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mercoledì 4 luglio 2007

Università cattolica caccia docente ebreo


Articolo di Maurizio Blondet, immagine dall'archivio

Maurizio Blondet
04/07/2007
Ma non temete: nessun antisemitismo, nessuna discriminazione.
Il professore licenziato è Norman Finkelstein, il noto autore del saggio «L’industria dell'olocausto», dove il docente (che è storico di professione) ha documentato che la lobby ebraica strumentalizza la Shoah per giustificare le politiche (e le atrocità) di Israele.
L’università è la Ron Paul Catholic University, che ha dimesso Finkelstein nonostante le proteste di professori e studenti.
La Ron Paul, beninteso, non è una università pontificia, sotto il diretto controllo di Roma.
Tuttavia non è nemmeno una istituzione genericamente «cattolica» nel vago senso che è fondata è gestita da cattolici, e dunque indipendente dal Vaticano.
Infatti dal 1991, quando Giovanni Paolo II ha emanato la costituzione apostolica sulle università cattoliche (Ex Corde Ecclesiae), tutte le università che si dicono cattoliche sono obbligate ad obbedire al Vaticano sui temi «di morale e di fede».
E’ grazie a questa costituzione che l’università di Tubinga ha rimosso Hans Kung.
Ma Kung negava l’infallibilità pontificia, un punto dottrinale centrale.
Norman Finkelstein non nega l’olocausto (evidentemente, anche questo un dato divenuto centrale, per potersi dire cattolici).
Egli obietta, per citare le sue parole, «la dottrina che sostiene: poiché gli ebrei hanno sofferto in un modo unico, Israele non deve essere tenuta alle stesse norme morali e legali a cui sono tenuti gli altri popoli… ossia, l’olocausto nazista viene usato come strumento politico per far tacere le critiche sulle azioni di Israele nei Territori Occupati».
Non sembra una materia «di fede e di dottrina» sulla quale la libertà accademica di ricerca debba essere limitata dall’autorità dogmatica.
Non sembra che Finkelstein abbia sfidato un dogma cattolico.
Al massimo, ha esercitato la sua ricerca su un tema che un tempo la Chiesa diceva «opinabile», ossia discutibile - nel senso che è consentito discuterlo.

Di fatto, altri grandi storici hanno difeso Finkelstein dichiarando di condividere le sua opinione. Basti citare per tutti Avi Shlaim, israeliano e docente di relazioni internazionali ad Oxford, una delle massime autorità sul conflitto arabo-israeliano, e Raul Hillberg, considerato il fondatore degli studi sulla shoah (la sua opera principale è «The destruztion of european jews»).
Anche la maggioranza dei membri di facoltà alla Ron Paul ha votato a favore di Finkelstein.
Ma il professor Charles Sugar, membro del consiglio che all’università decide su promozioni e conferme, ha raccomandato la dismissione del docente, con la motivazione che i lavori di ricerca di Finkelstein, benchè «adeguati», sono scritti in uno stile «spesso incivile, irrispettoso, acceso». Ragion per cui Finkelstein mancherebbe ai «valori della collegialità».
La American Association of University Professors ha ribattuto che il criterio della mancata «collegialità» è spesso usato per scopi punitivi, disciplinari e pregiudiziali, essendo il termine soggetto alle più vaste interpretazioni.
Invano: Finkelstein è stato cacciato, senza una motivazione scritta.
La realtà è che l’università ha ceduto ad una ben precisa intimidazione.
Alan Dershowitz, ebreo, professore di diritto ad Harvard (è il più autorevole promotore della legalità giuridica della tortura contro i sospetti di «terrorismo islamico») ha montato, anche sulle pagine del Wall Street Journal, una campagna forsennata contro Finkelstein.
Ha accusato Finkelstein di antisemitismo.
Inoltre, ha spedito una lettera ai membri di facoltà della Ron Paul chiedendo loro di votare contro il loro collega.
Evidentemente non è stata la sola missiva che ha raggiunto l’università; secondo l’uso nella nota lobby, una profluvie di telefonate, lettere, minacce di ritirare fondi e donazioni è seguita al segnale di Dershowitz.
«E’ stata una vera e propria campagna», ha dichiarato Raul Hillberg.
Ha partecipato alla campagna diffamatoria anche il MEMRI (Middle East Media Research Institute), una nota agenzia che traduce articoli da giornali arabi e iraniani in inglese, sì da offrire ai media occidentali le pezze d’appoggio per una «informazione corretta» sulla barbarie musulmana.

Finkelstein ha replicato che il MEMRI è praticamente il Mossad.
Pura verità, essendo l’agenzia di informazione veridica fondata dal colonnello Ygal Carmon, già ufficiale dell’intelligence israeliana.
La replica dev’essere stata considerata «incivile e irrispettosa» ed ha precipitato la decisione dell’università vicina al cuore della Chiesa (Ex Corde Ecclesiae).
Ciò vuol dire che la fede nell’unicità dell’olocausto è diventata un dogma cattolico, e Finkelstein un ebreo cattivo perché eretico.
Aspettiamo con ansia la revisione del «Credo»: «Io credo in una sola Shoah…».
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