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venerdì 4 luglio 2008

Sessismo a bordo vasca


La plurititolata squadra di pallanuoto femminile di Catania, l'Orizzonte Catania, ha appena esonerato Giusi Malato, l'allenatrice, esclusivamente perchè è rimasta incinta!

L'Orizzonte Catania ha iniziato nel campionato nazionale nel 1985 con una giovanissima Giusi Malato in piscina.
I primi 7 anni vedono l'Orizzonte classificarsi sempre seconda.
Dopo Giusi cresce e diventa la più grande giocatrice di pallanuoto della storia. Più di quello che fu Pele o Maradona per il calcio.
Dal 1992 al 2006 lo scudetto non si è più mosso da Catania, sponda Orizzonte! Giusi trascinava la sua squadra a suon di gol!
Lo stradominio nel suolo italiano è supportato dalla superiorità in europa: l'Orizzonte mette in bacheca numero 8 Champions League!

L'abilità di Giusi è contagiosa: trasforma le ragazze dell'Orizzonte nel Setterosa. Setterosa che vincerà numerosi titoli europei e le Olimpiadi.

Giusi Malato è l'unica giocatrice femminile a vincere la calottina d'oro, trofeo paragonabile al pallone d'oro, solo che MASCHI E FEMMINE CORRONO INSIEME PER IL TITOLO!

Quest'anno è stata l'allenatrice dell'Orizzonte. Durante l'anno è rimasta incinta. Quando l'ha saputo, la società gli ha affiancato un allenatore in seconda per farle sentire il fiato sul collo.
Lei ha dato alla luce Diego tramite parto cesareo per riprendersi prima.
Alla fine dell'anno, come allenatrice, Giusi vince SCUDETTO E CHAMPIONS LEAGUE!

Eppure la società la esonera lo stesso. Una vergogna. Un esempio di mobbing che, probabilmente, avrebbe spinto all'aborto un'altra donna.

L'intera città di Catania si sta rivoltando contro la dirigenza della squadra.
Nonostante lo sport non sia certo un argomento principe di questo blog, è necessario dare massima visibilità all'accaduto.
Il presidente dell'Orizzonte deve nascondersi la faccia con le mani quando cammina per le strade di Catania.

Allego la lettera di Giusi.

Dopo qualche giorno di silenzio, durante il quale ho smaltito la delusione per il trattamento subito dalla società Orizzonte Catania di pallanuoto, ho deciso di dire la verità sull’esonero comunicatomi da parte della dirigenza.

Da donna, da mamma e da sportiva che conosce e rispetta i sani principi della competizione agonistica, non posso che restare sorpresa, delusa, esterrefatta nel rileggere le motivazioni per le quali sono stata allontanata.

Sorpresa perché, se non sbaglio, in questa stagione, l’Orizzonte ha vinto sia lo scudetto che la Coppa Campioni.
Delusa perché non mi aspettavo, sul piano umano, soprattutto, un trattamento simile da gente con cui ho condiviso un sesto della mia giornata. Esterrefatta nel leggere le dichiarazioni sulla mia colpevole maternità. Colpevole di aver dato alla luce mio figlio. Colpevole e, dunque, non in grado di gestire una stagione agonistica ai massimi livelli.

Mi chiedo, allora: i 24 anni in cui ho dato tutto, ma proprio tutto alla mia società, da atleta innamorata dei colori di Catania, sono stati dimenticati? Spero almeno che sia accaduto questo nella mente di persone che da un lato mi sorridevano e gioivano con me dopo ogni successo. Dall’altro, evidentemente, covavano un tradimento che non ritengo grave sul piano sportivo, ma quasi esclusivamente sul piano umano.

In questi anni, in acqua o a bordo vasca, sono stata orgogliosa di portare in alto non solo la pallanuoto, ma anche il nome della mia città. Tanto orgogliosa che ho sacrificato anche tutti i mesi della mia gravidanza, fino al momento del parto. Addirittura, ho deciso di far nascere Diego, d’accordo i medici, con un parto cesareo per tenere fede ai miei impegni professionali e per continuare, orgogliosa più che mai, la rincorsa verso il successo in Coppa Campioni.

Non vi dico cosa provo da donna: nascondere i propri pensieri reali dietro un evento, per me e per i miei amici veri, lietissimo, come la nascita di mio figlio Diego, è una vigliaccheria: non si può costruire un castello solido sulla sabbia.

Ai dirigenti dico soltanto una cosa: ai vostri figli spero diate un esempio diverso, certamente più educativo, di quello che ho ricevuto io. Sul piano sportivo, visto che vivo in questo mondo da molti anni, so benissimo che la scelta di incaricare un altro allenatore covava da tempo e che l’incarico a Formiconi è stato pensato prima della fine della stagione, quando io sono stata affiancata da Pier Luigi. Mi è stato detto che era una piccola precauzione per non restare scoperti nel caso in cui avessi partorito nei giorni della partita. Invece sono stata trattata come la peggiore persona al mondo.
Tradita dagli amici più sorridenti e gentili, almeno dinanzi a me. Tanto gentili che mi avevano proposto di allenare il vivaio. Incarico nobilissimo, ma altrettanto dispendioso sul piano dell’impegno e durissimo su quello tecnico. Per dirla in altre parole: l’applicazione per un allenatore è massima sia in A1 che con i ragazzi che arrivano in piscina il primo giorno. Io la penso così.

Insomma, bugie su bugie per coprire mosse strategiche che, per carità, sono più che legittime. Quel che mi preme ribadire è che, dopo molti anni di impegno (a prescindere dai successi, grazie al cielo arrivati in gran numero) pensavo di meritare un trattamento diverso. Non solo io, ma soprattutto la mia famiglia, offesa, anche derisa pubblicamente se è vero che io avrei dovuto lasciare la squadra per occuparmi 24 ore su 24 dei miei affetti.

Ringrazio innanzitutto i catanesi, commossa ancora oggi, per quell’applauso di tutto lo stadio Massimino tributato a Giusi Malato in quanto simbolo della città che trionfava. Grazie ai dirigenti per l’opportunità che mi è stata concessa: allenare l’Orizzonte di Catania è stato un onore e mi ha arricchito sul piano tecnico e umano, nonostante questo trattamento finale.
Alle ragazze rinnovo il grazie per l’impegno e il sostegno, ma anche per il grande affetto che mi unisce ancor oggi a tutte loro e ribadisco il più grande in bocca al lupo per le successive stagioni. A Formiconi, che è stato mio allenatore, auguro buon lavoro.
Ai dirigenti chiedo di essere umanamente più onesti, in futuro, ma rinnovo la mia sfida. Forse ci rivedremo, stavolta da avversari.

Giusi Malato

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