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sabato 19 luglio 2008

Anniversario della morte di Borsellino



In ricordo di chi ha lottato contro la mafia non dai salotti bene della tv, ma lavorando sul territorio.

Adesso siamo in molti, con diversissimo credo politico, a manifestare assieme contro la mafia. Impensabile fino a 20 anni fa.

Un ringraziamento per aver acceso nei cuori dei siciliani la fiaccola della speranza e per averci dato il coraggio di camminare a testa alta senza mai piegare il ginocchio al padrino.

sabato 5 luglio 2008

Berlusconi nella trappola del suo inferno


Dunque Berlusconi ha appeso il governo – un governo che fa benino – alla sua erezione. Oltretutto pericolante, è dato capire. Erezione da settantenne, dipendente quindi da molti accorgimenti.

Rispondo a quei lettori fanatici cui la definizione di Berlusconi come «Salame» pare ancora filo-berlusconismo mascherato, e continuano a ripetere che quello è un mascalzone, un disonesto e un dittatore (1).

Un disonesto normale, un dittatore o aspirante tale, regala all’ennesima velina o passerina con cui va a letto un brillante a 22 carati, pellicce di zibellino, un attico a Montparnasse. Solo un Salame assegna alla passerina un ministero, si fa inoltre intercettare mentre ne vanta le qualità saffiche, mettendo così nelle mani dei suoi nemici la conferma del loro argomento principale: Berlusconi usa la politica per suo privato piacere, per lui è un tutt’uno.

Solo un Salame può strillare sul «gossip», ossia non capire che s’è reso indifendibile: sulle questioni «di gnocca» (per dirla alla Feltri), gli italiani sono indulgenti. Ma quando l’amante delle «gnocche» le mette al ministero a comandarci, allora non è più gossip, è la vergogna politica, la perdita di ogni minima autorità. Non ha più scuse. Deve anzi scusarsi coi suoi elettori.

Escano o no le intercettazioni, di cui tutti i media hanno almeno qualcosa e tutti ormai sanno tutto, Berlusconi – per un’erezione – s’è politicamente castrato. E ha castrato il tentativo di Tremonti e di Brunetta, e degli altri ministri non da letto, di riformare l’amministrazione pubblica inadempiente, di mettere al suo posto la casta giudiziaria.

S’è impiccato da sè alle sue ossessioni sessuali da persona anziana, gettando via un’occasione che all’elettorato italiano non si presenterà mai più. Il che conferma l’assunto di Talleyrand: essere un Salame, in politica, è peggio che essere un delinquente.

Mi si darà atto che avevo diagnosticato nel Salame una turba psichiatrica. Molti dei suoi atti si spiegano, avevo scritto, come sindrome maniaco-depressiva, con accento sul «maniacale»: facilismo euforico, eccessiva sicurezza di sè, vanterie sessuali, ottimismo immotivato, sventatezza da sottovalutazione dei problemi (già visto per Alitalia).

Oggi si manifesta il lato depressivo: sotto forma di pusillanimità. Dopo aver minacciato decreti e grandi battaglie mediatiche (andando a Matrix...) contro i giudici che lo perseguitano, rinuncia, si fa piccolo, si mette nelle mani di Napolitano che ha promesso di far sparire le intercettazioni, se lui lascia la Casta al potere reale.

«Con un capo impaurito dalle chiacchiere hard la maggioranza non avrà la forza di attuare il programma», scrive Feltri, e coglie il punto politico essenziale. Una notevolissima maggioranza di elettori l’avevano votato per quel programma necessario. Ora, letteralmente, il Salame ha rovinato tutto, anche se stesso.

Resta solo da decidere se quella del Salame sia più una malattia mentale o una malattia morale. Forse, l’una e l’altra. O l’una dipendente dall’altra.

Chiaramente, quell’assatanamento continuo, quel parlarne incessante e quel vantarsi ossessivo delle sue performances – tanto, si dice, da minargli la salute - è un modo infantile, patologico-salamesco, di esorcizzare il pensiero della morte, inevitabile e quotidiano dopo i 70: guardatemi, sono forte! Macchè vecchio, sono ancora giovane, guardate quanto mi tira! Mi tira tantissimo! Ogni donna mi cede! Brambille e Carfagne, le bastono tutte! (ma poi deve pagarle con un ministero, non basta nemmeno uno zibellino).

Addio riforme, separazione delle carriere, abbassamento della tutela indebita che il sindacato giudiziario si è arrogato sui poteri legislativo ed esecutivo.

Avvertimento per i lettori fanatici che mi accusano di berlusconismo: Berlusconi, il bersaglio del loro odio psichiatrico, cadrà, forse entro pochi mesi. Politicamente è già defunto. La Casta, che ha vinto, ce l’avremo sul collo per i secoli dei secoli; compresa quella magistratura di Napoli che non ha mai intercettato un camorrista sì che ha fatto di Napoli una discarica, ma ha trovato urgente intercettare le vanterie «di «Silvio» a «Fedele» sulle ragioni postribolari dell’ingresso di qualche ministra nel governo, sulle virtù di una giovane signora passata dallo «spettacolo alla politica». Via Silvio, la spazzatura fisica e morale di questo Paese resterà, vittoriosa, anzi invincibile.

A quei lettori che possono accoglierlo, fornisco – essendo la politica perdita – un consiglio spirituale: convertitevi da giovani, finchè la natura è flessibile. Come vedete dal lugubre esempio di «Silvio», da vecchi è quasi impossibile. Solo molto ipoteticamente la vecchiaia è saggezza, è seria e serena preparazione al giudizio eterno. Una vita lunga, mal vissuta, costruisce attorno ai vecchi malvissuti un muro di abitudini, vizii, ossessioni, che diventa sempre più duro e imperforabile; il karma, per dirla con i buddhisti, nell’età senile diventa un binario di ferro verso l’inferno, da cui ogni deviazione è impossibile salvo un miracolo.

Lo dico per esperienza anche personale. A parte che mi sono morti amici, che ho visto arrivare impenitenti all’agonia, incapaci di perdonare, di pentirsi, di smettere di fare ciò che facevano, fosse lavoro folle e ormai insensato, fosse sesso o altro vizio. Vedo la stessa rigidità in me. Prego per quei miei amici, spero – anche per loro – la chiara visione che la Misericordia divina può dare negli ultimi istanti. Ma se fossi in voi, non ci farei conto; imparate da giovani a morire bene.

Vedete Berlusconi, come s’è intrappolato nel suo labirinto, che s’è costruito a forza di «successi» e di «veline»: quello è già il suo inferno personale, il suo eterno lager, e solo perchè è un Salame lo scambia per un quasi-paradiso.



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1) Come esempio di uno di questi lettori accecati, e offensivi, eccon una lettera che ho ricevuto dopo l’articolo «CSM come la Comune»: «Con questa analisi lei perde molta credibilità signor Blondet. La credevo più intellettualmente onesto, e che la sua logica fosse immune da interferenze di natura ideologica. Invece non è affatto così. Anzi probabilmente antipatie, simpatie, affinità politiche, sono i principali motori e assiomi che le fanno costruire i suoi articoli. Questo la porta spesso a centrare il bersaglio, ma per puro caso, e comunque, evidentemente con una logica fallace. Questo articolo ad esempio è mosso da una cecità selettiva. Non posso credere a quello che ho letto. Come posso poi affidarmi ai suoi articoli sulle malefatte dell'America, di Israele, sull'undici settembre (argomenti su cui tendenzialmente la penso come lei. Ma spero di avere certe convinzioni non in base a simpatie o antipatie, quanto piuttosto criteri oggettivi...)? La verità è che Berlusconi le piace, le piace (per ovvie ragioni) la figura dell'uomo forte, non riesce a vedere le cose come stanno (o se le vede non le trova così deplorevoli, e per di più le omette) per le molte affinità che questo signore ha con la figura del dittatore. Anche se si tratta di un dittatore moderno, che usa metodi moderni, e si nasconde dietro i simulacri di istituzioni democratiche. E se non riesce a negare la sua natura, perché non esiste logica che lo permette, allora lo fa passare per non abbastanza forte, per vittima di un attacco, che, al di là dei moralismi, è figlio di una semplice lotta politica... non c'è che dire... Qui per fortuna non stiamo parlando di Iran, Israele, o USA, qui ci vivo anche io, e ho vari strumenti per farmi un'idea della realtà in cui vivo. Questo mi da modo di confrontare la sua logica con la mia, i suoi assiomi con i miei. Mi permette di giudicarla. Cosa che, quando si parla di geopolitica, non ho la capacità di fare. Con questi articoli posso capire chi è lei veramente... Sono sconvolto dalla sua analisi... A questo punto spero che lei si concentri su questi temi e la smetta di scrivere articoli sulla situazione internazionale. Lei dimostra di non essere onesto (intelletualmente parlando), per cui non può fare un buon servizio alla causa».
La disonestà intellettuale è tutta del lettore. E’ lui che è mosso da «affinità politiche» che non si confessa, e in più non capisce che il nodo politico italiano centrale è lo scontro fra poteri, in cui il potere non-eletto ha preso il controllo dei poteri eletti. Spero per lui che sia in malafede. Altrimenti devo invitarlo a frenare la sua naturale stupidità. Si occupi d’altro, in ogni caso. Il suo moralismo anti-berlusconiano nasconde la volontà di difendere i privilegi della Casta parassitaria. Si dice: sarei d’accordo sulle riforme della giustizia, se non le facesse un disonesto, uno che è pieno di scheletri nell’armadio. Insomma, si accetteranno le riforme solo quando, a farle, scenderanno in campo San Michele Arcangelo e l’Immacolata. Campa cavallo, naturalmente. Nel frattempo, si lascia tutto il potere ai non-immacolati che intercettano chi vogliono loro, e non intercettano chi devono.



Maurizio Blondet da www.effedieffe.com

Superiorità morale


Mi viene segnalato un articolo tratto da Ma'ariv, un giornale ebraico.
A Betlemme un ragazzo palestinese di 18 anni ha subito il fuoco delle armi ebraiche.
A dispetto della tregua, da poco firmata, ma ormai più volte violata dal popolo eletto.
I soccorsi sono stati inutili, il ragazzo è deceduto, ma dalla sua morte nasce uno straordinario gesto d'amore che commuove.

Il padre ha deciso di procedere con la donazione degli organi. Questo gesto ha salvato la vita di 6 ebrei.
La dichiarazione del padre: All'inizio è stato difficile per me, ma Dio m'ha ispirato a prendere la decisione giusta di aiutare i pazienti con la donazione degli organi di mio figlio. Sono felice di questa decisione e non v'è differenza tra paziente arabi o ebrei. La mia sola intenzione è aiutarli e non voglio neanche sapere la loro identità.

E' questo quello che fa grande un popolo. Rispondere alla morte con la vita non ha nulla di naturale. E' molto di più.

Un giorno il mondo capirà dov'è la ragione in Palestina. Basta solo sperare che ci sia ancora una Palestina da dover salvare.

venerdì 4 luglio 2008

Sessismo a bordo vasca


La plurititolata squadra di pallanuoto femminile di Catania, l'Orizzonte Catania, ha appena esonerato Giusi Malato, l'allenatrice, esclusivamente perchè è rimasta incinta!

L'Orizzonte Catania ha iniziato nel campionato nazionale nel 1985 con una giovanissima Giusi Malato in piscina.
I primi 7 anni vedono l'Orizzonte classificarsi sempre seconda.
Dopo Giusi cresce e diventa la più grande giocatrice di pallanuoto della storia. Più di quello che fu Pele o Maradona per il calcio.
Dal 1992 al 2006 lo scudetto non si è più mosso da Catania, sponda Orizzonte! Giusi trascinava la sua squadra a suon di gol!
Lo stradominio nel suolo italiano è supportato dalla superiorità in europa: l'Orizzonte mette in bacheca numero 8 Champions League!

L'abilità di Giusi è contagiosa: trasforma le ragazze dell'Orizzonte nel Setterosa. Setterosa che vincerà numerosi titoli europei e le Olimpiadi.

Giusi Malato è l'unica giocatrice femminile a vincere la calottina d'oro, trofeo paragonabile al pallone d'oro, solo che MASCHI E FEMMINE CORRONO INSIEME PER IL TITOLO!

Quest'anno è stata l'allenatrice dell'Orizzonte. Durante l'anno è rimasta incinta. Quando l'ha saputo, la società gli ha affiancato un allenatore in seconda per farle sentire il fiato sul collo.
Lei ha dato alla luce Diego tramite parto cesareo per riprendersi prima.
Alla fine dell'anno, come allenatrice, Giusi vince SCUDETTO E CHAMPIONS LEAGUE!

Eppure la società la esonera lo stesso. Una vergogna. Un esempio di mobbing che, probabilmente, avrebbe spinto all'aborto un'altra donna.

L'intera città di Catania si sta rivoltando contro la dirigenza della squadra.
Nonostante lo sport non sia certo un argomento principe di questo blog, è necessario dare massima visibilità all'accaduto.
Il presidente dell'Orizzonte deve nascondersi la faccia con le mani quando cammina per le strade di Catania.

Allego la lettera di Giusi.

Dopo qualche giorno di silenzio, durante il quale ho smaltito la delusione per il trattamento subito dalla società Orizzonte Catania di pallanuoto, ho deciso di dire la verità sull’esonero comunicatomi da parte della dirigenza.

Da donna, da mamma e da sportiva che conosce e rispetta i sani principi della competizione agonistica, non posso che restare sorpresa, delusa, esterrefatta nel rileggere le motivazioni per le quali sono stata allontanata.

Sorpresa perché, se non sbaglio, in questa stagione, l’Orizzonte ha vinto sia lo scudetto che la Coppa Campioni.
Delusa perché non mi aspettavo, sul piano umano, soprattutto, un trattamento simile da gente con cui ho condiviso un sesto della mia giornata. Esterrefatta nel leggere le dichiarazioni sulla mia colpevole maternità. Colpevole di aver dato alla luce mio figlio. Colpevole e, dunque, non in grado di gestire una stagione agonistica ai massimi livelli.

Mi chiedo, allora: i 24 anni in cui ho dato tutto, ma proprio tutto alla mia società, da atleta innamorata dei colori di Catania, sono stati dimenticati? Spero almeno che sia accaduto questo nella mente di persone che da un lato mi sorridevano e gioivano con me dopo ogni successo. Dall’altro, evidentemente, covavano un tradimento che non ritengo grave sul piano sportivo, ma quasi esclusivamente sul piano umano.

In questi anni, in acqua o a bordo vasca, sono stata orgogliosa di portare in alto non solo la pallanuoto, ma anche il nome della mia città. Tanto orgogliosa che ho sacrificato anche tutti i mesi della mia gravidanza, fino al momento del parto. Addirittura, ho deciso di far nascere Diego, d’accordo i medici, con un parto cesareo per tenere fede ai miei impegni professionali e per continuare, orgogliosa più che mai, la rincorsa verso il successo in Coppa Campioni.

Non vi dico cosa provo da donna: nascondere i propri pensieri reali dietro un evento, per me e per i miei amici veri, lietissimo, come la nascita di mio figlio Diego, è una vigliaccheria: non si può costruire un castello solido sulla sabbia.

Ai dirigenti dico soltanto una cosa: ai vostri figli spero diate un esempio diverso, certamente più educativo, di quello che ho ricevuto io. Sul piano sportivo, visto che vivo in questo mondo da molti anni, so benissimo che la scelta di incaricare un altro allenatore covava da tempo e che l’incarico a Formiconi è stato pensato prima della fine della stagione, quando io sono stata affiancata da Pier Luigi. Mi è stato detto che era una piccola precauzione per non restare scoperti nel caso in cui avessi partorito nei giorni della partita. Invece sono stata trattata come la peggiore persona al mondo.
Tradita dagli amici più sorridenti e gentili, almeno dinanzi a me. Tanto gentili che mi avevano proposto di allenare il vivaio. Incarico nobilissimo, ma altrettanto dispendioso sul piano dell’impegno e durissimo su quello tecnico. Per dirla in altre parole: l’applicazione per un allenatore è massima sia in A1 che con i ragazzi che arrivano in piscina il primo giorno. Io la penso così.

Insomma, bugie su bugie per coprire mosse strategiche che, per carità, sono più che legittime. Quel che mi preme ribadire è che, dopo molti anni di impegno (a prescindere dai successi, grazie al cielo arrivati in gran numero) pensavo di meritare un trattamento diverso. Non solo io, ma soprattutto la mia famiglia, offesa, anche derisa pubblicamente se è vero che io avrei dovuto lasciare la squadra per occuparmi 24 ore su 24 dei miei affetti.

Ringrazio innanzitutto i catanesi, commossa ancora oggi, per quell’applauso di tutto lo stadio Massimino tributato a Giusi Malato in quanto simbolo della città che trionfava. Grazie ai dirigenti per l’opportunità che mi è stata concessa: allenare l’Orizzonte di Catania è stato un onore e mi ha arricchito sul piano tecnico e umano, nonostante questo trattamento finale.
Alle ragazze rinnovo il grazie per l’impegno e il sostegno, ma anche per il grande affetto che mi unisce ancor oggi a tutte loro e ribadisco il più grande in bocca al lupo per le successive stagioni. A Formiconi, che è stato mio allenatore, auguro buon lavoro.
Ai dirigenti chiedo di essere umanamente più onesti, in futuro, ma rinnovo la mia sfida. Forse ci rivedremo, stavolta da avversari.

Giusi Malato

martedì 1 luglio 2008

Sulle impronte dei bambini ROM


Maroni (inteso come il nostro ministro dell'Interno) propone di prendere le impronte digitali dei bambini ROM che risiedono sul suolo italiano.
Il censimento inizierà il 10 Luglio.
La teoria è quella di tenere sotto controllo l'emergenza ROM.

E' chiaro che stiamo parlando dei deliri di un folle.
I bambini, che innegabilmente commettono dei reati, sono vittime degli adulti della comunità che li costringono (anche sotto minacce) a perpetrarli.
Mi chiedo che vantaggi possa portare schedare i bambini.
Esclusivamente quello di rendere ancor più vittime, le vittime.

In Romania il 10% della popolazione è di etnia ROM eppure non avvertono la nostra stessa emergenza.
Il segreto sta nella loro politica interna (loro hanno David, non maroni).
La romania importa cervelli e lavoratori onesti. Esporta criminali e impedisce la formazione di campi nomadi.

Se i nomadi entrano e si stabilizzano compiono reati. Non è difficile arrivarci.
La soluzione è impedirne l'ingresso.
Che entrino solo quelli che hanno un lavoro.
Chi ha un lavoro può permettersi un affitto. E vivere in una comunità civile consente una sana integrazione.

La proposta di Maroni non è solo razzista, ma anche
1) INUTILE in quanto non darebbe alcun vantaggio oggettivo
2) CONTROPRODUCENTE, si creerebbe infatti un clima di odio. I bambini crescerebbero in odio al paese che li ospita diventando dei pericoli sociali.

Il problema ROM esiste ed è concreto. Il problema è l'organo con cui risolverlo.
I più, ai maroni, preferiscono il cervello.