martedì 8 gennaio 2008
Veperata quaestio
Che significa «Veperata quaestio»?
No, non consultate il vocabolario di latino, lasciate in pace il vecchio Calonghi-Georges.
Si tratta di un'espressione che s'è trovata scritta nella prova di una aspirante magistrata, al concorso per giudici di novembre.
Gli esaminatori ci hanno messo un po' a capire che la ragazza voleva scrivere «vexata quaestio», ma aveva equivocato il senso della «x», traducendola, com'è usa fare negli SMS, in «per».
Evidentemente aveva copiato il concetto latino da un suggerimento inviatole per cellulare, senza capirne un tubo.
Un abisso di stupidità e nullità mentale con pretese giudiziarie.
A quanto pare, in quell'abisso sono in tanti.
Per 380 posti da coprire, si sono iscritti in 43 mila laureati.
Dopo la prova scritta, solo 4 mila sono stati ammessi: il 92 per cento hanno dovuto essere scartati per errori di grammatica da ripetenti di prima elementare: «Riscuotere» con la «q» anziché la «c», «hanno» senza la «h», «è» senza accento, mancanza di punteggiatura o eccesso di punteggiatura (come Totò dettava: «Punto, due punti, punto e virgola»)
Uno ha scritto «cmq» invece di «comunque».
Uno ha citato «la corte dell'Aiax» (invece che la corte dell'Aja), un altro ha voluto citare l'aforisma latino «nulla poena sine lege» e gli è venuto fuori «nullum pene».
Un altro ha cominciato il suo tema di diritto amministrativo con la seguente frase: «Finchè la barca va».
Frase che è, in fondo, il sunto della Weltanschauung italiota, come la filosofia di Hegel si può riassumere nell'espressione «Tutto ciò che è reale è razionale».
Finchè la barca va, lasciala andare.
Alla deriva...
I suddetti strafalcioni non sono stati resi pubblici ufficialmente: sono ciò che i cronisti hanno raccolto dal gossip dei commissari del concorso, dalle loro risatine o sogghigni.
Ufficialmente, come ha detto il giudice esaminatore Matteo Frasca, non si possono riferire gli errori e le castronerie, per «privacy».
Perché no?
Anzi bisognerebbe pubblicare gli strafalcioni dei 4 mila in una pubblica bacheca, con tanto di nome e cognome dell'autore: chissà, forse solo il ritorno alla vergogna può salvarci.
Sarebbe resuscitare l'istituto dei censori romani, che potevano punire pubblicamente il cittadino venuto meno alla dignità (dignitas).
Anzi di più: il diritto romano non avrebbe ammesso un diritto alla privacy, né qualunque altro, per questo individui, avendo sancito che il primo requisito per essere soggetti di diritto è l'appartenenza alla specie umana: «Hominum causa omne jus constitutum est».
Asini ed altri bruti ne sono esclusi.
Ma capisco che è una questione discutibile: «veperata quaestio», come si dice in magistratura.
Frasca, a bocca cucita, ha ammesso però: «Se il mio maestro delle elementari avesse visto in un mio compito verbi coniugati come in certe prove che ci sono state consegnate, mi avrebbe dato una bacchettata sulle dita».
Il guaio è che i concorrenti non erano usciti dalla prima elementare: tutti erano laureati, e ben 16 mila di loro persino amministratori pubblici, avvocati, gente con dottorato di ricerca.
Ottenuti cmq.
In media avevano 30-35 anni. il che non è strano, in un paese dove si festeggia un cantante di 70 anni invece di invitarlo a riposarsi, e un senatore a vita di 82 si fa di coca come un bulletto brufoloso da discoteca.
Sicchè, nonostante i 4 mila ammessi alla prova orale (dovevano aver passato lo scritto, cmq) i 380 posti non hanno potuto essere tutti coperti.
Sono stati promossi, e diventano magistrati, solo 319, più (scrive Il Giornale) «altri tre ripescati in extremis dal ministro Clemente Mastella con un suo provvedimento».
Sono questi tre a preoccupare di più: c'è da avere i brividi ad essere giudicati da tre analfabeti, che sarebbero stati bocciati se non fossero stati promossi dal ministro, lui stesso pregiudicabile.
Che Mastella si stia crescendo una nidiata di (utili) idioti da cui poi andare a «riscuotere»?
Oltretutto, è legale?
Dov'è la fiera indipendenza della magistratura?
Qualcuno dovrebbe ricorrere alla Corte dell'Aiax.
Una sentenza dell'Aiax (fosse pure l'omonima squadra di calcio) già basterebbe a giudicare l'ultima trovata di Prodi per l'emergenza monnezza: ha mandato l'esercito a raccoglierla, e la monnezza medesima sarà ospitata in installazioni militari, che diverranno discariche permanenti.
Si poteva escogitare un utilizzo alquanto più aderente alla vocazione delle nostre forze armate?
Sì, Napoli ha, o almeno paga, 20 mila netturbini a ruolo, ossia 25 per ogni addetto milanese.
Perché non obbligare questi ventimila, una volta tanto, a fare il lavoro per cui sono stipendiati?
I soldati potrebbero essere utilizzati non già per raccogliere loro la sporcizia, ma per sorvegliare questi lavoratori durante il lavoro: s'intende con il fucile mitragliatore spianato, e con le regole d'ingaggio adeguate a zona d'operazione nei confronti di «enemy combatants».
Sparare a vista su chi sfugge.
Già sento le proteste dell'umanitarismo laico e cattolico, e mi rendo conto di aver sollevato un'altra «veperata quaestio».
Ma invito lorsignori a considerare che la situazione di Napoli non è più tale, da poter essere sanata con le leggi ordinarie, e nemmeno con il diritto penale di pace.
Me l'ha detto uno che è stato a Pianura, dove la società civile protesta contro la discarica: in mezzo a quella società civile ci sono ceffi di cui anche la Polizia ha paura.
Camorristi ben noti e conosciuti, che guidano la protesta e la violenza, e non hanno (loro) paura di nulla, anzi palesemente arroganti e impuniti.
La Polizia non può farci nulla, perché se risponde con le armi finisce in giudizio, sotto quei tali magistrati del «finchè la barca va».
Considerino lorsignori: in quale altro Stato è la delinquenza organizzata a far paura alle forze dell'ordine, anziché il contrario?
Forse in Colombia e nell''Iraq oggi finalmente democratico, cmq non in Europa.
Quando tale situazione si produce, si deve sospendere il diritto e le sue garanzie e lungaggini, e introdurre lo stato d'eccezione: legge marziale, rastrellamenti con autoblindo casa per casa, processi sommari, impiccagioni ai pali della luce dei sospetti (se viene colpito qualche innocente, Dio sceglierà i suoi).
In un territorio controllato da una criminalità simile in tal modo totale, deve sì entrare l'esercito, ma non come netturbino.
Come in zona di guerra.
Orrore, orrore, direte voi.
Ma vi invito a considerare che in Campania ci sono cittadini onesti, tenuti ostaggio della camorra. Forse è perfino una maggioranza di nostri concittadini, che vorrebbero ribellarsi a quel potere, ma ne hanno fisicamente paura.
E perciò ne subiscono le «vexationes» (o «veperationes») senza reagire.
Quando dei cittadini sono stati assoggettati a un potere oppressivo e violento, il nostro dovere patrio è di andarli a liberare.
Manu militari.
Con l'esercito in armi e il caricatore innestato.
Bisogna ristabilire l'ordine.
Il che significa che la gente debba ricominciare a temere più la forza pubblica che la forza privata dei criminali.
E quale pedagogia migliore che alcune impiccagioni ai lampioni di individui già noti alla polizia ma fino ad oggi intoccabili?
Avanzo questa proposta con tanta più serenità, in quanto sicuro che non sarà mai nemmeno lontanamente presa in considerazione.
Bassolino ha detto che lui non si dimette: «Se questo risolvesse la situazione lo farei subito».
Veramente, gli si chiede di dimettersi per quel che già ha fatto in 14 anni, ma che volete?
E la logica del diritto italiota è sempre saldo, nei suoi principii altamente umanitari.
Esso comincia dal disprezzo della logica formale, ed è ovvio che sbocchi nel disprezzo della giustizia, e dell'altrui intelligenza.
Infatti, fate un esperimento mentale: immaginate per un attimo che Bassolino sia un governatore berlusconiano.
Quante centinaia di inchieste giudiziarie sarebbero già state aperte contro di lui dai coraggiosi magistrati?
Ma essendo di «sinistra» (cioè del blocco sociale di cui la magistratura fa parte) nulla o quasi.
Qualche giudice che ci ha provato è stato trasferito.
Qualche giudice che aveva scoperto «strutture pubbliche create apposta per portare denaro alla criminalità».
E l'aveva scritto così, nero su bianco.
Virgola, punto e punto-e-virgola.
E allora teniamoci tutti.
I promossi al concorso della magistratura perché hanno imparato a scrivere «cuore» senza la «q»,
a parte quei tre fatti promuovere da Mastella per ragioni di contiguità e concorso esterno.
Teniamoci Bassolino.
Teniamoci Prodi che umilia i soldati anziché i camorristi.
E cerchiamo di vedere il lato allegro della cosa.
Prodi ha mandato i soldati a sgomberare i portoni delle scuole, perché i giovinetti campani già contavano di stare a casa, e i direttori di chiudere le classi con la scusa dell'emergenza-monezza: ragioni sanitarie, dicono, come se respirare la monnezza a squola fosse più pericoloso che respirarla in strada.
Così, i ragazzi dovranno cmq frequentare: poco male, anche andando alla scuola italiota non potranno diventare più ignoranti di quanto sono già i laureati in legge, magari imparano un po' di bullismo che è utile nella vita, a Napoli specialmente.
Altri fatto positivo: in questi giorni la camorra, dice La Stampa, paga i bambini rom perchè brucino i copertoni ed altra monnezza, 50 euro a falò.
Largo ai giovani, finalmente!
E ai rom un lavoro infine socialmente utile.
E in questo roseo clima, salutiamo la mancata magistrata che ha scritto «veperata quaestio»:
si ripresenti al prossimo concorso, signorina, e i giudici saranno lieti di accoglierla nella loro casta.
Non solo come praticante, ma come fondatrice del nuovo diritto («jus novum») di cui già si vedono gli splendidi frutti.
Per esempio: fin dall'età repubblicana, Roma («jus vetus») vietava di presentare alle assemblee proposte di legge contenenti disposizioni eterogene («leges saturae»).
Oggi, abbiamo visto due esempi di «lex satura» recentissimi: il decreto sulle espulsioni in cui è stato inserito alla chetichella il delitto di «omofobia», e l'ultima finanziaria, composta di oltre mille commi dove tutto è regolato nei minimi particolari, fino il turismo per anziani in bassa stagione.
Si avanza a gran passi verso la legislazione totale: una unica legge di trenta o quaranta milioni di commi, che vieterà ogni azione normale e depenalizzerà ogni atto perverso, delinquenziale o semplicemente cretino.
Questa legge unica brillerà nei secoli come brillà la compilazione di Giustiniano, le «Institutiones Justiniani».
Saranno chiamate, probabilmente, «Veperationes Viskianae», ossia «vessazioni di Visco».
Maurizio Blondet
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