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giovedì 29 novembre 2007

Banche di stem cells da cordone ombelicale: non lasciatevi ingannare

Ho ricevuto in questi giorni la pubblicità via mail di una banca di cellule staminali da cordone ombelicale che opera in Italia, ma con sede a Londra (strategia per aggirare le nostre leggi).
Tutto il sistema puzza di bruciato:

Innanzitutto pensiamo al fatto che le donne si trovano in un periodo della loro vita nel quale sono particolarmente vulnerabili. Alla proposta di depositare alla banca le stem cells molte di loro accetterebbero quando di fronte a loro si presenti lo spauracchio di una probabile malattia del bambino. Certe mosse assumono quasi il profilo del terrorismo psicologico.
Dovremmo invece occuparci di scienza e i dati parlano chiaro: le probabilità che un bambino durante la sua vita abbia bisogno delle cellule staminali del cordone della madre sono prossime allo zero. Per essere precisi parliamo di 1 su 20000 (ventimila) in vent'anni.
Quindi ci troviamo di fronte ad un problema etico di una certa importanza: è eticamente corretto negare la possibilità di un trapianto HLA-compatibile ad un malato solo per conservare la possibilità di un trapianto di cui non ci sarà mai bisogno durante tutta la vita? Io trovo sia assurdo.

In realtà, in questa banca di cellule staminali credo che abbia peso, più che l'attenzione agli aspetti etici della ricerca da parte dei professionisti che vi lavorano, l'enorme business che gira attorno alla banca. Questa si impegna a conservare per 20 anni le cellule staminali.
Poniamo il caso che al bambino si manifesti la malattia al 21esimo anno: non ci sarebbero più stem cells da dargli perchè non sono più nella banca e, nel frattempo, sono state negate per 20 anni ad altri pazienti. E a questo punto sarebbe necessario usare le stem cells della rete internazionale, reiterando l'ingiustizia nei confronti degli altri pazienti.
Altro caso clinico: se al paziente viene la leucemia a 12 anni e prende le cellule staminali depositate alla nascita, dopo altri 12 anni, probabilmente riavrà la leucemia.

Un'altra semplicissima considerazione: è più probabile che durante la vita si abbia bisogno di un trapianto di cellule staminali o di una trasfusione di sangue? Mi sembra ovvio che sia molto più probabile la trasfusione di sangue, ma nessuno ha mai sentito il bisogno di fare una banca del sangue dove conservare le sacche del proprio sangue.

In conclusione, credo che sia assolutamente da sconsigliare il ricorso a queste banche di stem cells.
E sarebbe bene che la comunità europea dichiari illegittime queste banche che stratificano la popolazione in malati di serie A e malati di serie B.
L'Europa non deve diventare America.

mercoledì 28 novembre 2007

Il rabbino usa incredibili menzogne come pietose scuse


Il rabbino Shmuel Rabinovitch, ha vietato l’ingresso al Muro del Pianto ad una delegazione di vescovi austriaci, che portavano la croce pettorale. Il gruppo di presuli, già rientrato in Austria, era guidato dall’arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schonborn.
Secondo la direttiva stabilita da Rabinovitch, è vietato indossare a vista la croce latina davanti al Muro occidentale di Gerusalemme, uno dei luoghi più sacri del popolo ebraico.
“La croce è un simbolo che offende i nostri sentimenti”, ha spiegato il rabbino.

L’addetto culturale dell’ambasciata austriaca, Arad Benko, riferisce all'Associated Press (AP) che la delegazione non conosceva “l’esistenza di un codice di abbigliamento”.
Lo scorso 8 novembre il cardinale e gli altri vescovi sono arrivati davanti al Muro “vestiti con la tradizionale tonaca e la croce pettorale” racconta Benko “ma sono stati fermati ed è stato chiesto loro di togliere la croce se volevano proseguire oltre”.
Hanno così deciso di rinunciare e hanno potuto vedere il Muro dalla terrazza riservata ai non ebrei.

Il card. Schonborn ha detto di “non essere rimasto deluso” dall’episodio: “Abbiamo deciso di rispettare la richiesta del rabbino in segno di rispetto della sensibilità religiosa ebraica”.
Contattato da AsiaNews il porporato ha ribadito che il fatto “non ha alcuni rilievo” e ha espresso comprensione per la volontà di Rabinovitch.
“Anche noi cristiani non ammettiamo che un non credente salga sull’altare”, ha detto.

Dal canto suo, il rabbino del Muro del Pianto ha subito voluto chiarire, con la AP, che la sua decisione non era mossa da intolleranza religiosa: “Abbiamo chiesto loro solo di coprire la croce e non di toglierla. Non ho mai incontrato nessun cristiano che si fosse rifiutato, nemmeno il Papa”.



Un applauso ai Vescovi per non aver sacrificato il proprio credo alle assurde pretese dei fratelli maggiori.
Di meno per aver "corretto il tiro", con quella frase assurda secondo la quale gli atei non possono salire sull'altare. Gli atei possono salire. L'unico posto in cui non possono andare è al Sancta Sanctorum,luogo in linea teorica vietato a chiunque non sia sacerdote.
Mi sono chiesto cosa ci facesse la delegazione al muro del pianto. Certamente non a pregare,ma a cercare questo fantomatico dialogo interreligioso che,come al solito,vede la porta chiusa da parte dei fratelli maggiori con le treccine.

La frase del Rabbino secondo la quale la croce offende gli ebrei ha dell'ironico. Si sentirebbero offesi nel vedere tale Simbolo. Noi invece continuiamo a chiamarli "fratelli maggiori",quasi avessimo bisogno di qualcuno che ci insegni ad aver fede. Accettiamo nelle chiese grossi candelabri e stelle giudee. LORO si sentono offesi e ci chiamano ad umiliazioni fuori dall'accettabile. Noi apriamo le porte al cristianesimo più giudaizzante(con svariate striature di eresia) qual'è il cammino neocatecumenale.

Questo è quanto. La CALUNNIA nei confronti di Giovanni Paolo II è talmente evidente che faccio parlare la foto.

lunedì 26 novembre 2007

Ultras giudei,nuovi modi di politicizzare la curva



In italia siamo abituati alla politicizzazione delle curve,da parte di quelle scimmie antropoidi che vengono definite "ultras". Bene, pubblico un articolo di esultanza da parte di una giudea dopo Israele-Russia 2-1. Leggete attentamente. La fonte è il noto gruppo di falchi neocon filoisraeliani www.informazionecorretta.com.


Premetto di sapere poco o nulla di calcio, ma questo qualcuno lo deve stampare: Israele ha battuto la Russia 2-1 a calcio il Sabato scorso e causato un bel po' di imbarazzo per i Russi, nonche' pare una gran gioia per Inghilterra e Croazia, salvati dalla vittoria Israeliana tanto da portare alcuni giornali a parlare di "altezze" del Golan, riferendosi all' abile giocatore Omer Golan che ha segnato all' ultimo minuto, nonche' di aver permesso all' Inghilterra di raggiungere la "Terra Promessa" delle qualificazioni per la Coppa. Evviva!!! Se Iran, Arabia Saudita & company avessero il fegato di giocare a calcio con Israele, perderebbero anch'esse, come spesso capita a chi rifiuta di cimentarsi con i migliori. Mi riferisco al fatto documentato che mentre Israele fa geograficamente parte del Medio Oriente, nessuno dei paesi confinanti accetta la sfida di una banale partita di pallone, forse nella speranza che Israele se ne stia a casa imbronciata come una ragazza con niente da fare il sabato sera. Invece Israele, non certo schiva di una sfida a pallone, dovendo fare di necessita' virtu', a forza di giocare a calcio in circoli Europei con paesi dove di risorse per il calcio ce ne sono eccome, ha messo insieme una squadra fiera e temibile. Mentre non auguriamo ai giocatori mediorientali la fine che tristemente farebbero se perdessero contro Israele, vorremmo dir loro: Altro che Annapolis! Give Peace a Chance! Andate a giocare a calcio a Tel Aviv!
Emanuela Prister Toth

Dallas Texas



Interessante,no?
Notate con che sottigliezze insulta Iran, Arabia Saudita,etc. La tizia,che di calcio nulla sa e peraltro questo non la ferma dal ciarlare,parte da alcuni presupposti sbagliati.

1) In Europa abbiamo una tradizione calcistica che non ha alcun bisogno del contributo della sfigatissima nazionale israeliana che miracolosamente strappa punti alla Russia. Piuttosto non credo che qualcuno ne avrebbe a male se Israele giocasse il torneo nel continente che gli appartiene

2)Israele non è tra le squadre che possono definirsi "migliori". In linea del tutto teorica potrebbe essere più forte dell'Iran,ma nel calcio si dice che "la palla è tonda",e così come l'imponderabile vittoria di Israele sulla russia può avvenire,a maggior ragione è probabile che l'Iran abbia chance di battere israele.

3)Israele è stato comunque eliminato...si è messo sotto solo andorra,estonia e macedonia.

4)Anche l'Inghilterra è stata eliminata e l'allenatore McLaren esonerato. Altro che "terra promessa"...

5)Anche la Macedonia nel girone di Israele ha fatto punti. Ha vinto anche 2-0 contro la Croazia prima in classifica. Ma non ce li vedo i macedoni a fare questo pietoso e superbo spettacolo di spocchia nei confronti ad esempio, del montenegro.



E' stata una brutta uscita,quella dell'intellettuale ultrà giudea.
Come una brutta uscita è stata quella della foto proposta,in cui i tifosi croati,improvvisarono quella figura che vedete durante le partite con Israele.

Il proverbio della palla tonda in quel caso non funzionò,e nemmeno funzionarono i clichè da film hollywoodiano. Quindi vinsero i croati, che in questo caso facevano la parte dei cattivelli,ma che erano i migliori del girone. Sia all'andata che al ritorno.


Lezione: mai gloriarsi troppo,c'è sempre qualcuno più forte.

domenica 25 novembre 2007

Grugniti regali


Ci mancavano solo i Savoia,in Italia. Come tutti temevamo,il loro ritorno in Italia non poteva far altro che portare guai.
E in effetti è così.
Il caro Vittorio Emanuele,tessera P2 di Licio Gelli numero 1621, forse in virtù della stessa tessera,è stato fino ad adesso uno degli uomini più giudiziariamente fortunati del mondo: quasi mai condannato nonostante l'evidenza delle prove o sue stesse ammissioni per il contrabbando di armi con la Persia, l'omicidio di Dirk Geerd Hamer, e ovviamente(giusto il tempo di tornare in Italia)i giri di prostituzione e truffa al casino di Campione D'italia, i contatti con la mafia siciliana.
Il figlio,fiero di tal padre, ha deciso di chiedere i danni all'Italia per aver passato 30 anni in esilio.
cosa chiederà mai? 260 milioni di euro, più una serie infinita di palazzi,castelli,ville, 30 milioni di gioielli,persino il quirinale!!
Loro promettono di devolvere tutto in beneficienza,urlando un populistico "li spenderemo meglio dello stato!".

Che dire... per quello che vale la parola dei savoiardi,avevano anche promesso di non chiedere mai i danni.
Ma lasciamo stare questo discorso.
Parliamo piuttosto del fatto che in esilio in svizzera questi figuri hanno fatto la vita dei nababbi con i soldi intuitivamente estorti da svariate generazioni dei loro inetti antenati che rappresentarono storicamente la dinastia regale più ottusa,molesta,dannosa,cialtrona e insignificante d'europa.
Parliamo della loro irresistibile inclinazione ad una vita passata sul filo della fortuna giudiziaria.

Chi sono i Savoia,a fronte di questo,per parlare di come investire i soldi eventualmente nuovamente estorti alla nazione?
Perchè dovremmo,delusi da una casta, dare i soldi ad un'altra orrenda casta(peraltro con gli evidenti limiti naturali determinati dall'incrocio tra parenti)e fidarci di loro che promettono di ridarceli?
Ovviamente non c'è alcun motivo.
C'è da prenderli a pomodori in faccia e farli tornare da dove sono venuti.
Loro come i rom che ci derubano e che delinquono nella nostra nazione.
Stessa predisposizione a delinquere,stessa impunità,stessa sfacciataggine.

Quale sostanziale differenza ci sarebbe quindi tra i savoia e i rom?


Auspico che questa causa venga chiaramente persa. Qualora fosse vinta,che sia il popolo a prendere provvedimenti.
Potremmo prendere tutta la dinastia rimasta e l'eventuale giudice complice e metterli alla gogna per una settimana intera all'Altare della patria,con testa e mani chiuse 24 ore al giorno e libertà di bersagliarli con pomodori e uova marce.
Sulla gogna una bella scritta: "alto tradimento".

sabato 24 novembre 2007

Lo zingaro modello

Avevo già parlato di questo zingaro. Marco Ahmetovic, lo stragista che ubriaco investì i 4 ragazzi. Avevo già parlato di quanto è stata ridicola la magistratura che l'ha punito a soli 6 anni e mezzo di reclusione. Forse avevo anche parlato del fatto che lo zingaro sta scontando la pena come arresti domiciliari in un residence di S. Benedetto del Tronto. E avevo pure accennato al fatto che l'assassino ha scritto un libro che sta procurando cifre a 5 zeri: "Anch'io sono un essere umano" (potremmo discuterne).

Quando cominciavo a pensare che avevamo raggiunto il fondo, ecco che abbiamo cominciato a scavare. Il subumano infatti si prepara a diventare il testimonial di una linea di jeans (Romjeans). Sui modelli femminili ci saranno stampati pistole e coltelli, su quelli maschili altri simboli ROM. Per intraprendere la nuova attività, Ahmetovic ha firmato un contratto che gli garantirà 30 mila euro. Un'altra azienda, di occhiali, l'ha già contatto per girare alcuni spot: naturalmente, onde assolvere i nuovi impegni pubblicitari chiederà al Tribunale il permesso di lasciare per un giorno gli arresti domiciliari. Come se fosse in un albergo.

Siamo dunque giunti alla fine. Abbiamo toccato il fondo. Impunità e premi per chi uccide, rabbia e dolore per le vittime.
La cosa che intristisce di più è pensare che se ci sono degli squali che vogliono lucrare su una tragedia del genere, è anche vero che lo fanno perchè c'è un popolino intellettivamente e moralmente inferiore, ineducato ai valori civili che comprerebbe quegli stracci.
Lo farebbe per quella voglia di stupire, senza pensare alle conseguenze. E questo perchè non è capace di riflettere. Questo popolino non ha costruito quella sensibilità che solo la cultura può dare. E ce ne vuole, se pensiamo che siamo italiani e che fin da piccoli cresciamo con Omero, Virgilio, Dante e Leopardi.
Ma non importa. E' il tempo dei nuovi barbari, feccia che vive per sbronzarsi e dare sfogo alla loro lussuria, senza freni e senza pace.

Mi auguro che la magistratura cominci a capire che Caino deve prendere qualche calcio nello stomaco perchè sennò di Abele ne resteranno pochi. Si potrebbe cominciare con pene più pesanti e sarei anche felice di vedere Ahmetovic in un carcere vero senza isolamento ed insieme a tutti gli altri detenuti.
Un ultimo pensiero ai familiari di Danilo Traini, Eleonora Allevi, Davide Corradetti e Alex Luciani. Che abbiano la forza di non cedere alla rabbia.
Cosciente ormai del fatto che tollerare ulteriormente certe ingiustizie prende il profilo dell'umiliazione.

venerdì 23 novembre 2007

"Erbe amare" e Katz amari

Gli scienziati (chiamiamoli così) che hanno proclamato la superiore intelligenza genetica degli ebrei devono aver trascurato qualcosa.
Per esempio le norme vigenti in Israele sui rapporti fra marito e moglie quando lei è mestruata.
«Il marito non deve scherzare con la moglie durante il ciclo mestruale […] Non deve toccarla nemmeno con la punta di un dito mignolo né consegnarle alcuna cosa in mano […] La cosa è proibita anche se si tratti di un oggetto lungo e così pure è proibito gettare un oggetto l'uno dalla mano dell'altro […] La donna non accenda la sigaretta al marito né con un fiammifero né con un lume che abbia in mano […] E' proibito sedere insieme su una panca lunga che dondola e che non è attaccata al muro, se vi è seduta la moglie in stato d'impurità […]».



Non si tratta di un qualche rescritto rabbinico elaborato in qualche ghetto galiziano del 16° secolo.
Si tratta dell'edizione 2002 del «Gran Compendio all'Alakha», a cura di Chaim David ha-Levi, rabbino capo del tribunale rabbinico di Tel Aviv.
Roba dei giorni nostri.
Così, l'ultimo rogo di libri proibiti non avvenne in Germania negli anni '30, sotto il segno della svastica.
E' avvenuto il 23 marzo del 1980 a Gerusalemme, quando centinaia di esemplari del Vangelo furono bruciati pubblicamente a cura del Lekahim, istituzione finanziata dal ministero della Religione dello Stato israeliano.



Queste, e molte altre prove della presunta superiore intelligenza ebraica si trovano nel saggio «Erbe amare» di Ariel Levi di Gualdo.
Né mancano informazioni sul razzismo ebraico, esercitato molto anche all'interno: i poveri falascià, portati dall'Etiopia in Israele con notevole grancassa pubblicitaria, hanno poi saputo che il sangue che donavano per le trasfusioni veniva rifiutato dai loro nuovi compatrioti, che non volevano «sangue di negro», sicuramente non-kasher per i loro rabbi.
I falascia furono costretti a compiere umilianti atti rituali di conversione: la vera ragione, spiega Levi di Gualdo, è che essi «come Legge rivelata riconoscevano solo la Torah», e «negavano che la Legge Orale, il Talmud, fosse stata rivelata anch'essa da Dio a Mosè sul Sinai».



Ma la vera novità delle informazioni di Levi Gualdo è un'altra.
E' il tono, apparentemente lieve e canzonatorio, con cui Levi di Gualdo documenta l'arretramento retrogrado che la «rinascita religiosa» rabbinica impone alla società israeliana, e alla diaspora intera.
Lo fa come uno che quell'ambiente lo ha frequentato, lo conosce da dentro, e ne ha visto le ipocrisie, gli abusi e le facilonerie con cui il Talmud viene usato - e cambiato quando serve - per opportunità che sono opportunismi e affarismi.



Racconta del grande affare del «marchio kasher», con cui rabbini di grido attestano, a beneficio di ristoranti e imprese alimentari, la «purità» del cibo offerto.
«Sul marchio kasher i rabbini incassano una tangente che varia secondo la fama del rabbino. Spesso rabbini famosi creano delle aziende di vendita del marchio, come Giorgio Armani che concede l'uso della sua griffa a un produttore d'occhiali».
Ci sono rabbini-Dior, che da questo affare cavano tanto da «costruire due piscine per i loro quindici figli, una per i maschi e una per le femmine», sempre per la impurità delle mestruate.
Data la posta danarosa in gioco, «vi sono rabbini che vietano ai loro fedeli il consumo di cibi diversi da quelli da loro controllati», e con marchio di altri rabbini «inferiori».
Tutto in nome del sacro Talmud.



Le Torah invece, ossia la Bibbia, viene modificata senza scrupoli.
Levitico e Deuteronomio vietano di prestare denaro ad interesse ad un altro ebreo.
Il che pose un problema nello Stato d'Israele.
Le banche si rivolsero ai rabbini.
«E i rabbini di fronte al denaro si diedero cura di correggere Dio che aveva imposto al popolo eletto questo precetto, creando in seguito enormi problemi al sogno sionista», canzona Levi di Gualdo: «I Dottori della Legge tirarono fuori dal gran cilindro talmudico una dispensa per rapporti d'affari».
I pii ebrei che obbediscono al Gran Compendio sullodato e non toccano la moglie nemmeno con «un oggetto lungo» durante il ciclo, poi trovano kasher andare con le prostitute ucraine importate dai mafiosi ebreo-russi: a Tel Aviv Levi di Gualdo descrive una casa d'appuntamenti così frequentata da barbuti in lobbia nera e filatteri sotto la giacca lunga, che i passanti credevano fosse la sede di una yeshivah, pia scuola talmudica.



Maimonide ammette l'aborto solo in caso di grave pericolo per la madre.
Ma «moderni rabbini istigano all'aborto ragazze rimaste incinte da un non-ebreo», quindi mutano il rescritto del più grande talmudista di tutti i tempi, e per motivi razziali.
«Inutile dire cosa si scatenerebbe», commenta l'autore, «se dei sacerdoti tentassero di convincere ad abortire una ragazza cattolica rimasta incinta da un ebreo…».
Ipotesi del tutto irreale, ma il paradosso serve a Levi a sbugiardare quegli «ebrei da salotto» che vanno in TV a dichiarare che, al contrario delle «imposizioni della Chiesa oscurantista» in materia di aborto e di omosessualità, nell'ebraismo «tutto è rimesso alla libera scelta del singolo». Assolutamente falso, è vero il contrario.



Il Talmud grava «su ogni singolo minuto della vita dell'ebreo ortodosso» coi suoi asfissianti divieti.
Gli ebrei da salotto o da talk show sono una specie nuova, che Levi di Gualdo è il primo a portare a conoscenza del pubblico.
Già: perchè da qualche anno l'ebraismo «fa tendenza», è di moda, «ha mercato», e così «s'è creata una casta di ebrei professionisti contesi da università, editoria e televisioni».
C'è il tizio che ha spiegato i 63 tomi del Talmud «a grosse linee», anche se non conosce una parola di ebraico.
Ci sono i «baronati dell'ebraismo politicamente corretto, in linea filo-sionista di rigore: scrittore il marito, scrittore la moglie, scrittore lo zio».
C'è persino la Liala dell'ebraismo, autrice di «L'Ebraismo spiegato ai miei figli», che ha fatto esclamare a un rabbino: «Il fatto che i bimbi di questa mamma non siano diventati shintoisti è un miracolo più grande che la divisione delle acque del Mar rosso».



Sì, perché questi ebrei professionisti sono ignoranti come scarpe della materia su cui sono chiamati a pontificare da platee adoranti di goym, talora cardinalizi.
Di solito esordiscono: «… Premetto che sono un ebreo laico», e in genere ciò vuol dire che confondono «il Pentateuco con il nome di una discoteca dell'arcipelago greco».
Nel libro c'è tutta una serie di vispi ritrattini o macchiette di questi ebrei alla moda, in genere della comunità romana, che Levi di Gualdo conosce benissimo: la comunità diasporica più antica, sefardita, con sue tradizioni autonome, i cui rappresentanti mediatici oggi si mascherano, per zelo e per moda, da askhenaziti e yiddish, come fossero appena atterrati da un ghetto polacco di due secoli fa.



C'è l'ebreo romano che, al solito ricevimento, sta per addentare una tartina al prosciutto e formaggio (doppia violazione talmudica) e al goy rispettoso che chiede: ma a voi ebrei il maiale non è proibito?, risponde sicuro: «No, quelli sono i musulmani» - scenetta degna di Alberto Sordi.
C'è «il potente capitano d'industria che non ha difficoltà a giocare al genio del giornalismo sul giornale di proprietà della sua azienda e a pubblicare libelli sull'ebraismo politicamente corretto» presso «le più grosse case editrici».
C'è il figlio del suddetto, che «dopo il Bar Mitzvah s'è sposato in una deliziosa chiesa di rito cattolico, immortalato da tutti i tabloid con la fortunata top model».
C'è «il nuovo sefardita mascherato da cabarettista askhenazita» che conteggia gli incassi che ha prodotto come banditore della «cultura yiddish».
Figurine in cui non sarà difficile riconoscere Alain Elkann e il suo ineffabile Lapo, Moni Ovadia o altri «veri ebrei», improvvisati cabbalisti e talmudisti farsi invitare da Vespa o da Mentana.



Ma il tono svagato e divertito, apparentemente fatuo, non deve ingannare.
Il libro è cosparso di definizioni fulminanti, che colgono al cuore il problema della «patologia» ebraica.
Esempio: «Gli ebrei sono un popolo fornito in modo secondario anche di una propria religione».
Precisamente: la religione è uno strumento secondario, quello primario è l'identità, basata sui divieti alimentari che impediscono la cordiale convivialità con gli altri uomini.
E' «un ateismo religioso teso a celebrare il culto narcisistico dell'intelletto eletto: il mondo ebraico brulica di rabbini che non credono all'esistenza di Dio, se però gli torna conto ne usano l'immagine per avanzare pretese politiche» contro i palestinesi.
«Gli ebrei non fanno proseliti perché non hanno da offrire alcuna redenzione».
«L'amore [dei goym] è ciò che l'ebreo patologico non vuole, perché altrimenti morirebbe come vittima politica per rinascere come uomo libero creato ad immagine e somiglianza di Dio: non sia mai!».



Insomma Levi di Gualdo è uno che conosce la realtà dietro la maschera, che ha studiato il Talmud e legge l'ebraico, e che scherzando sferza.
Faranno bene a leggerlo i giudizzanti cattolici, specie i cardinali genuflessi a venerare i fratelli maggiori, o quelli che ballano attorno alla Torah con i Lubavitcher, credendoli ebrei purissimi e arcaicissimi.



Invece i Lubavitcher, spiega l'autore, sono «la più appariscente deviazione della modernità. Una ricca setta pseudo-ebraica, inquadrata su forti modelli razzistici», la cui dottrina fonde «forme di ebraismo para-mistico e strabilianti credenze politeiste» insieme a «vecchi usi della plebe cristiano-ortodossa dell'Est europeo».
Insomma una classica americanata da telepredicatori, sincretista e influenzata dal protestantesimo USA «più zotico».
I cui membri, quando morì il loro super-rabbino («fuehrer») Schneerson, «attesero tre giorni per seppellirlo, violando le più basilari prescrizioni della Legge», perché da «qualche parte avevano letto … et resurrexit tertia diae».
Si presentano con il cipiglio di askhenaziti appena usciti dalle isbe polacche.
«Ma molti di loro sono venuti al mondo in Australia da genitori australiani» e si sono messi «a studiare da polacchi nel quartiere di Brooklyn»: un «balzo all'indietro della loro psiche verso le sperdute radici ebraiche europee» che compendia la volontaria tendenza retrograda dell'ebraismo contemporaneo, che il sionismo ha aggravato invece di liberare.
Tanto che a suo tempo, «l'Associazione degli Psichiatri Ebrei d'Australia commentò: lo spettacolo dei canguri crea effetti devastanti sugli ebrei affetti da sintomatologie askhenazite».



Qui, non so se Ariel scherzi o dica sul serio: è un tipo divertente e divertito, come il suo libro serissimo.
Gli rimprovero solo una ingenuità di fondo: oggi, Levi di Gualdo aspetta che i membri più noti della comunità romana lo prendano di petto, levino strida e anatemi contro il suo libro, e lo trascinino in un talk-show a giustificarsi.



Aspetterà a lungo: il silenzio è stato ordinato su «Erbe Amare». (1)
Comprensibile prudenza, del resto: si potrebbe scoprire che Riccardo Pacifici, Leo Paserman o persino il rabbino Di Segni - i più vocali e maneschi sorveglianti della comunità, quelli che tengono lezioni al Papa sull'«antisemitismo» dei Vangeli e della Messa in latino, e sono invitati regolarmente ai «dialoghi ecumenici» - di ebraismo, di Talmud e di caratteri aramaici ne sappiano quanto tutti gli altri «nuovi ebrei professionisti», felici addentatori di panini al prosciutto e formaggio.
Quando, s'intende, non c'è nei paraggi un rabbino o un confratello.



Maurizio Blondet




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Note
1) Nota dell'editore
Questa recensione di «Erbe Amare» è quasi certamente l'unica che leggerete mai: sappiamo per certo che recensori dal nome prestigioso, che s'erano offerti di parlare del libro su prestigiosi giornali, sono stati respinti.
Sappiamo anche che prestigiosi giornalisti, a cui il libro era stato spedito per posta, non l'hanno ricevuto.
Se questo libro venderà, sarà in buona parte grazie alla segnalazione sul nostro sito.
Proprio per questo ci pare strano il comportamento dell'editore Bonanno.
I fatti: riceviamo giorni fa una cortese lettera di Levi di Gualdo che ci chiede di inserire il suo libro in EFFEDIEFFESHOP.com.
Al cortese invito abbiamo risposto a Levi di aver parlato con il suo editore per telefono, chiedendogli, vista la visibilità che ottiene un testo dopo una segnalazione/suggerimento di Blondet, un certo numero di copie omaggio.
Ciò avviene spesso tra editori (per EFFEDIEFFE è la prima volta in assoluto): ad esempio Arianna editrice, dietro nostra richiesta, ci ha donato 20 copie del testo di Tarpley; finite in un giorno, ora le stiamo comprando contrassegno con lo sconto d'uso per le librerie.
Nuova mail di Levi che scrive, tra l'altro, «Per come conosco Mauro Bonanno non penso abbia particolari problemi […] Credo che avendo fatto trenta non abbia difficoltà a fare trentuno».
Evidentemente l'autore non conosce bene Mauro Bonanno, che non ha fatto «trentuno» e nemmeno uno (nemmeno una copia).
Come vedete però l'articolo/recensione è stato pubblicato ugualmente: è più importante la buona battaglia rispetto a calcoli spilorci.
(Fabio de Fina)




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martedì 20 novembre 2007

Occhio alla casa!

Mi chiedono di dare visibilità alla tabella dei simboli zingari. Avete trovato uno strano simbolo vicino casa vostra? Vi sentite spiati? Vedete troppo frequentemente zingari aleggiare sotto casa vostra?
Complimenti, probabilmente casa vostra sarà presto saccheggiata!

Recentemente mi è pure capitato di accendere la tv e trovarmi una rubrica di consigli pratici in caso di aggressione da parte dei ROM. Sarebbe il caso di trovarlo tra in libreria tra "Bricolage: stupisci tua moglie" e "la ricetta per le lasagne perfette". E tutto ciò non è lontano dal vero se si pensa che dal ferramenta si può agevolmente comprare lo spray per autodifesa.

La verità è che nelle grandi città la questione sicurezza comincia a prendere profili allarmanti. I cittadini non si sentono più protetti e questo ormai lo riescono a negare solo quei folli immersi nell'ideologia comunista come tarallucci affondati troppo a lungo in un bicchiere di vino scadente.
Il governo dell'indulto è stato costretto a cominciare le espulsioni degli extracomunitari che si sono macchiati di crimini nel nostro territorio. Una cosa ridicola, simbolica: poche centinaia di ROM contro le decine di migliaia che infestano le nostre città.
A Roma hanno sgomberato un campo nomadi. Ne restano 167. Adesso sì che ci si sente al sicuro (c'è dell'ironia nella frase)!
Il governo da un contentino simbolico anche perchè non può fare molto. Si regge come sulle gambe di una 80enne osteoporotica con la cataratta (o, per essere più precisi, sulla gobba di una secolare vegliarda NON eletta dal popolo italiano) ed in questa situazione non è conveniente scontentare la "cosa rossa".

E così mentre loro piazzano le natiche su una poltrona imbottita di verdoni, voi badate alla vostra: oggi ci siete seduti voi, domani potrebbe trovarsi dentro un camper con l'antenna parabolica.

martedì 13 novembre 2007

Lo sterminio dei bimbi palestinesi

Il crepuscolo: i bambini dell’anno 5767, di Gideon Levy: E’ stato un anno abbastanza tranquillo, relativamente parlando. Sono stati uccisi solo 457 palestinesi e 10 israeliani, secondo l’organizzazione per i diritti umani B’Tselem, comprese le vittime dei missili Qassam. Meno sinistri di molti degli anni precedenti. Tuttavia, è stato ugualmente un anno terribile: 92 bambini palestinesi sono stati uccisi (fortunatamente, non è stato ucciso un solo bambino israeliano, nonostante il lancio dei Qassam). Un quinto dei palestinesi uccisi erano bambini e fanciulli - un numero sproporzionato, quasi senza precedenti. E’ l’anno ebraico 5767. Quasi 100 bambini che erano vivi e che stavano giocando nel passato Anno Nuovo, ma che non sono sopravissuti per vedere quello attuale. Un anno. Sono stati percorsi quasi 8.000 chilometri con il piccolo, corazzato, Rover del giornale- senza contare le centinaia di chilometri sul vecchio taxi mercedes, giallo, di proprietà di Munir e di Sa’id, i nostri attenti autisti di Gaza. Questo è il nostro modo di celebrare il 40mo anniversario dell’occupazione. Nessuno può ormai più sostenere che è solo un fenomeno temporaneo , passeggero.
Israele è l’occupazione. L’occupazione è Israele.
Ogni settimana seguiamo le tracce dei combattenti, nella West Bank e nella Striscia di Gaza, cercando di documentare le gesta dei soldati della Forza di Difesa d’Israele, degli ufficiali della Polizia di Confine, degli investigatori del servizio di sicurezza dello Shin Bet e del personale della Amministrazione Civile - il potente esercito di occupazione che lascia sulla sua scia orridi omicidi e distruzioni, quest’anno come ogni anno, da quattro decenni. E questo è stato l’anno dei bambini che sono stati uccisi. Noi non siamo andati a tutte le loro case, solo ad alcune; case di lutto dove genitori singhiozzano amaramente sui corpi dei loro bambini, dove stavano arrampicandosi su un albero di fico in un giardino, o erano seduti su di una panchina lungo una strada, o stavano preparandosi per un esame, o si trovavano sulla strada di casa, tornando dalla scuola, o stavano dormendo tranquilli nella falsa sicurezza delle loro case. Inoltre, pochi di loro tirarono un sasso a un veicolo corazzato o toccarono il reticolato proibito. Tutti finirono sotto il fuoco vivo, in taluni casi puntato deliberatamente contro di loro, recisi nella loro giovinezza. Da Mohammad ( al-Zakh ) a Mahmoud ( al-Qarinawi), dal fanciullo che fu sotterrato due volte a Gaza al ragazzo che fu sepolto in Israele. Queste sono le storie dei bambini dell’anno 5767.
Il primo di loro fu sepolto due volte. Abdullah al-Zakh identificò metà del corpo di suo figlio Mahmoud, nella cella mortuaria refrigerata dell’ospedale al-Shifa di Gaza, dalla cintura del bambino e dai calzini ai suoi piedi. Questo è accaduto poco prima dell’ultimo Rosh Hashanah. il giorno dopo, quando le forze di difesa israeliane ebbero portato a termine “con successo” l’Operazione Asilo Chiuso, come venne chiamata, lasciando dietro di se 22 morti e un quartiere raso al suolo, e andò via da Sajiyeh a Gaza, il padre in lutto trovò le restanti parti del corpo e le portò per una tardiva sepoltura.
Mahmoud aveva 14 anni quando morì. Venne ucciso tre giorni prima dell’inizio dell’anno scolastico. Così abbiamo inaugurato il Rosh Hashanah 5767. All’ospedale Shifa abbiamo visto bambini con le gambe amputate, che erano paralizzati o connessi ai respiratori. Famiglie sono state uccise nel sonno, mentre erano a dorso di muli o stavano lavorando nei campi. Operazione Asilo Chiuso e Operazione Pioggia d’Estate. Ricordate? Cinque bambini vennero uccisi nella prima operazione, dall’orribile nome. Per una settimana, la popolazione di Sajiyeh è vissuta in un terrore tale che gli abitanti di Sderot non hanno mai provato - non per sminuire il loro patema, che pure c’è.
Il giorno dopo Rosh Hashanah abbiamo fatto un viaggio a Rafah. Dam Hamad, di 14 anni, era stata uccisa nel sonno, tra le braccia di sua madre, dal colpo di un missile israeliano che aveva fatto crollare sulla sua testa una colonna di cemento. Era la sola figlia di una madre paralizzata, tutto il suo mondo. Nella povera casa di famiglia, nel quartiere di Brazil, al limite di Rafah, incontrammo la madre che giace nel letto come un ammasso privo di vita; tutto quel che aveva al mondo se ne è andato. Fuori, feci notare all’operatore della televisione francese che mi accompagnava, che questo era uno di quei momenti in cui sentivo di dovermi vergognare di essere un israeliano. Il giorno dopo egli mi chiamò e disse: “Non hanno trasmesso quello che hai detto, per paura degli spettatori ebrei in Francia.”
Poco dopo tornammo a Gerusalemme per fare visita a Maria Aman, la meravigliosa ragazzina di Gaza, che aveva perduto quasi tutti nella sua vita a causa del colpo di un missile finito male che aveva cancellato la sua innocente famiglia, compresa sua madre, mentre stava viaggiando in macchina. Suo padre Hamdi le era rimasto affettuosamente accanto. Per un anno e mezzo era stata presa in cura presso l’eccellente Alyn Hospital, dove lei aveva imparato a dar da mangiare a un pappagallo con la sua bocca e a gestire il funzionamento della sua sedia a rotelle con il mento. La parte restante degli arti è paralizzata. Notte e giorno è connessa ad un respiratore. Lei, poi, è un’allegra ed equilibratamente melanconica ragazzina il cui padre teme il giorno in cui dovrebbero essere rispediti a Gaza.
Al momento restano in Israele. Molti israeliani si sono occupati di Maria e vanno a trovarla regolarmente. Poche settimane fa, la giornalista televisiva Leah Lior l’ha condotta con la sua auto a vedere il mare a Tel Aviv. Era un sabato notte e la zona era affollata di gente, all’aperto, dato il bel tempo, ma la ragazzina nella sedia a rotelle aveva attratto l’attenzione. Diverse persone la riconobbero e la fermarono per salutarla e per farle gli auguri. Chi sa? Potrebbe darsi anche che al pilota che ha sparato il missile sulla sua auto sia capitato di passarle accanto.
Non tutti sono stati così fortunati da ricevere il trattamento che ha avuto Maria. A metà novembre, pochi giorni dopo il bombardamento di Beit Hanoun - lo ricordate? - arrivammo in una città devastata dai colpi e sanguinante: 22 uccisi in un solo istante, 11 granate erano cadute su una località densamente affollata. Islam, di 14 anni, stava seduta là vestita di nero, in lutto per i suoi 8 parenti che erano stati uccisi, comprese sua madre e sua nonna. Coloro che divennero invalidi a causa di questo bombardamento non vennero portati all’Alyn.
Due giorni prima del bombardamento di Beit Hanoun, le nostre forze avevano sparato anche un missile che aveva colpito un minibus che trasportava bambini all’asilo Indira Gandhi di Beit Lahia. Due piccoli viaggiatori vennero uccisi all’istante. L’insegnante, Najwa Khalif, morì pochi giorni dopo. Essa era stata ferita sotto gli occhi dei suoi 20 piccoli allievi, che stavano seduti nel minibus. Dopo la sua morte, i bambini disegnarono un ritratto: una fila di bambini che giacevano pieni di sangue, con la maestra di fronte a loro, ed un aereo israeliano che li bombardava. All’asilo Indira Gandhi, abbiamo pure dovuto dire addio a Gaza: fin da allora, non abbiamo più avuto la possibilità di muoverci attraverso la Striscia.
Ma i bambini sono venuti a noi. In novembre, 31 bambini sono stati uccisi a Gaza. Uno di loro, Ayman al-Mahdi, è morto al Centro medico Sheba a Tel Hashomer, dove era stato trasportato di corsa in gravi condizioni. Solo a suo zio venne concesso di stare con lui durante i suoi ultimi giorni. Alunno della quinta classe, Ayman se ne stava seduto con i suoi amici su una panchina lungo una strada di Jabalya, proprio vicino alla sua scuola. Una pallottola sparata da un mezzo blindato lo colpì. Aveva appena 10 anni.
Le truppe delle Forze Israeliane di Difesa hanno ucciso bambini anche nella West Bank.
A Jamil Jabaji, un ragazzino che si occupava di cavalli nel nuovo campo profughi di Askar, venne sparato alla testa. Aveva 14 anni quando è stato ucciso nello scorso dicembre. Lui e i suoi amici stavano tirando sassi ad un veicolo corazzato che passava per il campo, situato vicino a Nablus. L’autista provocò i bambini, rallentando ed accelerando, fino a che da ultimo un soldato scese, puntò alla testa del ragazzo e sparò. I cavalli di Jamil vennero lasciati nella loro stalla, e la sua famiglia venne lasciata piangente per il lutto.
E che cosa aveva fatto il 16 enne Taha al-Jawi da meritare di essere ucciso?
Le Forze Israeliane di Difesa hanno affermato che lui cercava di sabotare la barriera di filo spinato che circonda l’aeroporto abbandonato di Atarot; i suoi amici dicono invece che stava giocando a football e che era andato per rincorrere il pallone. Qualsiasi siano state le circostanze, la risposta dei soldati era stata rapida e definitiva: una pallottola nella gamba che lo aveva fatto sanguinare fino a morire, disteso in un fossato fangoso sul lato della strada. Non una parola di rammarico, non una parola di condanna dal portavoce dell’IDF, quando gli chiedemmo un commento. Far fuoco contro un ragazzino disarmato, che non stava arrecando danno ad alcuno, senza alcun preavviso.
Abir Aramin era perfino più giovane; aveva appena 11 anni. Figlia di un attivista della Organizzazione dei Combattenti per la Pace, a gennaio aveva lasciato la sua scuola ad Anata ed era sulla strada per andare a comperare dolciumi in un piccolo negozio. Le venne sparato addosso da un mezzo della polizia di frontiera. Bassam, suo padre, ci raccontò poi con occhi iniettati di sangue e con voce strozzata: “Mi sono detto che non voglio vendetta. La vendetta sarà per questi “eroi” che si sono sentiti così “minacciati” da mia figlia da spararle ed ucciderla, il dover sostenere un processo per ciò che hanno fatto.” Ma proprio pochi giorni fa le autorità hanno comunicato che il caso deve essere considerato chiuso: la Polizia di frontiera in apparenza si è comportata in modo appropriato.
“Non sfrutterò il sangue di mia figlia per scopi politici. Questo è il grido di un uomo. Non perderò il mio senno proprio perché ho perduto il mio cuore,” ci ha detto ancora un padre in lutto, che ha tra gli israeliani tanti amici.
A Nablus, abbiamo documentato l’uso di bambini come scudi umani - l’utilizzo della cosiddetta “procedura vicino di casa” - che coinvolgeva una ragazzina di 11 anni, un ragazzino di 12 ed un altro più vecchio, di 15 anni. Com’è possibile, dal momento che l’Alta Corte di Giustizia ha dichiarato ciò illegittimo? Abbiamo ricordato anche la storia della morte del neonato di nome Khaled, i cui genitori, Sana e Daoud Fakih, avevano cercato di trasportare urgentemente in ospedale nel bel mezzo della notte, in un momento in cui i bambini palestinesi in apparenza non avrebbero dovuto ammalarsi: il neonato morì al check point.
A Kafr al-Shuhada ( il villaggio dei “martiri” ), a sud di Jenin, in marzo, il 15 enne Ahmed Asasda stava scappando dai soldati che erano entrati nel villaggio. La pallottola di un cecchino lo colpì al collo.
Bushra Bargis non aveva neppure lasciato la sua casa. Nel tardo aprile, lei stava studiando per una prova importante; libro degli appunti in una mano, stava camminando intorno nella sua camera, nel campo profughi di Jenin, verso sera, quando un cecchino le sparò in fronte da abbastanza lontano. Il suo quaderno degli appunti, macchiato di sangue, fu l’unico testimone dei suoi ultimi istanti di vita.
E che cosa dire degli infanti non nati? Non si trovavano neppure al sicuro. Una pallottola sparata nella schiena di Maha Qatuni, una donna che era incinta di sette mesi e che si era alzata nella notte per proteggere i suoi bambini nella loro casa, colpì il feto di lei nel grembo, mandando in frantumi la sua testa. La madre ferita giace all’ospedale Rafidia di Nablus, collegata a numerosi tubi. Al suo bambino voleva dare il nome di Daoud. L’uccisione di un feto può essere considerata un assassinio? E quale era l’età del defunto? Certamente è stato il più giovane tra i molti bambini uccisi da Israele nell’anno passato.
Felice anno nuovo (Rosh Hashanah).
(Fonte: Hareetz del 28.10.2007. dal sito http://www.medioriente.net , traduzione di Mariano Mingarelli)
11th Novembre 2007

domenica 11 novembre 2007

Curzio Maltese e il suo mondo inventato

Nelle ultime settimane i lettori di Repubblica si stanno godendo le calunnie anticlericali di Maltese che, nella sua inchiesta, vorrebbe mostrare la Chiesa come una setta massonica parassitante le casse dello Stato.
Nella 5° puntata spara un oceano di boiate che dovrebbero far arrossire lui, i giornalisti, il direttore e i lettori di Repubblica. Qualche esempio: il 2008 definito "150esimo anniversario dell'apparizione di Fatima", l'esistenza di un improbabile papa Giovanni Paolo XXIII, san Giovanni Rotondo messo al confine tra Campania e Calabria e Pompei anche in Calabria, tutte pubblicate su Repubblica 10 Novembre.
Consiglio ai lettori di consultare Avvenire che smonta tutte le calunnie architettate dal questo contrabbandiere di menzogne.

Con l'ausilio dell'Osservatore Romano cerchiamo di chiarire anche noi almeno i punti relativi alla spinosa questione della fantomatica esenzione ICI della Chiesa.

1) È falso che l'esenzione spetti per tutti gli immobili della Chiesa cattolica: essa è limitata a quelli utilizzati per le attività previste dalla legge. In tutti gli altri casi, librerie, ristoranti, hotel, negozi e per le abitazioni concesse in locazione, l'imposta è dovuta

2) La più odiosa delle accuse è quella secondo la quale l'esenzione verrebbe ottenuta inserendo una cappellina in un immobile non esente, così da farlo rientrare nel concetto di immobile destinato ad attività 'non esclusivamente commercialì. È vero il contrario: una cappella all'interno del solito albergo perderebbe l'esenzione di cui, autonomamente considerata, godrebbe. Da ultimo una precisazione circa l'esenzione spettante agli alberghi degli enti ecclesiastici

3) L'affermazione è falsa in quanto l'attività alberghiera non rientra tra quelle esenti. Lo sono invece gli immobili destinati alle attività 'ricettive', quelli cioè ove si svolgono attività di 'ricettività complementare o secondaria' definite da leggi nazionali e regionali e regolate, a livello di autorizzazioni amministrative, da norme che ne limitano l'accesso a determinate categorie di persone e che, spesso, richiedono la discontinuità nell'apertura: per esempio, pensionati per studenti, case di ospitalità per parenti di malati ricoverati in strutture sanitarie distanti dalla propria residenza, case per ferie, colonie e strutture simili

4) Se qualche albergo si comportasse come una casa per ferie non ne conseguirebbe che l'esenzione è ingiusta, ma che è erroneamente applicata. Per questi casi i comuni dispongono dello strumento dell'accertamento, che consente loro di recuperare l'imposta evasa. E prima ancora essi dovrebbero contestare ai gestori l'esercizio di attività alberghiera con un'autorizzazione amministrativa incongrua

E' ovvio che è in atto una campagna di denigrazione e di attacco a 360° verso la Chiesa. Su questa scia, Curzio Maltese -Dan Brown de noantri- vuole la sua parte di notorietà e di tornaconto economico. La cosa grave è come l'Ordine dei Giornalisti non ritenga sia il caso di intervenire contro il contrabbandiere di menzogne, pur sapendo che ogni parola che esce dalla sua penna infanga tutta la professione. Non mette parola neanche il direttore di Repubblica, probabilmente lusingato dalla notorietà che sta arrivando grazie a questa inchiesta, a discapito del diritto del lettore a ricevere notizie che corrispondano al vero. Repubblica puzza di Pravda e aiuta la campagna della dittatura dell'anticlericalismo.

venerdì 9 novembre 2007

Riconoscere il nemico

Era necessario aspettare qualche giorno. Tempo per sbollire la rabbia, tempo per pensare e ragionare, tempo per evitare di dire o scrivere cose di cui avrei potuto pentirmi.
Prendiamo spunto dai manifesti dei militanti di Noua Dreapta per parlare di zingari e rumeni.
La politica radical-comunista ci vorrebbe far credere che siano la stessa cosa costringendoci ad accogliere la peggiore feccia che l'Europa possa vomitarci addosso.
I rumeni sono solo sfortunati: fanno la fame nella loro terra e quindi sono costretti ad abbandonarla. Arrivano in Italia, trovano un lavoro (spesso sottopagato) e si integrano. Vivono col sogno -spesso realizzato- di mettere da parte abbastanza denaro per tornare a vivere nella terra natìa.
Gli zingari sono molto diversi. Tutto deriva dal fatto che i ROM considerano il lavoro un'umiliazione. Senza il lavoro non può esserci integrazione. E loro come vivono se non lavorano? i bambini borseggiano ed accattonano, le donne battono e gli uomini rapinano o compiono le violenze più turpi.
Ma il problema è molto più grave. Il loro egoismo ed il basso valore che danno alla vita umana li rende una razza sanguinaria come la nostra cultura non può concepire. Vendono i loro bambini, ne rapiscono altri, non si fanno scrupolo di drogarli per suscitare la compassione di coloro a cui chiedono l'elemosina. Un tempo un ladro minacciava "o la borsa o la vita". Non è così per gli zingari: loro uccidono per rubare più agevolmente.
C'è voluta una donna rapinata, violentata, torturata ed infine buttata in un dirupo per fare aprire gli occhi a questo governo.
Veltroni, signore indiscusso del PD, adesso li condanna, ma è stato lui a permettere 168 campi nomadi a Roma durante la sua scellerata amministrazione. E campi nomadi significano acqua ed energia elettrica a spese dei contribuenti, insieme ad assistenza sanitaria e tanto altro.
Parassiti mortali, attirati nel nostro Paese da una giustizia inefficiente che tutela gli aguzzini e mortifica le vittime.
E come ciliegina sulla torta, mentre scrivo RAI e Mediaset si stanno giocando a colpi di milioni i diritti televisivi per la presentazione del libro "io ROM" che ha già fruttato 200000 euro allo zingaro stragista suo autore.

Il popolo non riesce più a tollerare queste ingiustizie e l'ira culmina con gli atti che sono avvenuti sulla Casilina. Da condannare sicuramente, ma è così che reagisce il popolo furioso. Lo stato prenda provvedimenti perchè il coperchio traballa ed il calderone potrebbe esplodere.

giovedì 8 novembre 2007

Attenti al cinema

Vorrei porre all’attenzione di quanti leggono questo blog il pericolo che corriamo nell’assistere alle enormi stronzate che sforna Hollywood chiamandoli film.
In maniera particolare dobbiamo stare attenti a documentarci molto bene prima di assistere ad una di queste orrende creazioni cinematografiche.
Il film “pathfinder” è un emblematico esempio di come si possa camuffare la realtà,la storia e di come possano darsi messaggi sbagliati.
La trama è abbastanza semplice e narra di un bambino vichingo che viene cresciuto da una tribù di pellerossa, dopo che la nave si cui si trovava fa naufragio sulle coste del nord america.
Forse non tutti conoscono la tesi secondo cui i vichinghi siano stati i primi ad approdare in america all’incirca 500 anni prima di Cristoforo Colombo.
Secondo una saga, Leif Eriksson, figlio di Erik il rosso,che avrebbe scoperto e colonizzato la Groenlandia, sarebbe approdato sulle coste del Labrador in Canada e successivamente nell’odierno New England(che i vichinghi avrebbero chiamato Vinland, terra del vino,da cui si intuisce che il clima doveva essere tanto mite da permettere la coltivazione delle viti) e qui avrebbe addirittura costruito un insediamento che successivamente sarebbe stato abbandonato a causa di furenti scontri con un tribù locale, gli “skraelingar”, che in base alle descrizioni, forniteci sempre dalla saga, sarebbero gli antenati dei pellerossa che tutti conosciamo.
Addirittura esiste anche una cartina del Vinland che poi si è scoperta essere un falso ad opera di un gesuita austriaco. Ci sono però tesi discordanti su questa.
Ma per tornare al nostro film,gli autori e il regista hanno ritratto i vichinghi come feroci e sanguinari guerrieri dediti alle razzie e alla distruzione solo per il puro piacere di farlo, come un popolo brutale anche nell’educazione dei bambini e fin qui le cose potrebbero sembrare non molto lontane dalla verità. Si sa infatti che proprio i vichinghi l’8 giugno del 793 hanno assalito e trucidato i monaci dell’abbazia di Lindisfarne:un’isola al largo della Scozia nord-orientale per spogliarli dei preziosi oggetti d’oro che in essa erano custoditi.
Si deve però fare attenzione al messaggio che gli autori vogliono inviarci.
Il giovane vichingo ormai diventato un pellerossa a tutti gli affetti si scontrerà con una nuova banda di vichinghi e proprio nell’ultime scene del film quando un guerriero vichingo gli chiederà come può un uomo schierarsi contro la propria gente,risponderà che la sua gente erano i pellerossa.
A mio parere questo è un messaggio molto diseducativo per noi giovani menti non più abituate alla critica e al discernimento tra realtà e finzione e soprattutto tra verità e menzogna.
Non è giusto promuovere, a mio avviso, l’idea secondo cui dobbiamo considerare la nostra gente solo quella che ci permettere di vivere e crescere e che ci da i mezzi di sostentamento e dimenticare le nostre origini e tradizioni.
Sembrerebbe essere il mio, lo sproloquio di un pazzo ma il lettore attento si accorgerà che il comportamento del giovane vichingo del film è esattamente ciò che gli europei, e più in particolare gli italiani, figli dell’8 settembre 1943, hanno fatto e continuano a fare nei confronti degli Americani.

Li hanno eletti “liberatori”,”benefattori” e “esportatori di democrazia” dimenticando le proprie origini italiane-europee-latine, hanno dimenticato cosa siano le nostre tradizioni importando usi e costumi ,lingua e “tradizioni” di un popolo che non può nemmeno definirsi tale, nato da un’accozzaglia di puritani di ogni nazionalità. Che ha pesanti influssi della “cultura negra” e soprattutto schiavo dell’ odierno e superpotente ebraismo.
Pensate a quanti giovani abbiano “festeggiato” la notte di halloween e l’indomani abbiano dormito invece di rendere omaggio ai defunti.
Hanno sostituito un rito antichissimo,una tradizione con una festa pagana importata da oltre oceano!!!Perchè è molto più piacevole ballare,sbronzarsi e drogarsi che andare a Messa e poi al Cimitero!!!
Dobbiamo prima di assistere a un film del genere studiare e conoscere a fondo la storia del grande popolo dei Vichinghi, i cui discendenti dominarono l’Europa per diversi secoli,che da feroci guerrieri si convertirono al Cristianesimo,che parteciparono alle Crociate e che, in particolare per noi italiani, liberarono la Sicilia dai mori, le restituirono il culto Cristiano e crearono all’incirca 900 anni fa un regno prospero, progredito e in cui coesistettero e prosperarono insieme discendenti degli Arabi,Normanni,Greci,Romani,Fenici etc.
Federico II figlio della normanna Costanza D’Altavilla e dello svevo Enrico VI fu definito “Stupor Mundi” . Il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa e di innovazione tecnologica e culturale, volte ad unificare le terre ed i popoli.

Leonardo Zappalà

Ebrei buoni

Voglio proporre ai lettori il discorso del Rabbino Mordechi Weberman per la manifestazione della Coalizione Palestinese per il Diritto di Ritrono (Al-Awda NY/NJ)
tenutasi il 26 luglio 2002 davanti al Consolato Israeliano. Leggetelo con attenzione potrebbe chiarirvi molti dubbi.

Ci sono che ci chiedono il perché della nostra partecipazione al corteo dei palestinesi. Perché manifestiamo con la bandiera palestinese in mano ? Perché sosteniamo la causa palestinese ?

“Siete ebrei !” ci dicono, cosa state facendo ?

E la nostra risposta, che vorrei condividere con Voi oggi pomeriggio, è molto semplice.

E' PRECISAMENTE PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO MANIFESTANDO CON I PALESTINESI, ALZANDO IN MANO LA BANDIERA PALESTINESE.
E' PROPRIO PERCHE' SIAMO EBREI CHE STIAMO CHIEDENDO IL RITORNO DEI PALESTINESI ALLE LORO CASE E LA RESTITUZIONE DELLE LORO PROPRIETA.!

Sì, la nostra Torah ci obbliga ad essere giusti. Siamo obbligati a perseguire la giustizia. E cosa c'è di più ingiusto del programma del movimento sionista, in atto da un secolo, di invadere le terre di un altro popolo, di espellere la gente ed espropriarla dei suoi beni ?

I primi sionisti hanno dichiarato di essere un popolo senza terra, diretto verso una terra senza popolo. A parole, un'impresa innocente. Ma le parole erano totalmente e profondamente false.

La Palestina era una paese appartenente ad un popolo. Un popolo che stava sviluppando una consapevolezza nazionale.

Per noi non vi è alcun dubbio che se i profughi ebrei fossero arrivati in Palestina non con l'intenzione di dominare, non con l'intenzione di crearvi uno Stato degli Ebrei, non con l'intenzione di espropriare, non con l'intenzione di spogliare i palestinesi dai loro diritti fondamentali, essi sarebbero stati i benvenuti dei palestinesi, godendo della stessa ospitalità che popoli musulmani avevano offerto agli ebrei durante il corso della storia. E in tale caso, saremmo vissuti insieme come ebrei e musulmani sino vissuti insieme in precedenza, in pace ed armonia.

Amici musulmani e palestinesi nel mondo, Vi prego di ascoltare il nostro messaggio:

Ci sono ebrei in questo mondo che sostengono la Vostra causa. E quando diciamo di sostenere la Vostra causa, non ci riferiamo ad alcun piano di spartizione come quello proposto nel 1947 dall'ONU che non aveva alcun diritto di farlo.

Quando diciamo di sostenere la Vostra causa non intendiamo i progetti di spartire la Cisgiordania e di tagliarla in pezzi, come fu proposto da Barak a Camp David e non ci riferiamo alle proposte di offrire giustizia per meno del 10% dei profughi.

Noi intendiamo niente meno che la restituzione della Palestina intera, Gerusalemme inclusa, alla sovranità dei palestinesi !

A questo punto, principi di equità richiedono che saranno i palestinesi a decidere se gli ebrei e quanti di loro rimarranno nel Paese.

Questa è l'unica strada che potrà condurre ad una vera riconciliazione.
Ma noi andiamo oltre. NOI riteniamo che non sarà sufficiente riconsegnare le terre ai loro proprietari legittimi. Non ce la caveremo con questo.

Occorre chiedere scusa al popolo palestinese, in modo chiaro e preciso. Il sionismo Vi ha fatto un torto. Il sionismo Vi ha rubato le Vostre case. Il sionismo Vi ha rubato la Vostra terra.

Facendo queste dichiarazioni, noi dichiariamo davanti al mondo che siamo il popolo della Torah, che la nostra religione ci obbliga ad essere onesti e a comportarci con equità, ad essere giusti, fare del bene ed essere gentili.
Abbiamo partecipato a centinaia di manifestazioni a favore dei palestinesi durante gli anni passati ed ovunque andiamo, gli organizzatori ed i partecipanti ci salutano con il consueto calore dell'ospitalità orientale. Che atroce bugia dire che i palestinesi in particolare ed i musulmani in generale avrebbero in odio gli ebrei ! Voi odiate l'ingiustizia, non gli ebrei.
Non abbiate paura, amici miei. Il male non potrà trionfare per molto tempo. L'incubo sionista si sta per finire. Si è consumato. Le sue recenti brutalità sono il rantolo del malato terminale.

Noi e Voi vivremo ancora quando arriverà il giorno che ebrei e palestinesi si abbracceranno, per celebrare la pace, sotto la bandiera palestinese a Gerusalemme.

Ed infine, quando il Redentore dell'umanità sarà arrivato, le sofferenze di oggi saranno dimenticate da molto tempo, rimosse dalle benedizioni del presente."

www.nkusa.org

martedì 6 novembre 2007

Gli hobby del glorioso Tsahal


I soldati dello tsahal,l'esercito giudeo, hanno un nuovo hobby:salvarsi nel cellulare le foto cruente dei palestinesi che ammazzano.
Magari la foto che ho pubblicato è motivo di vanto di una decina di soldatini israeliani,adorati in ginocchio dai media occidentali.
Il bambino palestinese,prima di essere ucciso, ha avuto tagliato il braccio come monito per i suoi compagni che come lui hanno tirato un sasso ai carri armati israeliani.
Non ho alcuna voglia di continuare l'articolo.
Guardate l'immagine,vi resti impressa ogni volta che difendete quei criminali.

Vai con Dio, bambino palestinese. Sarai accolto nella Sua infinita misericordia. e se non fosse così,aspetta sulla porta del Paradiso. Se Dio quando vorrà,mi vorrà accogliere, ti prenderò per mano ed entreremo insieme.

domenica 4 novembre 2007

Il Ku Klux Klan de’ noantri


Giungano i nostri più sarcastici applausi a quelli che in questi giorni picchiano i romeni:
hanno regalato alla Casta un alibi insperato.
La Casta, colpevole di tutto, era alle corde.
Ora può proclamare: restiamo al potere per salvarvi dai razzisti; dal fascismo che ritorna; dal Ku Klux Klan de' noantri.
Applausi alle tifoserie romaniste e serenissime, del Centro e del Nord (a Padova un serenissimo ubriaco e tossico ha travolto una zingarella e poi l'ha picchiata, il vendicatore), senza distinzione geografica.
Amato non aspettava altro per stringere le viti su chi protesta civilmente.
Mancino già esige che la sua legge famigerata contro la libertà di pensiero trovi la più ampia applicazione.
Tutte le cosche associate alla Casta, tutte le burocrazie inadempienti si sono messe dalla parte della ragione e moraleggiano, s'indignano, chiedono «provvedimenti».
Poi li applicheranno: non contro di voi, perennemente impuniti degli stadi e delle discoteche, ma contro di noi, che ci limitiamo a scrivere, e per questo è più facile prenderci.
La Casta infatti colpisce gli innocui, perché è vile.
Ma anche voi siete vili, e per questo siete anche voi ausiliari della Casta, che vi coccola e vi alimenta a partite, notti bianche e tutti gli altri «circenses» cafoni pensato apposta per voi.
Ora rischio la legge Mancino per ripetere quello che sa chiunque conosca la storia: la violenza è, e deve restare, come possibilità estrema della politica.
L'uso della violenza può essere persino necessario, come difesa ultima della dignità di un popolo oppresso e taglieggiato, quando tollerare oltre è vergogna - e noi pecore abbiamo già tollerato troppo.

Ebbene: voi avete deciso di saltare il fosso, di sfidare le leggi.
Come?
Picchiando qualche passante straniero, rom o romeno che sia.
Almeno non avreste potuto pestare qualcuno della Casta?
Partire in spedizione punitiva contro quel sindaco che paga coi soldi nostri il residence dello zingaro stragista?
Spintonare un senatore a vita cocainomane?
Gettare almeno qualche monetina a Veltroni?
No, naturalmente: quelli hanno le scorte.
Avete scelto la via facile.
Come quelli che sfregiano gli antichi muri di Roma con i loro anonimo sgorbi sub-umani, avete dato il vostro contributo all'inciviltà.
E magari alcuni di voi si sentono legionari, impegnati nella difesa della romanità.
Ovviamente, non sapete che Roma (l'antica Roma non la squadra di calcio) fu il più grandioso sistema d'incorporazione mai visto nella storia: incorporazione di genti diverse nella cittadinanza giuridica, senza la minima ombra di xenofobia.
Per questo lodò Roma Rutilio Namaziano: «Urbem fecisti quo prius orbis erat».
Ma è inutile sprecare il latino.
Voi siete parte di quella maggioranza di italioti che sono, a rigore, extracomunitari: ossia estranei alla comunità, irresponsabili verso di essa.
E' soprattutto per questo che io personalmente temo l'immigrazione accelerata in corso: perché è gente come voi che dà il cattivo esempio agli stranieri, i quali hanno già capito benissimo che aria tira qui: istituzioni sgangherate e vili coi pregiudicati quanto spietate con gli onesti innocui, corruzione e clientelismo come sistema, stracciona persino nella «carità», che distribuisce minestre e abiti usati ma mai, mai, un laboratorio di ricerca agli immigrati più intelligenti e dotati.
Una nazione così furba non è in grado di incorporare gli stranieri nel diritto - perché non ha diritto ma solo una sua maceria.

E' troppo ignorante per distinguere tra chi viene a lavorare e chi viene a rubare.
Di vedute troppo ristrette per avere un'idea di quali mondi questi hanno abbandonato, con quali dittature o oppressioni.
Troppo maleducata per insegnare con l'esempio la civiltà quotidiana.
Troppo incapace di riconoscere un'autorità a chi la deve (ho appena sentito a RAI2 un comico che imitava il Papa deridendolo) per poter imporre una legittima autorità.
Troppo densa di una sua ottusa ferocia per poter dare lezioni.
A Perugia si cerca ancora l'assassino di una studentessa inglese.
Sono quasi sicuro che finirà per risultare un italiano: non sia mai che ci lasciamo superare in stupro-assassinio da uno zingari danubiano.
Questo è un pullulare di bassezze e secessioni morali, non una comunità vivente: se integra qualcuno, lo integra nelle sue cosche e mafie, nel piccolo spaccio, nella camorra napoletana o politicante, nel branco dei bulletti che angariano lo studente bravo e povero.
Se poi qualcuno di voi intendeva difendere la «italianità», è meglio che lasciate perdere.
L'Italia, nata bastarda e falsa - con il saccheggio del Sud sotto il tricolore massonico - è morta per sempre l'8 settembre del 1943.
Da allora, non rimane che la carogna in avanzato stato di putrefazione.
La cui unica vita residua consiste nel pullulare di migliaia di vermi, ciascuno dei quali s'impanca a «comandare», imporre una sua «idea», proclamare il suo «diritto» ad esistere contro e in ostilità a tutti gli altri.
No, queste pullulare di particolarismi l''uno contro l'altro armati non farà alzare e camminare il cadavere: nessuno dei vermi è in grado di associarsi con alcun altro per questo scopo unitario e coerente.
Non siete voi soli, è chiaro.

I vermi peggiori navigano sui panfili di D'Alema e di Della Valle, e sono i più divoratori e pericolosi.
Verme è Prodi, il moralista che sta dilapidando il denaro pubblico per dare favori a destra e a manca e così tenere insieme - con la corruzione - il suo «governo».
Verme è la Rossana Rossanda, che decreta che questo popolo è «malato», proletaria da Parigi, dove (ci dicono le agenzie) «vive ormai stabilmente», grazie alla pensione d'oro di ex-parlamentare: mai che queste avanguardie proletarie si adattino a vivere a Tor Bella Monaca o al Corviale, per dare esempio missionario di come si accolgono i rom, «socialmente vicini».
Vermi i dipendenti di Alitalia che scioperano pure, mentre paghiamo il loro non-lavorare.
Vermi i dipendenti del Comune di Roma, settemila dei quali (uno su tre) risultano assenti ogni giorno.
Ma la lista è infinita, bisogna finirla.
Quel che conta è vedere quel che unisce tutto il verminaio: stesso anonimato e stessa viltà, stessa furbizia e rozzezza primitiva.

Ecco cosa avete ottenuto: dare l'alibi a questa casta farabutta che ha decretato in Finanziaria 55 euro annui di bonus fiscale per i disabili nostri (4,6 euro al mese), mentre ad ogni capo-cosca rom assegna, appena entra, 780 euro mensili.
Che fa pagare il ticket sanitario al pensionato italiano da 900 euro mensili, ma niente al marocchino, allo zingaro o al romeno, per il fatto che è marocchino, zingaro o romeno.
Se non è razzismo questo!…
E invece possono dire che i razzisti siete voi, che siete il KKK der Tufello, la reazione in agguato.
E' facile placare dei coglioni come voi.
Vi hanno dato il «decreto d'espulsione» d'emergenza: con il quale naturalmente continueranno a pagare i 780 al capocosca rom, e invece vieteranno l'ingresso e metteranno ostacoli alla infermiera romena che, al suo Paese, per quel lavoro qualificato, ne guadagna 300.
Così fan sempre: perseguono chi sgobba e lo tartassano, ma passano le vacanze sull'evasore con yacht che inalbera la bandiera di un paradiso fiscale.
E' più facile, meno pericoloso.
Poi un giorno voi vi lamenterete della «malasanità».
Ma per intanto hanno calmato il vostro «allarme sicurezza».
E sono al potere più saldi che mai.

Maurizio Blondet
da www.effedieffe.com

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venerdì 2 novembre 2007

Sulla festa di Halloween

La festa di Halloween

Prima di partecipare alla festa di Halloween, è opportuno informarsi sulle origini, la natura e le implicazioni di essa.
«Dolcetto o scherzetto» è la formula magica che imperversa per le nostre strade nella notte di Ognissanti.
Dobbiamo temere i ragazzetti che scendono per le strade vestiti da mostriciattoli?
Croci contro zucche?
Nessuna battaglia, ma una semplice comprensione del senso vero e profondo della santità a cui siamo chiamati e a cui il Papa spesso ci richiama.
Occorre essere consapevoli che è a partire dalle piccole cose che viene manipolata la nostra cultura e censurata la nostra storia, stordendo l’uomo con l’oppio del magico e dell’inconsistente.
Viviamo nell’epoca e nella logica del «che male c’è in fondo…».
E invece c’è molto di male dietro questa festa che appare innocua, ma che, in realtà, è una festa pagana a cui si sono aggiunti elementi tratti dalla magia, esoterismo e stregoneria… il tutto mascherato in un perfetto cocktail d’ipocrisia.
Da cristiani, figli della chiesa di Roma, diciamo no ad una festa pagana con implicazioni nel mondo dell’occulto, ad una festa dell’ignoranza e della superstizione.
Halloween è «una finestra aperta, una porta d’ingresso all’occultismo».
C’è una chiara strategia alle spalle, che, con tatticismi e senza sospetti, vuole ingannare.
A cui si aggiunge un colossale business frutto di un’autentica pianificazione consumistico-commerciale su scala mondiale.
Dietro le maschere, le zucche, i costumi, apparentemente innocui, si nascondono molte insidie.
Halloween è la forma contratta dell’espressione inglese «All Hallows’Eve day» che letteralmente significa vigilia d’Ognissanti.

Le origini di Halloween risalgono agli antichi druidi celti che celebravano la vigilia del nuovo anno, il 31 ottobre, in onore di «Samhain», principe della morte, che veniva ringraziato per i raccolti estivi.
Si tratta del capodanno celtico ed è evidente l’origine pagana della festa.
Il giorno di «Samhain» segnava, dunque, l’inizio delle metà invernale dell’anno e veniva considerato un momento magico: le barriere tra vivi e morti si assottigliavano tanto da permettere agli spiriti di tornare sulla terra e comunicare con i vivi.
Col tempo questi spiriti assunsero un connotato diabolico e malvagio.
Fu così che apparvero i simboli della morte, che poco hanno a che vedere con la iniziale ricorrenza celtica.
La leggenda irlandese dice che Jack, fabbro malvagio e tirchio, dopo l’ennesima bevuta, viene colpito da un attacco mortale di cirrosi epatica.
Il diavolo, nel reclamare la sua anima, viene raggirato da Jack (!!!) e si trova costretto a rinunciare alla sua anima, facendolo tornare in vita.
Jack, ignaro degli effetti della malattia, muore un anno dopo.
Rifiutato in Paradiso, Jack non trova posto neanche all’inferno a causa del patto col diavolo e allora intaglia una grossa rapa mettendovi all’interno della brace fiammante.
Con questa lanterna, Jack, da fantasma, torna nel mondo dei vivi.
Gli irlandesi, emigrati in America verso il 1850, sostituirono le rape con le zucche che divennero le «Jack o’ lantern», utilizzate la notte d’Ognissanti, pensando di tener lontani gli spiriti inquieti dei morti che tentavano, come Jack, di tornare a casa.
«Trick or treat» è l’usanza del «dolcetto o scherzetto».
Il significato dell’espressione inglese è «trucco o divertimento», ma in realtà significa: «maledizione o sacrificio».
Nella notte di Halloween si chiedono soldi o cibo: se accontentati si promette prosperità e fortuna; al contrario la scherzetto diventa una maledizione alla famiglia.
Tutto questo è il presupposto della festa di Halloween: una tradizione pagana del mondo celtico, gonfiata da una leggenda irlandese, rivisitata dalla commercializzazione americana e importata in Europa e in Italia.
Ma le obiezioni cristiane a queste favole sono evidenti.

1. L’anima, dopo la morte, è nelle mani di Dio e col giudizio particolare va in Paradiso, Purgatorio o Inferno e non si fa delle passeggiate.
2. Quando l’uomo muore, il giudizio si compie solo davanti a Dio e non al diavolo.
3. Il diavolo non ha nessun potere di far tornare in vita un uomo dopo la morte, cosa che compete solo a Dio.
4. Se si fa un patto col diavolo l’inferno accoglie a braccia aperte.
5. E’ superstizioso pensare di allontanare questi presunti spiriti dei morti solo con una zucca!
6. La storiellina di Halloween sviluppa e accredita pratiche occulte e magiche.
7. I morti non sono qualcosa da cui difendersi, ma per i defunti si prega, si offrono messe, si fa elemosina.
E’ davvero sconcertante quello che, apparentemente nascosto, si cela dietro questa «festa» che getta blasfemia sulla festa di Ognissanti e dileggia il culto cristiano dei defunti.
Ma non è tutto.
Il 31 ottobre è una data importante non solo per la cultura celtica, ma anche per il satanismo.
E’ uno dei quattro sabba delle streghe.
I primi 3 segnavano il tempo per le stagioni «benefiche»: il risveglio della terra dopo l’inverno, il tempo della semina, il tempo della messe.
Il quarto sabba marcava l’arrivo dell’inverno e la sconfitta del sole… quindi freddo e morte.
Halloween, quindi, è una ricorrenza legata al mondo della magia.
Il mondo dell’occulto lo definisce così: «E’ il giorno più importante dell’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoterico, è la festa più importante dell’anno per i seguaci di Satana».
Le cosiddette «streghe» restano incinte appositamente per sacrificare il neonato in quella notte.
E se vedete sparire qualche gatto nero chiedetevi il perché.
E’ la notte in cui si sguazza nella divinazione, nell’astrologia, nella chiromanzia, nella medianità, nella magia, nella stregoneria, nello spiritismo, nel satanismo.
La festa di Halloween, quindi, è un rendere osanna al diavolo, il quale se adorato, anche solo per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona.
La festa di Halloween è una sorta di seduta spiritica presentata sotto forma di gioco: è questa l’astuzia del demonio!

Tutto questo è la versione moderna di Halloween che va ad aggiungersi a quel clima di magia che siamo costretti a subire di continuo: dai fiumi di serial televisivi in cui le streghe sono magari anche simpatiche e buone ad anni di harrypotterismo, da un oceano di riviste con richiami all’esoterismo agli amuleti e oggetti magici.
Il «paradosso di Halloween» è proprio quello di essere una festa ipermoderna nel modo di presentarsi ed iperarcaica nelle idee; rappresentare il massimo della credulità in un mondo sempre più secolarizzato.
Nella cultura di massa dove imperversa la logica della «festa per la festa» a prescindere dai contenuti, è facilmente spiegabile il successo della penetrazione di Halloween, emblema del vuoto, delle zucche, ma specialmente delle teste vuote che in esse si perdono.
Alle zucche vuote di Halloween i cristiani rispondono con le zucche piene di cultura veramente alternativa e controcorrente, che alla confusione dei fenomeni di massa, sostituisce l’intimità e il silenzio di una fede vissuta.
E’ un vero e proprio scippo che la cultura cristiana sta subendo.
La progressiva scristianizzazione della festa cristiana, la ferializzazione del giorno festivo hanno dato la spinta all’introduzione di questa nuove feste anticristiane.
Ma in realtà quella di Ognissanti è una festa cristiana.
Instaurata da Papa Gregorio IV nell’840, originariamente si celebrava nel mese di maggio.
Fu nel 1048 che Odilio de Cluny spostò la celebrazione cattolica all’inizio di novembre per detronizzare il culto di Samhain.
La Parola di Dio (150 circa sono i passi ) è chiarissima al riguardo, vietando il ricorso più o meno consapevole a pratiche di superstizione e irreligiosità.
La tentazione e oppressione diabolica, descritta nel Vangelo, tenta di pervertire l’uomo rendendolo nemico a Dio.
Ma Gesù ha dimostrato la sua potenza sui demoni e ha trasmesso questa sua potenza ai suoi discepoli.

Lo stesso magistero e la tradizione cattolica che si esprime nella catechesi è chiara al riguardo.
L’unico culto da rendere è quello all’unico e vero Dio che si fa carne in Gesù Cristo.
Tutto ciò che è deviato da questo culto diventa superstizione, che ha la sua massima espressione nell’idolatria (che può arrivare al satanismo), come nelle varie forme di divinazione e magia.
La divinazione è la pretesa di conoscere e preannunciare il futuro e le cose nascoste, mediante contatti con forze occulte.
E’ condannata perché nasce con un patto con il diavolo e conduce l’uomo a credere in colui che combatte la salvezza, ma il futuro non può essere previsto perché appartiene solo a Dio.
Sono in contraddizione con la fede cristiana la consultazione degli oroscopi, l’astrologia, la chiromanzia, l’interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium.
La magia e la stregoneria non pretendono di conoscere invano il futuro, ma le cose occulte.
Si pretende in altre parole di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere sugli altri soprattutto per nuocere, ricorrendo all’intervento dei demoni.
Anche portare amuleti è da condannare.
La Chiesa mette in guardia anche dallo spiritismo che spesso implica divinazione o magia.
La Chiesa crede nel Dio della Luce e della Vita.
Allora una notte di Halloween piena di mostriciattoli o di fantasmi?
No, grazie!
Una notte attorno al Santo dei Santi: Gesù che porta una grande luce d’amore.
Per invocare l’unico spirito che non porta paura o terrore.
Ci sono orizzonti di cielo per chi crede in Cristo.

Una luce nella notte.
Una luce nella notte di Ognissanti.

Anonimo
www.effedieffe.com