sì sì no no è una rivista teologica antimodernista: così l’ha concepita il suo fondatore, don Francesco Maria Putti, e tale deve restare. Perciò, dovendo affrontare gli errori che devastano, dal Vaticano II fino ad oggi, l’ambiente cattolico ed ecclesiale, prendiamo in considerazione soprattutto e principalmente l’aspetto dogmatico di essi, senza negare quello sociale e storico, che, però, lasciamo ad altri.
Una delle cause, se non la causa principale, della crisi della Chiesa “conciliare” (come la definì il card. Benelli) è l’ecumenismo e, nel quadro dell’ecumenismo, i rapporti tra cristianesimo e giudaismo odierno o postbiblico. Tale argomento va inquadrato dal punto di vista della Fede della Chiesa, fondata nella Divina Rivelazione scritta e orale, nella unanime esegesi patristica, nel Magistero e nel consenso dei teologi approvati.
Tra questi uno a noi molto vicino e spettatore della crisi aperta dal Concilio è monsignor PIER CARLO LANDUCCI, il quale in Cento problemi di Fede (Assisi, ed. Pro Civitate Christiana, 1953) scrive: «È tanto sorprendente – ma tuttavia spiegabile – l’accecamento degli Ebrei di duemila anni fa di fronte a Gesù quanto quello degli Ebrei di oggi che si ostinano a rifiutare il Cristianesimo […]. Se si trattasse di una questione puramente tecnica o matematica, l’adesione sarebbe facile. Ma quando entra in campo la Fede e la condotta morale, alla luce intellettuale si affianca l’impulso oscurante degli interessi e delle passioni – specialmente dell’orgoglio – alle ispirazioni della grazia s’oppone la tentazione del demonio, e non c’è evidenza che possa vincere la resistenza e l’indurimento del cuore […]. Ed esso sospinse gli Ebrei sino al deicidio e all’ automaledizione: “Il sangue di Lui ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt. XXVII, 25). Quando si considera la storia del popolo ebreo – antica o moderna – non bisogna mai dimenticare tale pervertimento del cuore che lo condusse a quel supremo misfatto e l’ancorò nell’odio al Cristianesimo» (pp. 222-224).
Quanto al problema dell’elezione di Israele, mons. Landucci fa notare che Israele «è “eletto” – cioè scelto – nel senso dei particolarissimi doni di Dio che l’hanno accompagnato lungo tutta la sua storia precristiana […]. Ma erano doni che non escludevano la possibilità dell’ incorrispondenza e della prevaricazione: così come Giuda fu eletto e prevaricò» (p. 225).
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In Miti e Realtà (Roma, La Roccia, 1968), lo stesso monsignor Landucci, riguardo alla colpevolezza o meno del giudaismo nel deicidio, scrive: «Attenuanti si possono ammettere, scusanti, soprattutto quanto ai capi, no. […]. Quegli ebrei avevano ben coscienza di essere mossi dall’odio. Dell’accecamento circa la verità di Gesù erano re-sponsabili in causa […]. Gesù disse bensì la misericordiosa e meravigliosa prima parola dalla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc. XXIII, 34). La disse, però, propriamente, non solo degli ebrei, ma di tutti i Suoi carnefici. Tuttavia, se chiedeva per essi il perdono, vuol dire che la loro colpa c’era: e la richiesta del perdono equivaleva alla richiesta al Padre di donar loro la grazia del pentimento e della conversione» (pp. 257-258).
Sempre nello stesso libro, il Landucci ha dedicato un capitolo intero (Il problema ebraico, pp. 435-443) alla que-stione che stiamo trattando. Il prelato precisa che l’ antisemitismo pagano non deve «far chiudere gli occhi davanti allo spirito e alla ostilità attuale anticattolica, non dei singoli ebrei, ma dell’ebraismo internazionale […]. Mentre essi [ebrei] sono sparpagliati in tutte le nazioni assumendone la regolare cittadinanza, mantengono tuttavia, in generale, una piena unità di razza, come se costituissero una super-nazione a parte, gravitante attorno allo Stato d’Israele […]. Questa unità (caso unico) ha un triplice fondamento, che fa come un tutt’uno di sangue, di religione (anche quando sia praticata come esteriore omaggio a cerimonie tradizionali) e di storia politica. Essa [unità] non risalta quando si hanno contatti isolati con i singoli ebrei, ma emerge subito nelle loro mutue relazioni, nella loro solidarietà internazionale, nel segreto ermetico che sanno mantenere sulle loro cose, nell’ ostilità ai matrimoni misti, nella persecuzione familiare a quei pochi che si convertono e si battezzano. L’ ebraismo costituisce quindi, in realtà, un impressionante esempio attuale di razzismo […]. La divina predilezione per il “popolo eletto”, la sacertà della S. Scrittura da esso custodita, il sangue ebreo del Divin Redentore, come di Maria e degli Apostoli, ecc., anziché placare l’ostilità ebraica contro il Cristianesimo, costituiscono purtroppo un intimo motivo alimentatore di tale ostilità. L’ alternativa infatti è fatale. O riconoscere la verità del divino Messia, uscito dal seno della loro stirpe, e, quindi, la verità del Cristianesimo, o seguitare a negare la verità di Gesù (o positivamente o ignorandola) e vedere in Lui e nella sua religione il più tragico inganno […]. Si tratta, purtroppo, [quanto al giudaismo attuale] di un effettivo rifiuto positivo… di Gesù quale divino Messia e Salvatore promesso […]. È il medesimo rifiuto del mondo giudaico del tempo di Gesù […]. Prosegue cioè il tragico errore dei loro padri […]. Tuttavia la posizione particolarmente drammatica de-gli Ebrei, in ordine alla salvezza […], deriva ancor più da un altro fattore, intorno a cui circolano, nel campo cattolico, con la migliore delle intenzioni, molti curiosi equivoci e sofismi. Tale fattore, di dolorosa drammaticità, è costituito proprio dalla nobiltà della Tradizione religiosa precristiana di quel popolo, dall’essere stato destinato a dare al mondo il Messia, dall’averlo effettivamente dato nella persona di Gesù. Supponiamo pertanto che il giudaismo aves-se riconosciuto e accolto Gesù, e si fosse quindi tutto trasformato, come avrebbe dovuto avvenire secondo i disegni di Dio, nel cristianesimo [come fu degli Apostoli e del “resto” d’Israele che costituì la Chiesa primitiva –n.d.r.]. In tale ipotesi, certamente, tutti quei passati doni di Dio e soprattutto quello supremo della nascita del Salvatore divino da sangue giudeo, avrebbero costituito tante glorie anche per gli attuali Ebrei. Ebbene è proprio a questa ipotesi che sembrano pensare non pochi commentatori cattolici. Ma purtroppo la realtà è precisamente opposta. Tale ipotesi non si è verificata l’ebraismo ha respinto Gesù, rinnegando con ciò la sua storia e la sua fondamentale missione. Questa quindi non è che un titolo di maggiore responsabilità, che rende l’ebraismo – obiettivamente parlando – l’ anticristianesimo più inescusabile».
da www.sisinono.org
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