul Sinai».



Ma la vera novità delle informazioni di Levi Gualdo è un'altra.
E' il tono, apparentemente lieve e canzonatorio, con cui Levi di Gualdo documenta l'arretramento retrogrado che la «rinascita religiosa» rabbinica impone alla società israeliana, e alla diaspora intera.
Lo fa come uno che quell'ambiente lo ha frequentato, lo conosce da dentro, e ne ha visto le ipocrisie, gli abusi e le facilonerie con cui il Talmud viene usato - e cambiato quando serve - per opportunità che sono opportunismi e affarismi.



Racconta del grande affare del «marchio kasher», con cui rabbini di grido attestano, a beneficio di ristoranti e imprese alimentari, la «purità» del cibo offerto.
«Sul marchio kasher i rabbini incassano una tangente che varia secondo la fama del rabbino. Spesso rabbini famosi creano delle aziende di vendita del marchio, come Giorgio Armani che concede l'uso della sua griffa a un produttore d'occhiali».
Ci sono rabbini-Dior, che da questo affare cavano tanto da «costruire due piscine per i loro quindici figli, una per i maschi e una per le femmine», sempre per la impurità delle mestruate.
Data la posta danarosa in gioco, «vi sono rabbini che vietano ai loro fedeli il consumo di cibi diversi da quelli da loro controllati», e con marchio di altri rabbini «inferiori».
Tutto in nome del sacro Talmud.



Le Torah invece, ossia la Bibbia, viene modificata senza scrupoli.
Levitico e Deuteronomio vietano di prestare denaro ad interesse ad un altro ebreo.
Il che pose un problema nello Stato d'Israele.
Le banche si rivolsero ai rabbini.
«E i rabbini di fronte al denaro si diedero cura di correggere Dio che aveva imposto al popolo eletto questo precetto, creando in seguito enormi problemi al sogno sionista», canzona Levi di Gualdo: «I Dottori della Legge tirarono fuori dal gran cilindro talmudico una dispensa per rapporti d'affari».
I pii ebrei che obbediscono al Gran Compendio sullodato e non toccano la moglie nemmeno con «un oggetto lungo» durante il ciclo, poi trovano kasher andare con le prostitute ucraine importate dai mafiosi ebreo-russi: a Tel Aviv Levi di Gualdo descrive una casa d'appuntamenti così frequentata da barbuti in lobbia nera e filatteri sotto la giacca lunga, che i passanti credevano fosse la sede di una yeshivah, pia scuola talmudica.



Maimonide ammette l'aborto solo in caso di grave pericolo per la madre.
Ma «moderni rabbini istigano all'aborto ragazze rimaste incinte da un non-ebreo», quindi mutano il rescritto del più grande talmudista di tutti i tempi, e per motivi razziali.
«Inutile dire cosa si scatenerebbe», commenta l'autore, «se dei sacerdoti tentassero di convincere ad abortire una ragazza cattolica rimasta incinta da un ebreo…».
Ipotesi del tutto irreale, ma il paradosso serve a Levi a sbugiardare quegli «ebrei da salotto» che vanno in TV a dichiarare che, al contrario delle «imposizioni della Chiesa oscurantista» in materia di aborto e di omosessualità, nell'ebraismo «tutto è rimesso alla libera scelta del singolo». Assolutamente falso, è vero il contrario.



Il Talmud grava «su ogni singolo minuto della vita dell'ebreo ortodosso» coi suoi asfissianti divieti.
Gli ebrei da salotto o da talk show sono una specie nuova, che Levi di Gualdo è il primo a portare a conoscenza del pubblico.
Già: perchè da qualche anno l'ebraismo «fa tendenza», è di moda, «ha mercato», e così «s'è creata una casta di ebrei professionisti contesi da università, editoria e televisioni».
C'è il tizio che ha spiegato i 63 tomi del Talmud «a grosse linee», anche se non conosce una parola di ebraico.
Ci sono i «baronati dell'ebraismo politicamente corretto, in linea filo-sionista di rigore: scrittore il marito, scrittore la moglie, scrittore lo zio».
C'è persino la Liala dell'ebraismo, autrice di «L'Ebraismo spiegato ai miei figli», che ha fatto esclamare a un rabbino: «Il fatto che i bimbi di questa mamma non siano diventati shintoisti è un miracolo più grande che la divisione delle acque del Mar rosso».



Sì, perché questi ebrei professionisti sono ignoranti come scarpe della materia su cui sono chiamati a pontificare da platee adoranti di goym, talora cardinalizi.
Di solito esordiscono: «… Premetto che sono un ebreo laico», e in genere ciò vuol dire che confondono «il Pentateuco con il nome di una discoteca dell'arcipelago greco».
Nel libro c'è tutta una serie di vispi ritrattini o macchiette di questi ebrei alla moda, in genere della comunità romana, che Levi di Gualdo conosce benissimo: la comunità diasporica più antica, sefardita, con sue tradizioni autonome, i cui rappresentanti mediatici oggi si mascherano, per zelo e per moda, da askhenaziti e yiddish, come fossero appena atterrati da un ghetto polacco di due secoli fa.



C'è l'ebreo romano che, al solito ricevimento, sta per addentare una tartina al prosciutto e formaggio (doppia violazione talmudica) e al goy rispettoso che chiede: ma a voi ebrei il maiale non è proibito?, risponde sicuro: «No, quelli sono i musulmani» - scenetta degna di Alberto Sordi.
C'è «il potente capitano d'industria che non ha difficoltà a giocare al genio del giornalismo sul giornale di proprietà della sua azienda e a pubblicare libelli sull'ebraismo politicamente corretto» presso «le più grosse case editrici».
C'è il figlio del suddetto, che «dopo il Bar Mitzvah s'è sposato in una deliziosa chiesa di rito cattolico, immortalato da tutti i tabloid con la fortunata top model».
C'è «il nuovo sefardita mascherato da cabarettista askhenazita» che conteggia gli incassi che ha prodotto come banditore della «cultura yiddish».
Figurine in cui non sarà difficile riconoscere Alain Elkann e il suo ineffabile Lapo, Moni Ovadia o altri «veri ebrei», improvvisati cabbalisti e talmudisti farsi invitare da Vespa o da Mentana.



Ma il tono svagato e divertito, apparentemente fatuo, non deve ingannare.
Il libro è cosparso di definizioni fulminanti, che colgono al cuore il problema della «patologia» ebraica.
Esempio: «Gli ebrei sono un popolo fornito in modo secondario anche di una propria religione».
Precisamente: la religione è uno strumento secondario, quello primario è l'identità, basata sui divieti alimentari che impediscono la cordiale convivialità con gli altri uomini.
E' «un ateismo religioso teso a celebrare il culto narcisistico dell'intelletto eletto: il mondo ebraico brulica di rabbini che non credono all'esistenza di Dio, se però gli torna conto ne usano l'immagine per avanzare pretese politiche» contro i palestinesi.
«Gli ebrei non fanno proseliti perché non hanno da offrire alcuna redenzione».
«L'amore [dei goym] è ciò che l'ebreo patologico non vuole, perché altrimenti morirebbe come vittima politica per rinascere come uomo libero creato ad immagine e somiglianza di Dio: non sia mai!».



Insomma Levi di Gualdo è uno che conosce la realtà dietro la maschera, che ha studiato il Talmud e legge l'ebraico, e che scherzando sferza.
Faranno bene a leggerlo i giudizzanti cattolici, specie i cardinali genuflessi a venerare i fratelli maggiori, o quelli che ballano attorno alla Torah con i Lubavitcher, credendoli ebrei purissimi e arcaicissimi.



Invece i Lubavitcher, spiega l'autore, sono «la più appariscente deviazione della modernità. Una ricca setta pseudo-ebraica, inquadrata su forti modelli razzistici», la cui dottrina fonde «forme di ebraismo para-mistico e strabilianti credenze politeiste» insieme a «vecchi usi della plebe cristiano-ortodossa dell'Est europeo».
Insomma una classica americanata da telepredicatori, sincretista e influenzata dal protestantesimo USA «più zotico».
I cui membri, quando morì il loro super-rabbino («fuehrer») Schneerson, «attesero tre giorni per seppellirlo, violando le più basilari prescrizioni della Legge», perché da «qualche parte avevano letto … et resurrexit tertia diae».
Si presentano con il cipiglio di askhenaziti appena usciti dalle isbe polacche.
«Ma molti di loro sono venuti al mondo in Australia da genitori australiani» e si sono messi «a studiare da polacchi nel quartiere di Brooklyn»: un «balzo all'indietro della loro psiche verso le sperdute radici ebraiche europee» che compendia la volontaria tendenza retrograda dell'ebraismo contemporaneo, che il sionismo ha aggravato invece di liberare.
Tanto che a suo tempo, «l'Associazione degli Psichiatri Ebrei d'Australia commentò: lo spettacolo dei canguri crea effetti devastanti sugli ebrei affetti da sintomatologie askhenazite».



Qui, non so se Ariel scherzi o dica sul serio: è un tipo divertente e divertito, come il suo libro serissimo.
Gli rimprovero solo una ingenuità di fondo: oggi, Levi di Gualdo aspetta che i membri più noti della comunità romana lo prendano di petto, levino strida e anatemi contro il suo libro, e lo trascinino in un talk-show a giustificarsi.



Aspetterà a lungo: il silenzio è stato ordinato su «Erbe Amare». (1)
Comprensibile prudenza, del resto: si potrebbe scoprire che Riccardo Pacifici, Leo Paserman o persino il rabbino Di Segni - i più vocali e maneschi sorveglianti della comunità, quelli che tengono lezioni al Papa sull'«antisemitismo» dei Vangeli e della Messa in latino, e sono invitati regolarmente ai «dialoghi ecumenici» - di ebraismo, di Talmud e di caratteri aramaici ne sappiano quanto tutti gli altri «nuovi ebrei professionisti», felici addentatori di panini al prosciutto e formaggio.
Quando, s'intende, non c'è nei paraggi un rabbino o un confratello.



Maurizio Blondet




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Note
1) Nota dell'editore
Questa recensione di «Erbe Amare» è quasi certamente l'unica che leggerete mai: sappiamo per certo che recensori dal nome prestigioso, che s'erano offerti di parlare del libro su prestigiosi giornali, sono stati respinti.
Sappiamo anche che prestigiosi giornalisti, a cui il libro era stato spedito per posta, non l'hanno ricevuto.
Se questo libro venderà, sarà in buona parte grazie alla segnalazione sul nostro sito.
Proprio per questo ci pare strano il comportamento dell'editore Bonanno.
I fatti: riceviamo giorni fa una cortese lettera di Levi di Gualdo che ci chiede di inserire il suo libro in EFFEDIEFFESHOP.com.
Al cortese invito abbiamo risposto a Levi di aver parlato con il suo editore per telefono, chiedendogli, vista la visibilità che ottiene un testo dopo una segnalazione/suggerimento di Blondet, un certo numero di copie omaggio.
Ciò avviene spesso tra editori (per EFFEDIEFFE è la prima volta in assoluto): ad esempio Arianna editrice, dietro nostra richiesta, ci ha donato 20 copie del testo di Tarpley; finite in un giorno, ora le stiamo comprando contrassegno con lo sconto d'uso per le librerie.
Nuova mail di Levi che scrive, tra l'altro, «Per come conosco Mauro Bonanno non penso abbia particolari problemi […] Credo che avendo fatto trenta non abbia difficoltà a fare trentuno».
Evidentemente l'autore non conosce bene Mauro Bonanno, che non ha fatto «trentuno» e nemmeno uno (nemmeno una copia).
Come vedete però l'articolo/recensione è stato pubblicato ugualmente: è più importante la buona battaglia rispetto a calcoli spilorci.
(Fabio de Fina)




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martedì 20 novembre 2007

Occhio alla casa!

Mi chiedono di dare visibilità alla tabella dei simboli zingari. Avete trovato uno strano simbolo vicino casa vostra? Vi sentite spiati? Vedete troppo frequentemente zingari aleggiare sotto casa vostra?
Complimenti, probabilmente casa vostra sarà presto saccheggiata!

Recentemente mi è pure capitato di accendere la tv e trovarmi una rubrica di consigli pratici in caso di aggressione da parte dei ROM. Sarebbe il caso di trovarlo tra in libreria tra "Bricolage: stupisci tua moglie" e "la ricetta per le lasagne perfette". E tutto ciò non è lontano dal vero se si pensa che dal ferramenta si può agevolmente comprare lo spray per autodifesa.

La verità è che nelle grandi città la questione sicurezza comincia a prendere profili allarmanti. I cittadini non si sentono più protetti e questo ormai lo riescono a negare solo quei folli immersi nell'ideologia comunista come tarallucci affondati troppo a lungo in un bicchiere di vino scadente.
Il governo dell'indulto è stato costretto a cominciare le espulsioni degli extracomunitari che si sono macchiati di crimini nel nostro territorio. Una cosa ridicola, simbolica: poche centinaia di ROM contro le decine di migliaia che infestano le nostre città.
A Roma hanno sgomberato un campo nomadi. Ne restano 167. Adesso sì che ci si sente al sicuro (c'è dell'ironia nella frase)!
Il governo da un contentino simbolico anche perchè non può fare molto. Si regge come sulle gambe di una 80enne osteoporotica con la cataratta (o, per essere più precisi, sulla gobba di una secolare vegliarda NON eletta dal popolo italiano) ed in questa situazione non è conveniente scontentare la "cosa rossa".

E così mentre loro piazzano le natiche su una poltrona imbottita di verdoni, voi badate alla vostra: oggi ci siete seduti voi, domani potrebbe trovarsi dentro un camper con l'antenna parabolica.

martedì 13 novembre 2007

Lo sterminio dei bimbi palestinesi

Il crepuscolo: i bambini dell’anno 5767, di Gideon Levy: E’ stato un anno abbastanza tranquillo, relativamente parlando. Sono stati uccisi solo 457 palestinesi e 10 israeliani, secondo l’organizzazione per i diritti umani B’Tselem, comprese le vittime dei missili Qassam. Meno sinistri di molti degli anni precedenti. Tuttavia, è stato ugualmente un anno terribile: 92 bambini palestinesi sono stati uccisi (fortunatamente, non è stato ucciso un solo bambino israeliano, nonostante il lancio dei Qassam). Un quinto dei palestinesi uccisi erano bambini e fanciulli - un numero sproporzionato, quasi senza precedenti. E’ l’anno ebraico 5767. Quasi 100 bambini che erano vivi e che stavano giocando nel passato Anno Nuovo, ma che non sono sopravissuti per vedere quello attuale. Un anno. Sono stati percorsi quasi 8.000 chilometri con il piccolo, corazzato, Rover del giornale- senza contare le centinaia di chilometri sul vecchio taxi mercedes, giallo, di proprietà di Munir e di Sa’id, i nostri attenti autisti di Gaza. Questo è il nostro modo di celebrare il 40mo anniversario dell’occupazione. Nessuno può ormai più sostenere che è solo un fenomeno temporaneo , passeggero.
Israele è l’occupazione. L’occupazione è Israele.
Ogni settimana seguiamo le tracce dei combattenti, nella West Bank e nella Striscia di Gaza, cercando di documentare le gesta dei soldati della Forza di Difesa d’Israele, degli ufficiali della Polizia di Confine, degli investigatori del servizio di sicurezza dello Shin Bet e del personale della Amministrazione Civile - il potente esercito di occupazione che lascia sulla sua scia orridi omicidi e distruzioni, quest’anno come ogni anno, da quattro decenni. E questo è stato l’anno dei bambini che sono stati uccisi. Noi non siamo andati a tutte le loro case, solo ad alcune; case di lutto dove genitori singhiozzano amaramente sui corpi dei loro bambini, dove stavano arrampicandosi su un albero di fico in un giardino, o erano seduti su di una panchina lungo una strada, o stavano preparandosi per un esame, o si trovavano sulla strada di casa, tornando dalla scuola, o stavano dormendo tranquilli nella falsa sicurezza delle loro case. Inoltre, pochi di loro tirarono un sasso a un veicolo corazzato o toccarono il reticolato proibito. Tutti finirono sotto il fuoco vivo, in taluni casi puntato deliberatamente contro di loro, recisi nella loro giovinezza. Da Mohammad ( al-Zakh ) a Mahmoud ( al-Qarinawi), dal fanciullo che fu sotterrato due volte a Gaza al ragazzo che fu sepolto in Israele. Queste sono le storie dei bambini dell’anno 5767.
Il primo di loro fu sepolto due volte. Abdullah al-Zakh identificò metà del corpo di suo figlio Mahmoud, nella cella mortuaria refrigerata dell’ospedale al-Shifa di Gaza, dalla cintura del bambino e dai calzini ai suoi piedi. Questo è accaduto poco prima dell’ultimo Rosh Hashanah. il giorno dopo, quando le forze di difesa israeliane ebbero portato a termine “con successo” l’Operazione Asilo Chiuso, come venne chiamata, lasciando dietro di se 22 morti e un quartiere raso al suolo, e andò via da Sajiyeh a Gaza, il padre in lutto trovò le restanti parti del corpo e le portò per una tardiva sepoltura.
Mahmoud aveva 14 anni quando morì. Venne ucciso tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. Così abbiamo inaugurato il Rosh Hashanah 5767. All’ospedale Shifa abbiamo visto bambini con le gambe amputate, che erano paralizzati o connessi ai respiratori. Famiglie sono state uccise nel sonno, mentre erano a dorso di muli o stavano lavorando nei campi. Operazione Asilo Chiuso e Operazione Pioggia d’Estate. Ricordate? Cinque bambini vennero uccisi nella prima operazione, dall’orribile nome. Per una settimana, la popolazione di Sajiyeh è vissuta in un terrore tale che gli abitanti di Sderot non hanno mai provato - non per sminuire il loro patema, che pure c’è.
Il giorno dopo Rosh Hashanah abbiamo fatto un viaggio a Rafah. Dam Hamad, di 14 anni, era stata uccisa nel sonno, tra le braccia di sua madre, dal colpo di un missile israeliano che aveva fatto crollare sulla sua testa una colonna di cemento. Era la sola figlia di una madre paralizzata, tutto il suo mondo. Nella povera casa di famiglia, nel quartiere di Brazil, al limite di Rafah, incontrammo la madre che giace nel letto come un ammasso privo di vita; tutto quel che aveva al mondo se ne è andato. Fuori, feci notare all’operatore della televisione francese che mi accompagnava, che questo era uno di quei momenti in cui sentivo di dovermi vergognare di essere un israeliano. Il giorno dopo egli mi chiamò e disse: “Non hanno trasmesso quello che hai detto, per paura degli spettatori ebrei in Francia.”
Poco dopo tornammo a Gerusalemme per fare visita a Maria Aman, la meravigliosa ragazzina di Gaza, che aveva perduto quasi tutti nella sua vita a causa del colpo di un missile finito male che aveva cancellato la sua innocente famiglia, compresa sua madre, mentre stava viaggiando in macchina. Suo padre Hamdi le era rimasto affettuosamente accanto. Per un anno e mezzo era stata presa in cura presso l’eccellente Alyn Hospital, dove lei aveva imparato a dar da mangiare a un pappagallo con la sua bocca e a gestire il funzionamento della sua sedia a rotelle con il mento. La parte restante degli arti è paralizzata. Notte e giorno è connessa ad un respiratore. Lei, poi, è un’allegra ed equilibratamente melanconica ragazzina il cui padre teme il giorno in cui dovrebbero essere rispediti a Gaza.
Al momento restano in Israele. Molti israeliani si sono occupati di Maria e vanno a trovarla regolarmente. Poche settimane fa, la giornalista televisiva Leah Lior l’ha condotta con la sua auto a vedere il mare a Tel Aviv. Era un sabato notte e la zona era affollata di gente, all’aperto, dato il bel tempo, ma la ragazzina nella sedia a rotelle aveva attratto l’attenzione. Diverse persone la riconobbero e la fermarono per salutarla e per farle gli auguri. Chi sa? Potrebbe darsi anche che al pilota che ha sparato il missile sulla sua auto sia capitato di passarle accanto.
Non tutti sono stati così fortunati da ricevere il trattamento che ha avuto Maria. A metà novembre, pochi giorni dopo il bombardamento di Beit Hanoun - lo ricordate? - arrivammo in una città devastata dai colpi e sanguinante: 22 uccisi in un solo istante, 11 granate erano cadute su una località densamente affollata. Islam, di 14 anni, stava seduta là vestita di nero, in lutto per i suoi 8 parenti che erano stati uccisi, comprese sua madre e sua nonna. Coloro che divennero invalidi a causa di questo bombardamento non vennero portati all’Alyn.
Due giorni prima del bombardamento di Beit Hanoun, le nostre forze avevano sparato anche un missile che aveva colpito un minibus che trasportava bambini all’asilo Indira Gandhi di Beit Lahia. Due piccoli viaggiatori vennero uccisi all’istante. L’insegnante, Najwa Khalif, morì pochi giorni dopo. Essa era stata ferita sotto gli occhi dei suoi 20 piccoli allievi, che stavano seduti nel minibus. Dopo la sua morte, i bambini disegnarono un ritratto: una fila di bambini che giacevano pieni di sangue, con la maestra di fronte a loro, ed un aereo israeliano che li bombardava. All’asilo Indira Gandhi, abbiamo pure dovuto dire addio a Gaza: fin da allora, non abbiamo più avuto la possibilità di muoverci attraverso la Striscia.
Ma i bambini sono venuti a noi. In novembre, 31 bambini sono stati uccisi a Gaza. Uno di loro, Ayman al-Mahdi, è morto al Centro medico Sheba a Tel Hashomer, dove era stato trasportato di corsa in gravi condizioni. Solo a suo zio venne concesso di stare con lui durante i suoi ultimi giorni. Alunno della quinta classe, Ayman se ne stava seduto con i suoi amici su una panchina lungo una strada di Jabalya, proprio vicino alla sua scuola. Una pallottola sparata da un mezzo blindato lo colpì. Aveva appena 10 anni.
Le truppe delle Forze Israeliane di Difesa hanno ucciso bambini anche nella West Bank.
A Jamil Jabaji, un ragazzino che si occupava di cavalli nel nuovo campo profughi di Askar, venne sparato alla testa. Aveva 14 anni quando è stato ucciso nello scorso dicembre. Lui e i suoi amici stavano tirando sassi ad un veicolo corazzato che passava per il campo, situato vicino a Nablus. L’autista provocò i bambini, rallentando ed accelerando, fino a che da ultimo un soldato scese, puntò alla testa del ragazzo e sparò. I cavalli di Jamil vennero lasciati nella loro stalla, e la sua famiglia venne lasciata piangente per il lutto.
E che cosa aveva fatto il 16 enne Taha al-Jawi da meritare di essere ucciso?
Le Forze Israeliane di Difesa hanno affermato che lui cercava di sabotare la barriera di filo spinato che circonda l’aeroporto abbandonato di Atarot; i suoi amici dicono invece che stava giocando a football e che era andato per rincorrere il pallone. Qualsiasi siano state le circostanze, la risposta dei soldati era stata rapida e definitiva: una pallottola nella gamba che lo aveva fatto sanguinare fino a morire, disteso in un fossato fangoso sul lato della strada. Non una parola di rammarico, non una parola di condanna dal portavoce dell’IDF, quando gli chiedemmo un commento. Far fuoco contro un ragazzino disarmato, che non stava arrecando danno ad alcuno, senza alcun preavviso.
Abir Aramin era perfino più giovane; aveva appena 11 anni. Figlia di un attivista della Organizzazione dei Combattenti per la Pace, a gennaio aveva lasciato la sua scuola ad Anata ed era sulla strada per andare a comperare dolciumi in un piccolo negozio. Le venne sparato addosso da un mezzo della polizia di frontiera. Bassam, suo padre, ci raccontò poi con occhi iniettati di sangue e con voce strozzata: “Mi sono detto che non voglio vendetta. La vendetta sarà per questi “eroi” che si sono sentiti così “minacciati” da mia figlia da spararle ed ucciderla, il dover sostenere un processo per ciò che hanno fatto.” Ma proprio pochi giorni fa le autorità hanno comunicato che il caso deve essere considerato chiuso: la Polizia di frontiera in apparenza si è comportata in modo appropriato.
“Non sfrutterò il sangue di mia figlia per scopi politici. Questo è il grido di un uomo. Non perderò il mio senno proprio perché ho perduto il mio cuore,” ci ha detto ancora un padre in lutto, che ha tra gli israeliani tanti amici.
A Nablus, abbiamo documentato l’uso di bambini come scudi umani - l’utilizzo della cosiddetta “procedura vicino di casa” - che coinvolgeva una ragazzina di 11 anni, un ragazzino di 12 ed un altro più vecchio, di 15 anni. Com’è possibile, dal momento che l’Alta Corte di Giustizia ha dichiarato ciò illegittimo? Abbiamo ricordato anche la storia della morte del neonato di nome Khaled, i cui genitori, Sana e Daoud Fakih, avevano cercato di trasportare urgentemente in ospedale nel bel mezzo della notte, in un momento in cui i bambini palestinesi in apparenza non avrebbero dovuto ammalarsi: il neonato morì al check point.
A Kafr al-Shuhada ( il villaggio dei “martiri” ), a sud di Jenin, in marzo, il 15 enne Ahmed Asasda stava scappando dai soldati che erano entrati nel villaggio. La pallottola di un cecchino lo colpì al collo.
Bushra Bargis non aveva neppure lasciato la sua casa. Nel tardo aprile, lei stava studiando per una prova importante; libro degli appunti in una mano, stava camminando intorno nella sua camera, nel campo profughi di Jenin, verso sera, quando un cecchino le sparò in fronte da abbastanza lontano. Il suo quaderno degli appunti, macchiato di sangue, fu l’unico testimone dei suoi ultimi istanti di vita.
E che cosa dire degli infanti non nati? Non si trovavano neppure al sicuro. Una pallottola sparata nella schiena di Maha Qatuni, una donna che era incinta di sette mesi e che si era alzata nella notte per proteggere i suoi bambini nella loro casa, colpì il feto di lei nel grembo, mandando in frantumi la sua testa. La madre ferita giace all’ospedale Rafidia di Nablus, collegata a numerosi tubi. Al suo bambino voleva dare il nome di Daoud. L’uccisione di un feto può essere considerata un assassinio? E quale era l’età del defunto? Certamente è stato il più giovane tra i molti bambini uccisi da Israele nell’anno passato.
Felice anno nuovo (Rosh Hashanah).
(Fonte: Hareetz del 28.10.2007. dal sito http://www.medioriente.net , traduzione di Mariano Mingarelli)
11th Novembre 2007