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mercoledì 30 gennaio 2008

Bloody Sunday

Sembra quasi una storia lontana, una storia di cui non parla più nessuno.
Un tempo essere cattolici nell'Irlanda del Nord era come essere musulmani in Palestina oggi.
Dall'inizio del XX° secolo venne attuata una politica di discriminazione nei confronti dei cattolici. David Trimble, protestante unionista, non esitò a definire l'Irlanda del Nord "un luogo freddo per i cattolici".
A volte si arriva ad un punto in cui sopportare ulteriormente significa umiliarsi. Così si arrivò alla divisione in due fazioni: gli unionisti, protestanti, detentori del potere politico ed economico, fedeli al Regno Unito e i repubblicani, cattolici indipendentisti.
Si formarono due eserciti: UDA (Ulster Defence Association) per gli unionisti e l'IRA (Irish Repubblican Army) per i repubblicani.
L'Irlanda del Nord cadde nella guerra civile.

Da Londra arrivarono leggi vergognose: una di queste fu il famigerato internment, la possibilità per le forze di polizia di trattenere in detenzione un sospetto a tempo praticamente indefinito, senza che vi fosse obbligo di rispettare tempi procedurali per l'apertura del processo.
Non stiamo parlando di carceri normali: gli indipendentisti venivano scaraventati negli H-block, carceri che entreranno nella storia per il trattamento disumano e per le umiliazioni fisiche che i secondini infliggevano ai detenuti.

Il 30 Gennaio 1972, a Derry, vi era una manifestazione proprio contro l'internment quando il I° Reggimento paracadutisti comandato dal colonello Wilford aprì il fuoco contro i manifestanti lasciando 13 morti al suolo, 14 i feriti.
Fu chiamata Bloody Sunday.
La violenza inglese naturalmente riversò molti giovani nelle fila dell'IRA e segnò di fatto l'inizio della militarizzazione del conflitto tra Inghilterra e Irlanda del Nord

L'Irlanda ancora piange i suoi martiri della Bloody Sunday. A noi il dovere di ricordare il giorno in cui l'Inghilterra negò all'Irlanda il diritto di autodeterminazione dei popoli tuonando dalle canne di un fucile.
Tiochfaid àr là

domenica 27 gennaio 2008

La giornata dell'ipocrisia


Oggi si celebra(termine adatto datosi il carattere laico-liturgico della faccenda) la "Giornata della memoria" in ricordo del genocidio dei giudei.
Notate infatti:la faccenda ha un tale lato liturgico che quasi nessuno lo chiama "genocidio". Quella strage è l'Olocausto per eccellenza.
Anzi,la Shoah. Perchè usiamo direttamente il termine ebraico.
C'è una guerra storica a proposito. ci sono negazionisti e revisionisti che si dicono pieni di prove. Ma non c'è dialogo sulla faccenda. Chi nega o revisiona in parte la storia del genocidio giudeo si guadagna la morte sociale con quella stella blu nel braccio con scritto "antisemita" e va in galera.
Attenti tutti,perchè ci si va veramente in galera. Chiedere a Irving.
E attenti anche a chiedersi troppo a proposito. Sennò si fa la fine di Faurisson(leggasi gli articoli a proposito che man mano riporto) a causa dello squadrismo giudaico.

Siamo nel medioevo. L'unica religione rimasta(la storia del massacro dei giudei) va tutelata con tutta forza nella sua versione ufficiale. Chi non lo accetta,morte sociale o galera.
Tutti siamo tenuti ad uniformarci a questo costume,tutti dobbiamo scusarci e lodare. Lodare il popolo autoadorantesi(rari sono i rabbini che credono ancora in Dio;molti credono che Dio sia il popolo ebraico stesso o sono semplicemente atei che pregano per tradizione).
Lo dobbiamo fare noi, lo deve fare persino la Chiesa.


Naturalmente il tempo fa sgualcire determinati dettagli coloriti. Ad esempio si sa ormai per certo che la storia dei bottoni o delle saponette in ebreo è un falso storico. In aggiunta si scopre che in effetti in alcuni campi c'erano realmente le fabbriche di aerei per la Luftwaffe(infatti alcuni campi furono bombardati dagli alleati e così morì Mafalda di Savoia lì internata)e che le camere a gas che ci sono non sono vere.
No,scusate,non volevo scriverlo. intendevo che i tedeschi,popolo estremamente efficiente,riuscirono,pur nella fretta di fuggire, a demolirle. Così adesso vediamo delle ricostruzioni su cui poterci commuovere.
E che dire delle società ebraiche che censiscono gli ebrei europei nel 1930 e nel 1950 e trovano addirittura più ebrei? Si saranno dimenticati il numero dell'infinito,che non è più il 3 ma il 6milioni.


Queste incresciose inesattezze potrebbero minare la fede nel genocidio. Il che è sbagliato. Quindi le nuove generazioni andranno "al catechismo". Si,perchè negli USA "storia dell'olocausto" è una materia scolastica come educazione fisica,geografia e inglese. Con tanto di voto.



Perchè questa fissazione nei dettagli? Che differenza fa se ne sono morti 6milioni,600mila o solo 6? naturalmente nessuna,parlando di esseri umani.
Sarebbe comunque infinitamente grave.
Ma non utile politicamente.
Perchè c'è uno stato in oriente che ne ha febbrile bisogno per tutelare la propria immagine di carnefice.
per questo,il giorno della memoria.
"Per non dimenticare",dicono.



e per questo è il giorno dell'ipocrisia. Perchè le vittime di ieri che oggi osanniamo sono i carnefici di oggi. E noi viviamo durante un olocausto. Un olocausto di Palestinesi,costretti alla fame e alle malattie in un lager di nome Gaza da cui cercano disperatamente di scappare in questi giorni.
L'ho definito lager? Peggio che un lager. I nazisti infatti si occupavano di cibare gli internati e non avevano la presunzione e l'arroganza di pretendere di essere lodati dalle proprie vittime. Esattamente l'opposto che a gaza dove i giudei, in barba alla convenzione di ginevra, affamano e torturano i palestinesi.



Il passato è passato,la storia si è capovolta. Mi addolora quello che è successo ieri,ma viviamo nei nostri giorni! Apriamo gli occhi di fronte all'olocausto dei nostri giorni!
Che i nostri figli non ci possano accusare! O biascicheremo anche noi,come i nostri nonni "non sapevamo...non potevamo sapere...".

venerdì 25 gennaio 2008

Lettera a Spielberg


Se ne discute nel Forum Tratto da Thule-Toscana 5 maggio 1999 Questa lettera mi è stata mandata da Roger Dommergue Polacco de Menasce, un ebreo francese da me conosciuto tramite un video girato da Ernst Zundel proprio agli inizi del mio interessamento al movimento revisionista. Sfortunatamente il Dr.Dommergue parlava con un accento francese così marcato che non potei comprendere parte del contenuto di quel video, ma ricordo vividamente quanto Zundel, al ritorno dal suo viaggio in Francia, fosse rimasto affascinato dall’onestà e dall’integrità di quell’uomo. Perciò, quando ricevetti questa lettera via posta elettronica, la pescai immediatamente fuori dalla montagna di posta che aspettava di essere letta e cominciai a scorrerla. Credo di non farvi cosa sgradita nel mandarvi questa testimonianza di ciò che io chiamo “Estorsione Olocaustica S.p.A.” l’ho lasciata intatta, per cui vi chiedo di soprassedere agli errori grammaticali e al fatto che il Dr.Dommergue appaia veramente esasperato per la stridente arroganza etnocentrica mostrata dai suoi congeneri ebrei che sfruttano l’Olocausto in maniera così stridula e spietata. Non so se anche altre persone oltre a me abbiano ricevuto una copia di tale lettera. Eccovela di seguito. Ingrid Rimland [curatrice del sito di Ernst Zundel, ndt.]. “Caro amico, mi farebbe piacere sentirla di tanto in tanto. Le mando la lettera che ho scritto a Spielberg, assieme ad allegati. La prego di porre attenzione al brano “ammissione di colpevolezza di un rabbino”, sfortunatamente in lingua francese. Vale la pena di tradurla. Se ne ha una traduzione in inglese, La pregherei di inviarmela per posta elettronica. E’ qualcosa di assolutamente tremendo, oltre che affascinante e inaspettata. Toute ma bonne amitié”.
Egregio Sig. Spielberg,
Vorrei che la Sua onestà eguagliasse il Suo grande talento. L’ho vista alla televisione francese, dove Lei ha dichiarato di voler inondare di propaganda olocaustica le scuole tedesche. Lei ha ricordato che i testimoni sono in grado di convincere pienamente, riguardo alla realtà della Shoah (i 6 milioni, le camere a gas). Sento come mio dovere di ebreo e dopo 20 anni di studi sul problema storico dell’olocausto, il richiamare la Sua attenzione sui fatti. I fatti sono alquanto testardi, e visto che nessuno è in grado di negarli, molti della nostra etnia hanno dovuto far sì che disgustosi politici varassero leggi staliniste-orwelliane che proibissero di menzionare qualsiasi cosa concernente il dogma “6 milioni/camere a gas”, portando definitivamente quest’alchimia ad un culto perpetuo. In caso di mancato rispetto del silenzio e dell’adorazione del mito, si viene colpiti da multe, carcere o entrambe le cose. Il professor Faurisson, che ha studiato la materia per 20 anni, è stato praticamente massacrato. Ciò è completamente ridicolo, ma dai la polizia e la giustizia di tutti i paesi in mano al Signor Levi ed egli non sarà più ridicolo: ecco il XX secolo! Tali leggi sono, conformemente, la prova assoluta del falso prima ancora dello studio della sua impossibilità aritmetica e tecnica. No, Signor Spielberg, Lei non troverà UN SOLO testimone che vide 6 milioni di ebrei assassinati. Lei non troverà UN SOLO testimone delle camere a gas al Zyklon-B che, accanto ai forni crematori, avrebbero sterminato da 1000 a 2000 persone alla volta. Legga il mio “La Shoah sherlockholmizzata” qui allegato: è il riassunto di 20 anni di studi sulla materia. Il mito “6 milioni/camere a gas” e un nonsenso aritmetico e tecnico. In verità gli strilli e i piagnistei dello Shoah Business, a 50 anni dalla fine della guerra, sono disgustosi, degradanti : è una disonorevole mancanza di pudore. Nessun popolo nella storia è stato mai visto gemere ancora sulle sue perdite 50 anni dopo una guerra, neanche sulle sue perdite effettive e reali. Anche se i “6 milioni/camere a gas” fossero veri, sarebbe un disonore fare tale chiasso e spremere così tanti soldi ovunque: chi erano gli usurai della Repubblica di Weimar? Lei lo sa altrettanto bene quanto me. Ciò è tanto più vero in quanto sappiamo che 6 000 000 sono una rozza esagerazione e che le “camere a gas” al Zyklon B sono un’impossibilità tecnica. (V. Processo Degesch nel 1949). Nei fatti, 150 000 o 20 000 ebrei morirono nei campi tedeschi di tifo e di fame. Molti altri morirono ma da combattenti contro la Germania, alla quale noi, gli ebrei, avevamo dichiarato guerra nel 1933! (Hitler era allergico all’egemonia dell’oro e del dollaro: così poté dare lavoro a sei milioni di disoccupati, prima della messa in funzione delle industrie belliche tedesche!). Conosce il libro pubblicato in quel periodo e scritto dal nostro congenere Kaufmann: GERMANY MUST PERISH [La Germania deve morire, ndt.]? (1) Sappiamo che 80 000 000 di Goyim vennero massacrati in URSS, sotto un regime politico quasi interamente ebraico, da Marx a Warburg a Kaganovic, Frenkel, Yagoda, i boia di quel regime. Sappiamo che dopo il 1945 i russi e gli americani uccisero e violentarono comunità tedesche in tutta Europa dalla Lituania all’Albania. Sappiamo che 1 500 000 di prigionieri di guerra tedeschi furono fatti morire di fame dopo la guerra (un famoso libro è stato pubblicato qualche anno fa, ma viene ignorato). Troverà assieme a questa lettera anche un testo in francese di un rabbino: “A rabbi pleads guilty” [un rabbino ammette le colpe]: sfortunatamente non sono in possesso né dell’originale in tedesco né della sua traduzione in inglese. Dovrebbe farselo tradurre. Il rabbino condanna il comportamento ebraico in Germania 50 anni prima del nazismo e giustifica l’apparizione di Hitler. Riguardo al male che abbiamo fatto all’umanità assolutamente non redento dai Suoi eccellenti film o dal virtuosismo di un Yehudi Menuhin, o dalla bomba a neutroni di S.T.Cohen, ho scritto un libro ispirandomi da testi scritti da importanti ebrei che si collocano di gran lunga oltre i maggiori testi anti-semiti scritti da Goyim.

Simone Weil ha tratto un tragico riassunto:

“Gli ebrei, questa manciata di persone sradicate, sono stati la causa dello sradicamento dell’intera umanità”.

E George Steiner:

“Per 5000 anni abbiamo parlato troppo: parole di morte per noi e per gli altri”.

Sappiamo che tutte le città tedesche con più di 100 000 persone vennero distrutte durante l’ultima guerra, con donne e bambini: non vi è che silenzio riguardo questo vero olocausto. Se consideriamo l’andazzo preso dallo Shoah business, ciò che si intende fare in Germania è in verità la maniera più sicura per accumulare un’enorme quantità di anti-ebraismo la cui esplosione sarà unica nella storia. Discrezione e moderazione devono essere il nostro comportamento: tutte le altre cose sono un suicidio. Né il “mondialismo” né leggi orwelliane contro i “crimini di pensiero” possono prevenire l’esplosione di antisemitismo: solo il NOSTRO comportamento può. Ciò che Lei fa e tutto il frignare e il pompare denaro possono soltanto istigarlo. Esso aumenterà oltre ogni proporzione ragionevole, se vi può essere una proporzione ragionevole nell’antisemitismo. So che è praticamente impossibile controllare la nostra propensione alla speculazione e che solo l’abolizione della circoncisione all’ottavo giorno lo potrebbe (il nostro particolarismo deriva dal turbamento dei ventuno giorni della prima pubertà, che inizia precisamente all’ottavo giorno) ma dobbiamo, almeno, cercare di evitare tali gravi errori quale quello che Lei intende compiere in Germania e che sarebbe terrificante. Sono un grande ammiratore dei Suoi film (tranne che di “Schindler’s List”: chieda alla moglie di Schindler riguardo alla vera realtà storica, ma questa è la pecca minore). Spero che Lei esamini attentamente quanto Le ho mandato e rifugga dalla follia della maggioranza dei nostri congeneri. Le risponderò sempre se vorrà avere la lealtà di scrivermi.

Cordialement à vous.

Roger Dommergue de Menasce

6 marzo 1999

Ecco di seguito la II parte della lettera di Dommergue a Stephen Spielberg. Ho lasciato intatte le imprecisioni grammaticali e sintattiche perché essi aggiungono un tocco etnico e di genuina rabbia umana al pezzo. Il professore ebreo di lingua francese Dr.Dommergue ha intitolato questa seconda parte della sua lettera “La Shoah sherlockholmizzata”.
1. Abbiamo notizia, nel corso della storia, di un gruppo etnico che non sarebbe felice nell’apprendere che in una guerra finita cinquant’anni prima ha sofferto molte meno perdite di quanto pensava? Lo scopritore di tal genere di buone notizie non sarebbe ricompensato, festeggiato? O verrebbe forse sommerso con pesanti multe, e dovrebbe scampare a tentati omicidi, come nel caso del Professor Faurisson? Un tal genere di reazioni non appartengono forse ad un grave caso di psicopatia?
2. Gli scheletri viventi che possono essere visti in film come “night and fog” (di Alain Resnais) hanno qualcosa a che fare con le presunte gasazioni? Non sono forse il risultato della fame nei campi causata dal sistematico bombardamento delle città tedesche aventi più di 100 000 abitanti, cosa che provocò gli “olocausti” di centinaia di migliaia di donne e bambini che non vengono mai menzionati?
3. Dove sarebbero stati i 4 milioni di ebrei (se consideriamo che 2 milioni vennero uccisi sul campo di battaglia), quando è risaputo che un campo non poteva contenere più di 60 000 persone, e che eccetto che ad Auschwitz non vi erano camere a gas al zyklon-B? (E neanche riguardo a presunte gasazioni di massa con alcun altro gas non vi fu mai alcuna prova).
4. Valgono a qualcosa i testimoni, quando si sa che la tortura era il modo per spremere le prove incolpanti? Tale fu sicuramente il caso del Comandante Hoess le cui ridicole dichiarazioni sono diventate una leggenda. E che cosa mi dice degli oltre 100 testimoni di gasazioni a Dachau, dove è ufficialmente ammesso che non vi furono camere a gas in quel campo?
5. 130 chili di carbone sono necessari per la cremazione di un corpo morto. Ci viene detto che i tedeschi cremarono 1300 cadaveri al giorno. Gli aerei USA presero centinaia di fotografie di Auschwitz, durante il supposto periodo dell’olocausto. (1943-44). Perché non ne abbiamo nemmeno una in cui si veda una pila gigante di quel necessario carbone? Perché non una singola colonna nera di fumo?
6. Perché le radio, i film, la stampa, la tivù, continuano giornalmente a infliggerci il mito dei sei milioni/camere a gas, in un eterno frignare e lamentarsi? Perché la lobby ebraica va a caccia, 50 anni dopo la fine della guerra, di nonagenari che cercarono di riscattare la Germania dall’iniquità del trattato di Versailles, dal marcio della Repubblica di Weimar, dal collasso della gioventù tedesca, dalla disoccupazione di 6 milioni di persone che, ritornate a lavorare poterono dare pane ai 21 500 000 persone a loro carico?
7. Perché l’AMERICAN JEWISH YEAR BOOK, numero 43, a pagina 666, ci informa che nel 1941 vi erano 3 300 000 ebrei nell’Europa occupata?
8. Com’è possibile che le camere a gas potessero trovarsi proprio accanto ai crematori, quando ogni chimico vi può dire che il zyklon-B è altamente infiammabile?
9. Perché gli storici revisionisti vengono perseguitati quando dimostrano la burla della shoah? Un dialogo scientifico, un confronto forense sono stati chiesti dal 1980 su questioni che sono specificamente aritmetiche e tecniche. Ciò sigillerebbe la verità per sempre. Chiuderebbe definitivamente le bocche. Tale è stato il caso delle fosse di Katyn, di cui si è scoperta la reale paternità (sovietica e non tedesca come affermato per decenni) grazie al revisionismo di Gorbaciov.
10. Come poteva lo zyklon-B gassare 1000 persone alla volta, quando è risaputo che le camere a gas statunitensi per una persona (al massimo due) condannata a morte, sono di una complessità e di un costo inauditi? Perché, al processo contro la Degesch, che fabbricò il zyklon-B, venne dichiarato nel 1949 che gassare in quelle condizioni era impossibile e impensabile?
11. Perché l’ingegner Leuchter, che si occupava della manutenzione delle camere a gas statunitensi, diede una solida dimostrazione che non vi furono gassazioni ad Auschwitz? Perché rapporti austriaci e polacchi hanno confermato il rapporto Leuchter? (3) Perché il rapporto Rudolf, che analizza tutti i risultati, è stato proibito? Perché coloro che divulgano il rapporto Rudolf vengono pesantemente condannati dalla legge in diversi paesi europei? E contemporaneamente non ci si occupa minimamente di verificare la qualità e l’accuratezza di tale rapporto.
12. Perché, per la prima volta nella storia, la tesi con cui si è laureato uno studioso (il signor Roques, tesi sul “rapporto Gerstein”) è stata revocata? E ancora, tale rapporto a sua volta non era stato ammesso al processo di Norimberga! Oltre al conosciuto storico, un ministro socialista, Alain Decaux, affermò sulla stampa che “nessuno poteva accedere al rapporto Gerstein senza dover prima passare per l’eccellente tesi del signor Roques”. Alain Decaux ha scritto: “ho ammirato la perizia e la perfezione di un “cartista” usata dal sig. Roques nella sua tesi di laurea sul rapporto Gerstein”. (dal suo libro: “la guerre absolute”, 1998)
13. Perché Raymond Aron e Francois Furet hanno affermato ad un seminario alla Sorbona (al quale nessun revisionista è stato invitato) che non vi era la più piccola traccia di un ordine scritto o orale di sterminio degli ebrei?
14. Perché non si fa mai menzione della pianificazione dello sterminio dei tedeschi espressa nel libro di un ebreo, Kaufmann (“Germany must perish”), tramite sterilizzazione dei maschi tedeschi? E’ un dettaglio senza dubbio così piccolo?
15. Perché il zyklon-B, usato per scopi igienici dai tedeschi sin dal 1920, poté essere usato nei campi di concentramento per altri scopi che non fossero la disinfestazione e la protezione contro il tifo? Perché grandi quantità di zyklon-B poterono essere trovate in campi dove è ufficiale che non vi fu alcuna gassazione???
16. Perché essi insistono tediosamente sui “sei milioni/camere-a-gas” e mai sugli 80 milioni di Goyim sterminati nell’URSS da un regime politico interamente ebraico, i cui boia portavano i nomi di Kaganovic, Yagoda, Frenkel, Firine, Jejoff, Ourenski, Rappaport, e di altri cinquanta ebrei?
17. Perché, durante il processo Zundel in Canada, i famosi ebrei sostenitori dello sterminazionismo si infamarono da soli parlando di “licenza poetica” nelle loro rivendicazioni olocaustiche, e non tornarono mai più quando convocati dai giudici?
18. Perché la legge Fabius-Gayssot? (il cui istitutore è l’uomo dello scandalo del sangue contaminato, assieme ad un altro, un comunista giustificatore di un regime responsabile di 200 000 000 di cadaveri).
19. Non è la prova suprema del falso? Non è la prova del nove? Non abbiamo alcuna necessità di leggi stalino-orwelliane “che mettano in prigione qualcuno per le sue opinioni” (reato di pensiero in “1984”) come affermato da Toubon, prima che divenisse ministro della giustizia in Francia, per stabilire la verità. Tale legge è anti-costituzionale, anti-democratica, contro i diritti degli uomini. Fatti, prove, pro e contro, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Il professor Faurisson supplicò la concessione di un forum, aperto anche ad un numero illimitato di contradditori: non l’ottenne mai. L’Abbé Pierre lo chiese: essi finsero di concederlo ma rifiutarono quasi immediatamente. Il forum venne tenuto alla televisione di Lugano. Fu un completo successo per i revisionisti e venne replicato due volte. Nessuno ne ha notizia poiché i media agli ordini della lobby ebraica non muovono un mignolo se non autorizzati.
20. Come mai quando un professore dichiara che l’olocausto è una stoltezza aritmetica e tecnica, egli viene immediatamente destituito?! Ciò, per la prima volta nella storia, istituisce il concetto dissennato di un dogma religioso nella storiografia, e chi non lo adori perennemente, è condannato ad essere colpito dal fulmine inquisitorio di uno stato secolare.
21. Perché l’EXPRESS, famoso giornale francese, nel gennaio del 1995, ha affermato che la camera a gas mostrata per decenni ad Auschwitz I, fu ricostruita dopo la guerra, e che tutto ciò che la concerne è falso?
22. Vi fu veramente un olocausto di 60 milioni di persone in una guerra dichiarata nel 1933 dagli ebrei a Hitler. Hitler aveva dato pane a 6 milioni di disoccupati, aveva buttato fuori la dittatura del dollaro e il totalitarismo ebraico che inquina l’uomo e il pianeta e che è chiamato, con una mistificazione semantica, “democrazia”. Solo due partiti sono rimasti: la giudeopatia totalitaria, che stermina l’uomo e il pianeta e il nazionalismo per i Goyim non ancora infettati dall’influenza ebraica capitalistico-marxista. In “Marianne” Jean Francois Kahn esprime rabbia contro i burocrati del Congresso Mondiale Ebraico sulla spoliazione delle proprietà ebraiche, congresso che si concluse il 3 marzo 1998 a Washington. Egli scrive: “Essi hanno ridotto la Shoah ad un mercato finanziario. Così la tipica vittima della barbarie nazista, l’archetipo del più tremendo genocidio di quest’epoca, non è lo sfruttato operaio di Cracovia, l’umile artigiano di Lodz, il piccolo impiegato di Kiev, il modesto ciabattino di rue des Rosiers, o lo sconosciuto artigiano di Riga, ma il miliardario cosmopolita che collezionava Rembrandt e Rubens, dormiva su sacchi d’oro e firmava qua e là comode polizze d’assicurazione, che mandava i figli in USA per avviarli ad una carriera brillante. Questa potente lobby di oligarchi americani non si vergogna a ridurre l’olocausto ad uno Shoah-business.” Se Faurisson avesse scritto ciò che ha scritto J.F.Kahn, avrebbe un processo in più sulle spalle! Non vi è ombra di dubbio!
R. Dommergue Polacco de Ménasce
(un ebreo che si oppone fortemente alla giudeopatia totalitaria)
Note
(1) Ancora acquistabile in America; lo si può leggere in originale inglese su internet all’indirizzo http://www.codoh.com/germany/GERPERISH.HTML .
(2) Si veda in italiano : Victor Zaslavsky, Il massacro di Katyn. Il crimine e la menzogna, Ideazione Editrice, Roma 1998, acquistabile in qualunque libreria.
(3) Per il pubblico italiano si veda: Il rapporto Leuchter, Ed. All’insegna del veltro, Parma.

giovedì 24 gennaio 2008

Che incredibile faccia tosta!


Apprendiamo dall'ansa,capitolo "approfondimenti" il seguente articolo che pubblichiamo nella sua interezza,riservandoci di mettere in RISALTO i punti salienti.

RAPPORTO UE RIVELA: CRESCE ODIO PER EBREI

TEL AVIV - Cresce l'odio per gli ebrei tra i Paesi dell'Unione europea, un odio razziale che talvolta sembra persino seguire l'andamento del conflitto israelo-palestinese. Lo rivela l'ultimo rapporto dall'Agenzia per i diritti fondamentali dell'Ue (Fra), che sarà reso pubblico entro la fine di gennaio ma di cui l'ANSA ha ottenuto un'anticipazione.

Sono le 22 pagine di una "copia di lavoro" che dimostrano come nel 2006 in ben sette dei nove Paesi monitorati gli episodi a sfondo antisemita siano aumentati. In testa alla classifica si colloca il Regno Unito, che ha visto passare gli incidenti accertati da 455 a 594, seguito dalla Francia (passata da 508 a 541 episodi) e dall'Olanda, che ha visto lievitare il numero delle aggressioni o delle offese agli ebrei da 159 a 261 in un solo anno.

L'incremento in numero assoluto riguarda anche Belgio (da 58 a 63), Repubblica Ceca (da 42 a 48), Danimarca (da 37 a 40) e Svezia (da 111 a 134). Stabile invece l'Austria e in lieve calo la Germania, che rimane tuttavia il Paese, fra quelli citati dal rapporto, con il maggior numero di episodi a sfondo antisemita: nel 2005 furono 1682, nel 2006 sono stati 1662. Il Paese in cui l'antisemitismo sembra crescere in modo esponenziale, si scopre tuttavia essere la Francia: raffrontando l'andamento degli incidenti registrati dal 2001 al 2006, il rapporto calcola un sorprendente aumento del 61%. Ed è proprio fra la banlieue francesi che gli analisti dell'agenzia europea hanno notato una curiosa coincidenza: le manifestazioni antisemite sembrano seguire l'andamento del conflitto israelo- palestinese.
Fra il 2002 e il 2004, ad esempio, mentre in Medio Oriente la tensione cresceva, in Francia si registrava il picco nel numero di aggressioni agli ebrei. All'inizio del 2006 un marocchino francese di origine ebraica, Ilan Halimi, venne rapito, seviziato e ucciso da una banda di 22 estremisti: forse é solo un caso, ma in quello stesso periodo gli integralisti islamici vivevano l'eccitazione del trionfo elettorale di Hamas a Gaza e in Cisgiordania. Il rapporto dell'agenzia europea non trascura infine di citare anche l'Italia, sebbene non compaia fra gli Stati monitorati. Per il nostro Paese vengono perciò utilizzati i dati forniti dal ministero dell'Interno italiano ai ricercatori dell'Osce, e dai quali emerge che in un anno sono stati 62 gli incidenti contro gli ebrei.

Se la cifra fosse corretta, in questa virtuale graduatoria dell'odio antisemita l'Italia si collocherebbe nella media di Belgio e di Repubblica Ceca, si rivelerebbe più razzista dell'Austria, ma molto meno di Germania, Inghilterra e Francia. Il documento ammette quanto sia difficile (e spesso imprecisa) la catalogazione degli episodi a sfondo chiaramente "antisemita".

In alcuni Paesi, come ad esempio la Francia, le statistiche ne tengono conto in modo esplicito. In altri Paesi é invece addirittura vietato rivelare eventuali retroscena a sfondo religioso per i crimini commessi. Gli incidenti catalogati spaziano così da casi gravissimi come omicidi, linciaggi o ferimenti, a episodi di vandalismo (spesso contro tombe o monumenti) fino ai graffiti offensivi e ai più moderni "sms" telefonici.
carlo.bollino@ansa.it



E adesso brevemente,cerchiamo di leggere tra le righe.
Non si capisce come ci si possa stupire del fatto che l'"antisemitismo" segua l'onda del conflitto israelo-palestinese.
Gli occhiuti statistici dell'UE (o di tel-aviv? nell'articolo la città è quella,ma la statistica DOVREBBE essere dell'U.E. ...ammesso che ci sia differenza) badano a vedere se in Danimarca siamo realmente passati da 37 a 40 e non magari a 41,ma non hanno visto che i paesi dove maggiormente si registrano questi casi sono a forte componente islamica. Islamici che naturalmente vivono con rabbia le torture ai quali,anche in questi giorni, è soggetto il popolo palestinese.
Ma come si fa a definire gli atti presi in statistica come "antisemiti"?
Ci viene spiegato dopo. Nella statistica sms di protesta (e c'è da immaginare pure scritte sui muri, clacson ai semafori,bucce di banana a terra e naturalmente manifestazioni filopalestinesi) vengono registrati come atti antisemiti se rivolti contro un ebreo. Al pari di un omicidio.
Lasciamo che sia l'intelligenza del lettore ad immaginare quanti siano gli omicidi o le vessazioni in statistica e quante le battutine,le barzellette,gli sms o il clacson ai semafori.


Come mai questa stupida statistica? Forse perchè sulla striscia di Gaza si sta compiendo un genocidio che non deve assurgere al grado di "Olocausto"? Forse perchè troppe notizie sono scappate ed è il caso di urlare immediatamente all'antisemitismo per zittire gli europei?
Lasciamo anche questo all'intelligenza dei lettori.

Sarebbe però utile iniziare ad allenarsi... Nel 1950 quando si scoprirono i campi di concentramento nazisti gli ebrei accusarono l'europa intera di omertà. E i nostri nonni riuscirono a biascicare un timido "...non sapevamo...non potevamo sapere".


Beh,cerchiamo di allenarci,noi. Quando arriveranno i nostri nipoti a chiederci come mai non abbiamo fatto nulla,cerchiamo di fare in modo che il nostro "...non sapevamo...non potevamo sapere" sia un pò meno imbarazzato,quanto meno.

martedì 22 gennaio 2008

Moratoria contro l'aborto/3


Giro ai i nuovi aggiornamenti sulla moratoria.

La Moratoria è già all’Onu. Via ai comitati locali
www.fratelloembrione.it
La moratoria sugli aborti è già arrivata all’ONU. Giuliano Ferrara ha inviato una richiesta di moratoria al Segretario Generale delle Organizzazione delle Nazioni Unite e ai capi di Stato chiedendo l’emendamento della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo con l’inserimento tra i diritti quello a nascere. E adesso è il momento della costituzione dei comitati locali a supporto della moratoria e dei cartelli nazionali per la moratoria. Chi vuole unirsi a noi non deve fare altro che scrivere a info@fratelloembrione.it. In Italia si discute anche di costruire cimiteri per gli abortiti, idea che potrebbe concretizzarsi in una importante città italiana. Vi terremo informati in merito, ma per il momento è opportuno mantenere il riserbo su tale iniziativa onde evitare pressioni strumentali e fuorvianti.
L'assessore provinciale della Provincia di Verona Maria Luisa Tezza (Forza Italia), ha aderito formalmente alla Moratoria contro l'Aborto ponendosi come portavoce dell'iniziativa a livello nazionale. Il ruolo sociale di moglie e di madre e quello istituzionale di esponente politico e di amministratore provinciale la coinvolgono in questa sfida epocale a cui l'umanità è chiamata per il riconoscimento del pieno diritto a vivere del più piccolo degli esseri umani. È significativo il fatto che l'iniziativa della Moratoria stia aggregando le persone attorno a quei temi sensibili troppo spesso banalizzati riportando la politica alla sua funzione più nobile: tutelare gli indifesi e prendersi cura dei più deboli.
L'On. Decio Terrana (UDC) si è fatto promotore della moratoria in Sicilia ed in veste di deputato regionale insieme ad altri colleghi sta elaborando un documento da presentare alla Presidenza della Regione di Sicilia e per la costituzione di un comitato regionale a sostegno della moratoria.
Paolo Padrini, direttore di Radio PNR, ha intervistato Giuliano Ferrara sulla moratoria sull’aborto e sulla laicità della scienza e della politica. Vi proponiamo questa intervista che ci sembra molto interessante. Si ringrazia per la gentile concessione il direttore Paolo Padrini.
Infine, tra qualche giorno pubblicheremo il bando del Premio Internazionale d'Arte e Letteratura "Embrioniadi 2008. In corsa per la vita". Si ricorda che su www.fratelloembrione.it trovate una rassegna stampa quotidiana sulla moratoria e il podcast della trasmissione radiofonica "Fratello Embrione, argomenti a supporto della vita nascente".
In Alti i cuori - Massimiliano Musso www.fratelloembrione.it

sabato 19 gennaio 2008

Adunata!

Comunicato del Cardinale Vicario Camillo Ruini


Il Vicariato di Roma ha seguito passo dopo passo, in stretta collaborazione con i competenti organi della Santa Sede, le tristi vicende che hanno costretto il Santo Padre a rinunciare alla visita all’Università “La Sapienza”, alla quale era stato da molto tempo invitato.

In questa circostanza, che colpisce tanto dolorosamente tutta la nostra città, la Chiesa di Roma esprime la sua filiale e totale vicinanza al proprio Vescovo, il Papa, e dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’ammirazione e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma.

Per consentire a tutti di manifestare questi sentimenti, invito i fedeli, ma anche tutti i romani, ad essere presenti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus di domenica prossima 20 gennaio. Sarà un gesto di affetto e di serenità, sarà espressione della gioia che proviamo nell’avere Benedetto XVI come nostro Vescovo e nostro Papa.


Roma, 16 gennaio 2008
Camillo Card. Ruini


I gemelli neri accolgono l'invito del Cardinale Ruini e lo girano ai camerati, agli amici e ai lettori tutti.
ADUNATA!

mercoledì 16 gennaio 2008

Il gigante e le pulci


La protesta per la venuta del Papa all'Università è il caso della settimana.
A capeggiare la protesta 67 "manovali della scienza". Per dirla con le parole di Ortega y Gasset, "Un tipo di scienziato senza esempio nella storia: un uomo che, di tutto ciò che occorre sapere per essere una persona intelligente, conosce soltanto una scienza determinata, e anche di questa conosce bene solo la piccola parte di cui è investigatore attivo. Egli arriva a proclamare come virtù questa sua carenza d'informazione per quanto rimane fuori dall'angusto paesaggio che coltiva specificamente. Ciò nonostante ha la presunzione di parlare su ogni cosa,esprimendo idee da primitivo,da ignorantissimo".

Naturalmente i pecoroni sinistroidi alla ricerca di una laurea che probabilmente,causa "posteggio universitario" non avranno mai, pur di fare un pò di baldoria e ingraziarsi il professore sono pronti a fungere da loro braccio armato.
Chissà che sollievo per loro,probabilmente abituati a sfangare le materie con sotterfugi sodomiti.

Ma l'attuale papa è troppo pericoloso per loro. E' un intellettuale,largamente disponibile a spiegare la VERA storia di Galileo.
Potrebbe risolvere l'attuale pretestuosa discrasia tra fede e ragione.
E probabilmente non conviene a lor signori...non riuscirebbero a replicare.

E' una vergogna per il mondo laico. E' ormai chiaro che siamo in una dittatura laicista e che questa dittatura si accanisce contro la Chiesa Cattolica. Sono certissimo che le stesse reazioni non ci sarebbero state se il discorso alla Sapienza l'avesse tenuto il Dalai Lama o il rabbino Di Segni.

Ieri Giuliano Ferrara affermava di sentirsi umiliato dall'aver studiato in quell'università di asini. E di asini stiamo parlando: assistendo all'intervista di alcuni ragazzi dei collettivi ho avuto modo di notare oscuri abissi di rozzezza intellettuale, di zotici ragionamenti e scarsissime proprietà di linguaggio. Ma non voglio essere cattivo: probabilmente era l'abuso di cannabinoidi che li faceva parlare. Altra cosa che si notava facilmente era il fatto che ripetevano sempre le stesse parole: tipico esempio di chi è stato indottrinato e ripeteva a memoria la filastrocca che i moderni maiali della "fattoria degli animali" avevano loro insegnato.

Il dato di fatto è che tra 40 anni di questi 67 professori non rimarrà neanche il ricordo essendo essi insignificanti pulci nell'universo dello scibile umano; destino diverso avrà Benedetto XVI che giganteggia nel panorama culturale come straordinario teologo, filosofo e intellettuale. E per i cattolici entrerà nella storia come un grande Papa.

La grandezza del gigante sta nel dare quartiere alle pulci che gli tossiscono contro nonostante potrebbe spazzarle via con un soffio se solo lo volesse.
Il Papa non andrà alla Sapienza e probabilmente questa scelta ha evitato la possibilità di scontri (anche fisici) tra cattolici e anticattolici.

La figura del Papa ne esce innalzata. Professori e studenti dei collettivi ormai sono giù, in basso. Piccole pulci insignificanti che fanno pena quando non risultano francamente ridicole.

Università dell'insipienza



Tantissimi lettori scrivono affannati e indignati: non vogliono il Papa alla Sapienza, che dice lei?
Ha già detto tutto Andrea Tornielli sul Giornale (1).
Ricapitoliamo: per 67 docenti il Papa non deve parlare alla Sapienza perché oscurantista.
La prova dell'oscurantismo sarebbe nel fatto che - cito la loro lettera - «Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella città di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: 'All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto più fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto'. Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicità della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato».



Ora, degli scienziati che dedicano la vita alla conoscenza dovrebbero, anzitutto, usare il metodo scientifico: in questo caso, anzitutto, accertare i fatti, cioè andare a vedere se davvero Ratzinger ha fatto propria la frase di Feyerabend («Il processo a Galileo fu ragionevole e giusto»).
Invece hanno preso la frase da qualche parte (da Wikipedia, sospetta Tornielli), fuori dal contesto, come si dice facessero gli antichi inquisitori per fulminare eretici, per «condannare» il Papa e accendere il suo rogo.
Ma in realtà, nel '99 a Parma il cardinal Ratzinger, nel testo che i 67 scientoidi non si sono dati la briga di leggere, notava come il pensiero contemporaneo più consapevole avesse abbandonato l'entusiasmo acritico verso la scienza, proprio del positivismo ottocentesco e del progressismo militante, ed esprimesse atteggiamenti più sfumati e dubbiosi sui pretesi «progressi» della scienza, come appunto Feyerabend.



«Nell'ultimo decennio», disse il futuro Papa, «la resistenza della creazione a farsi manipolare dall'uomo si è manifestata come elemento di novità' nella situazione culturale complessiva. La domanda circa i limiti della scienza e i criteri cui essa deve attenersi si è fatta inevitabile. Particolarmente significativo di tale cambiamento del clima intellettuale mi sembra il diverso modo con cui si giudica il caso Galileo».
Come esempio del nuovo clima intellettuale, Ratzinger citava appunto Feyerabend.
Che suona così: «La Chiesa dell'epoca di Galileo si attenne alla ragione più che lo stesso Galileo, e prese in considerazione anche le conseguenze etiche e sociali della dottrina galileiana. La sua sentenza contro Galileo fu razionale e giusta, e solo per motivi di opportunità politica se ne può legittimare la revisione».
Feyerabend aveva evidentemente in mente un altro libro che gli scientoidi non hanno letto,
«I sonnambuli» di Arthur Koestler («The sleepwalkers», che Koestler scrisse dopo una ricerca sui documenti originali del processo a Galileo.



Egli scoprì che Galileo non fu condannato come sostenitore del sistema copernicano (eliocentrico) contro quello tolemaico (geocentrico), anzi «i gesuiti stessi [di allora, circa 1615] erano più copernicani di Galileo, ed oggi si riconosce che se l'astronomia cinese avanzò più rapidamente di quella europea, ciò si deve al fatto che i missionari gesuiti insegnarono (ai sapienti cinesi) la visione copernicana».
Galileo, scrive Kostler, fu ricevuto in pompa magna dal Papa Paolo V per le sue scoperte astronomiche nel 1611, e tutto il collegio cardinalizio celebrò ufficialmente lo scopritore dei nuovi corpi celesti.



L'atteggiamento della Chiesa cambiò per le impuntatore del fiorentino, un caratteraccio, quando questi pretese di affermare la teoria copernicana senza prove, che allora non aveva.
Il cardinal Bellarmino gli chiese, in amicizia, di esibire le prove in modo che la Chiesa potesse accettare la teoria come vera, altrimenti di presentare le idee copernicane come ipotesi; Galileo gli rispose (in una lettera arrogante fino all'insulto) che non voleva presentare alcuna prova, perché nessuno avrebbe potuto capirla.



Insomma:
1) Galileo era un dogmatico che esigeva gli si credesse sulla parola, e
2) insinuava che i suoi oppositori erano «troppo stupidi per capire», scrive Koestler.
Infine, messo alla strette, diede come «prova» le maree: il fatto che la Terra gira attorno al Sole provoca le maree.
Teoria che lo stesso Galileo sapeva falsa.
Era facilmente confutabile per giunta, e gli astronomi tolemaici suoi oppositori (come gli scientoidi odierni, difendevano la cattedra) furono ben lieti di sbugiardare l'arrogante fiorentino.
«L'idea era così in aperta contraddizione coi fatti e così assurda come teoria meccanica - proprio il campo delle immortali conquiste di Galileo - che si può spiegare solo con la psicologia», scrisse Koestler.
Per questo Feyerabend ha potuto dire che «il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto».
Lo fu, nei termini della cultura, della mentalità e anche della scienza del tempo.



Galileo credeva alle nuove teorie con istinto di sonnambulo (da qui il titolo del saggio di Koestler), ma prima di averne le prove sperimentali.
E si difese in malafede.
In fondo, Galileo è davvero il padre di quei 67 scientoidi della Insipienza, «dediti alla conoscenza» che fa comodo a loro.
Sul piano morale lo è di sicuro.
Ma torniamo a quel che disse il cardinal Ratzinger a Parma 17 anni fa.



Egli citò, come ulteriore esempio del nuovo più dubbioso approccio del pensiero contemporaneo di fronte alla scienza, anche C.F. von Weiszacker, il quale, addirittura, disse il futuro Papa, «vede una via direttissima che conduce da Galileo alla bomba atomica».
Disse anche che «durante una recente intervista sul caso Galileo», con sua grande sorpresa, non si sentì porre la solita accusa (la Chiesa ha bloccato il progresso, eccetera), ma quella contraria: «Perchè la Chiesa non ha preso una posizione più chiara contro i disastri che dovevano necessariamente accadere, una volta che Galileo aprì il vaso di Pandora?».
Perchè del senno di poi sono piene le fosse.
La Chiesa non è oscurantista come credono alla Insipienza, ma nemmeno è il gran mago con la sfera di cristallo che vede il futuro.



Nel 1616, nessuno poteva capire che la via aperta da Galileo avrebbe portato alla bomba atomica e alla industrializzazione distruttiva della natura, all'aborto e alla manipolazione genetica.
Ed è anche dubbio che tra Galileo e queste sciagure innaturali ci sia «la via direttissima» immaginata da Wiszacker.
E infatti Ratzinger disse subito dopo: «Sarebbe assurdo costruire sulla base di queste affermazioni una frettolosa apologetica. La fede non cresce a partire dal risentimento e dal rifiuto della razionalità, ma dalla sua fondamentale affermazione e dalla sua inscrizione in una ragionevolezza più grande».
Insomma diceva: non usiamo polemicamente la rivolta crescente per i mali che la scienza produce come base per una «frettolosa apologetica».
La fede non ci guadagna nulla dal «rifiuto della razionalità», anzi è per la «affermazione» della razionalità; ed esorta a capire la scienza nel quadro di «una ragionevolezza più grande».
Questo disse.
17 anni fa a Parma.



Dunque Ratzinger disse proprio il contrario di quel che credono i 67 scientisti.
O meglio: che fanno finta di credere.
Perché sono convinto che abbiamo impedito al Papa di parlare ai professori proprio di questo: della ragionevolezza della fede.
Hanno bisogno di mantenere la frattura mitica tra «fede» e «ragione», tra «illuminismo» (il loro) e «oscurantismo» (fanatico, magari).
Un intellettuale come Ratzinger, meglio non ascoltarlo.
Anzi, non farlo parlare.
Gli scientoidi si sono tappati le orecchie.
Esattamente come il leggendario tolemaico che, dicono, si rifiutò di guardare nel cannocchiale di Galileo per paura di scoprirvi la conferma del copernicanesimo.
Con in più, però, la rozzezza dell'uomo-massa moderno, incapace di cogliere il senso di un discorso complesso, e che tenga conto della complessità di ogni problema (ciò che fa appunto Ratzinger, e perciò fa tanta rabbia); e pronto ad usare, in perfetta malafede, i rozzi e criminosi mezzi della propaganda politica, appresa dalla modernità totalitaria, per screditare e diffamare le loro vittime.



Alcuni di loro hanno difeso la loro censura con questo argomento: era inopportuno invitare il Papa ad aprire l'anno accademico, tenendovi una lectio magistralis, sapendo che non è un laudatore delle scienze.
Argomento che mi è parso comprensibile.
A Roma, la piaggeria verso la Chiesa degli alti gradi politici e no, cui corrisponde una certa invadenza della Chiesa, è un fatto innegabile.



L'argomento ha smesso di parermi accettabile quando ho sentito da RAI3 il professor Israel (il matematico, credo, e sionista sfegatato) ricordare che la Columbia University di New York aveva invitato addirittura Ahmadinejad.
Il professor Israel ha anche detto ai suoi colleghi scientoidi quello che ho detto sopra, ossia che non è da scienziati onesti giudicare il Papa da una frase non sua ma da lui solo citata, estrapolata dal contesto di un discorso.
Avrebbero dovuto verificare, ossia leggere il discorso originale.
Questo sì è un po' umiliante per scienziati che si proclamano «fedeli alla ragione», e chiudono la bocca agli altri in nome della «laicità della scienza».



Approfitto per indicare a questi difensori della laicità accademica una battaglia più degna per la libertà della ricerca e della scienza: quella per Norman Finkelstein, l'autore del saggio «The Holocauts Industry».
Da quando è stato licenziato dalla De Paul University (ahimè cattolica) per quel libro in cui definiva i capi della lobby sionista «una banda di plutocrati e grassatori», in quanto «continuano ad estorcere riparazioni di guerra ai governi europei», Finkelstein non ha più trovato lavoro.
Il giornalista Ben Harris del New York Magazine lo ha trovato dimagrito di dieci chili, in un appartamento ad affitto bloccato in cui viveva suo padre: un paio di stanze vuote, a parte i libri.
E' dimagrito di dieci chili, non ha denaro, a parte i diritti delle traduzioni estere del suo libro.
E' disoccupato.
La vita di questo studioso è stata sempre difficile, perché troppo polemico e ostinato: benchè i suoi docenti a Princeton riconoscessero la sua intelligenza e cultura eccezionale, gli hanno fatto penare tredici anni il dottorato di ricerca, perché nessuno di loro voleva apparire come relatore della sua tesi, appunto sull'industria olocaustica.
Quando infine ha conquistato il titolo, nessuno dei docenti l'ha voluto raccomandare a nessuna università.
Per anni ha vissuto di sostituzioni e supplenze in vari «collages», con la paga media di 20 mila dollari l'anno.
Solo sei anni fa la sua vita è economicamente migliorata, con la docenza alla De Paul.
Ma il successo (all'estero) del suo saggio sull'industria dell'olocausto ha attratto l'attenzione della lobby.



Alan Dershowitz, il luminare di Harvard, ebreo, ha pronunciato la sentenza di espulsione rabbinica contro questo ebreo figlio di sopravvissuti del ghetto di Varsavia.
Da quel momento, non ha più lavoro.
Gli anni perduti, e i ritardi della sua carriera accademica, dovuti alla natura delle sue ricerche, ovviamente, pesano.
A 54 anni Finkelstein, il disoccupato di genio, si domanda cosa sarà la sua vecchiaia di «revisionista».
Già nel palazzo in cui ha le sue stanze in affitto i vicini, quasi tutti ebrei, non gli rivolgono il saluto. Un vecchio amico di suo padre che abita nel palazzo ad Ocean Parkway (estrema periferia di New York, verso Coney Island), lo ha preso da parte nell'atrio della casa e gli ha detto sussurrando: «Norman, stai diventando vecchio, e tutte le case di riposo sono di proprietà di ebrei. Se continui a tenere queste tue posizioni, non avrai un posto dove finire i tuoi giorni».
«E' come la morte», dice Finkelstein: «sai che devi morire, ma non ne prendi mai veramente coscienza. Io so che non troverò mai più lavoro, ma non riesco a realizzarlo dentro di me».



Passa le giornate in studi solitari, a fare ricerche che non vedranno mai la luce.
Riceve lettere di sostegno da studenti, e qualche telefonata da Noam Chomsky («L'amico che più mi è vicino»), ma naturalmente nessuna offerta di cattedra.
Ascolta CD di spirituals negri, e a volte canticchia fra sé una frase di spiritual: «Where you there when they crucified my Lord? Where you there?».
Dice: «E così che mi sento. Mi hanno crocifisso, alla fine».
«Eri lì quando crocifiggevano il Signore?», domanda lo spiritual.
Noi siamo qui presenti mentre crocifiggono Norman Finkelstein per le sue idee e le verità che ha scoperto.



Accade anche nel ventunesimo secolo, quello della libertà e della ricerca senza confini.
C'è un'Inquisione più efficace, segreta e repressiva di quella d'antan.
Non è un po' umiliante?

Maurizio Blondet




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Note
1) Andrea Tornielli, «La Sapienza, i professori censurano il Papa senza averlo letto», Il Giornale, 14 gennaio 2008.
2) Arthur Koestler, «The Sleepwalkers», 1959. In italiano l'ha pubblicato Jaca Book. Koestler, ebreo, aderì al comunismo di cui poi denunciò la pratica repressiva in Buio a Mezzogiorno.
3) Ben Harris, «Beached - the Coney Island exile of a scholar who would be a Noam Chomsky, but isn't», New York Magazine, 10 dicembre 2007.


da www.effedieffe.com

lunedì 14 gennaio 2008

Feccia rossa

E' notizia di ieri che un gruppo di teppisti dei centri sociali (CS spartaco secondo alcune fonti) hanno aggredito alcuni militanti di Forza Nuova che facevano una manifestazione autorizzata dalla questura contro il precariato.
Ad un ingenuo potrebbero venire in mente diverse domande:
Ma la lotta al precariato non è un obiettivo comune? Sì, ma solo quando i capi dei rossi chiamano l'adunata. Loro non sanno neanche cosa significa la parola "precariato".
Ma non sono i comunisti quelli democratici? Quale ingenuità.
Ma i comunisti non sono pacifisti? Pacifisti i comunisti? e quando lo avrebbero dimostrato? E' più preciso dire che i ragazzi dei centri sociali sono il braccio armato della sinistra. Recentemente abbiamo avuto notizia che nei CSOA si dava asilo alle BR.

I centri sociali di sinistra non sono altro che dei drogatoi dove si riuniscono i teppisti per pianificare la prossima aggressione. E guai a chi dice di chiuderli!
Esistono anche i centri sociali di destra. Un esempio è Casa Pound, una OSA (Occupazione Scopo Abitativo). A Casa Pound trovano alloggio gli italiani sfrattati dalle loro case con le semplici regole di non portare nè armi nè droga all'interno della struttura. Un ambiente sano, ma Casa Pound rischia di essere sgomberata.
Sembra una cosa assurda eppure è così: politicamente inattaccabile il luogo dove regna lo spaccio di droga, minacciata la struttura che supplisce alle mancanze dello Stato.

Veltroni sembra non interessarsi alla questione. Mentre lui lavora per diventare il nuovo leader della sinistra a Roma si torna agli anni di piombo. Il quartiere S. Lorenzo ormai è deturpato dalle scritte sui muri inneggianti alle BR e alla lotta armata. Tutto questo odio è aumentato dai vertici della sinistra in quanto hanno trovato nell'antifascismo l'unico collante delle varie tonalità di rosso.

Vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai ragazzi di FN. Quei debosciati dei centri sociali non hanno fermato la manifestazione dei ragazzi che alle 20 hanno lasciato la piazza accompagnati dall'applauso di un centinaio di persone.
Mi auguro che si prendano provvedimenti contro i teppisti dei CS: solo una giustizia efficace può fermare la spirale d'odio.

domenica 13 gennaio 2008

E allora che ritorni la peste!



Udite udite: l'inceneritore porta tumori. Scoperta del secolo. L'inceneritore porta tumori come le sigarette,la luce del sole,lo schistosoma,la vernice,le colle,i conservanti,il pesce affumicato,le bevande calde,etc.

Tutto accettiamo,non gli inceneritori. A prescindere dai filtri,l'inceneritore no! Nessuno vuole i tumori.
Governati da malavitosi della più stupida specie e da stolti sognatori come Pecorario Scanio(la cui fissazione è da credere che sia un ritorno nelle grotte)l'immondizia si accumula nelle strade della campania.
Che fare adesso?
Il governo si costerna,accampa scuse assurde del tipo "sono ministro da 18 mesi,troppo poco per risolvere il problema!"
Quale altra urgenza avrà turbato l'inutile ministro invertito? Forse qualche uccellino in via di estinzione?
E adesso che fa? Chiede che si aiuti Napoli! Noi,costretti dal governo infame a sorbirci emissioni per rifiuti non nostri!
Il motto è
raddoppiamo le emissioni dalle altre parti per dimezzarle a Napoli.
e così,in pieno stile italiano,le navi partono per le isole: Sardegna e Sicilia a mangiare la rumenta napoletana. Tanto risaputamente siciliani e sardi sono immuni dai tumori. Solo I napoletani vanno tutelati,come dei bambini viziati.
E tutto perchè? perchè una torma di pecorai si oppone all'apertura della discarica,con tanto di sostegno di ingegneri più accademici che pratici e politici affamati di voti napoletani.
L'inceneritore non lo vogliono. Preferiscono lo sterco degli animali misto alle montagne di immondizia accumulata per le strade. Preferiscono le malattie infettive portate dai ratti attirati dai loro rifiuti.
Saremmo veramente bambini viziati dalla storia? Pare di si.
Egoisti fino allo stremo, sognatori di un'epoca più salutare che così naturalmente non era(Italia uno dei paesi con la maggiore aspettativa di vita,fino a qualche secolo fa la vita media era almeno 20 anni in meno),capricciosi fino all'autolesionismo,così irresponsabili da non capire che ogni scelta ha un suo "contro".


La chiave potrebbe essere una esenzione fiscale per spazzatura e sanità con frequenti controlli gratuiti per i cittadini delle zone limitrofe all'inceneritore, finanche un aiuto economico per un cambio di residenza.



Ma siamo all'immobilismo ottuso. Immobilismo che tale non è,datosi che la spazzatura continua ad accumularsi e la Sicilia nel frattempo viene tramutata in scarafaggio stercoraro che farà crescere i suoi figli in mezzo alla merda napoletana.


Che Napoli e la campania tutta paghino il prezzo della loro stoltezza,non la sicilia nè la sardegna!
Se non vogliono l'inceneritore,che soffochino tra i loro rifiuti,che ritorni la peste! forse questo li farà ragionare.

Confutazione del falso ecumenismo da parte di Mons. Landucci

sì sì no no è una rivista teologica antimodernista: così l’ha concepita il suo fondatore, don Francesco Maria Putti, e tale deve restare. Perciò, dovendo affrontare gli errori che devastano, dal Vaticano II fino ad oggi, l’ambiente cattolico ed ecclesiale, prendiamo in considerazione soprattutto e principalmente l’aspetto dogmatico di essi, senza negare quello sociale e storico, che, però, lasciamo ad altri.
Una delle cause, se non la causa principale, della crisi della Chiesa “conciliare” (come la definì il card. Benelli) è l’ecumenismo e, nel quadro dell’ecumenismo, i rapporti tra cristianesimo e giudaismo odierno o postbiblico. Tale argomento va inquadrato dal punto di vista della Fede della Chiesa, fondata nella Divina Rivelazione scritta e orale, nella unanime esegesi patristica, nel Magistero e nel consenso dei teologi approvati.




Tra questi uno a noi molto vicino e spettatore della crisi aperta dal Concilio è monsignor PIER CARLO LANDUCCI, il quale in Cento problemi di Fede (Assisi, ed. Pro Civitate Christiana, 1953) scrive: «È tanto sorprendente – ma tuttavia spiegabile – l’accecamento degli Ebrei di duemila anni fa di fronte a Gesù quanto quello degli Ebrei di oggi che si ostinano a rifiutare il Cristianesimo […]. Se si trattasse di una questione puramente tecnica o matematica, l’adesione sarebbe facile. Ma quando entra in campo la Fede e la condotta morale, alla luce intellettuale si affianca l’impulso oscurante degli interessi e delle passioni – specialmente dell’orgoglio – alle ispirazioni della grazia s’oppone la tentazione del demonio, e non c’è evidenza che possa vincere la resistenza e l’indurimento del cuore […]. Ed esso sospinse gli Ebrei sino al deicidio e all’ automaledizione: “Il sangue di Lui ricada su di noi e sui nostri figli” (Mt. XXVII, 25). Quando si considera la storia del popolo ebreo – antica o moderna – non bisogna mai dimenticare tale pervertimento del cuore che lo condusse a quel supremo misfatto e l’ancorò nell’odio al Cristianesimo» (pp. 222-224).

Quanto al problema dell’elezione di Israele, mons. Landucci fa notare che Israele «è “eletto” – cioè scelto – nel senso dei particolarissimi doni di Dio che l’hanno accompagnato lungo tutta la sua storia precristiana […]. Ma erano doni che non escludevano la possibilità dell’ incorrispondenza e della prevaricazione: così come Giuda fu eletto e prevaricò» (p. 225).

* * *
In Miti e Realtà (Roma, La Roccia, 1968), lo stesso monsignor Landucci, riguardo alla colpevolezza o meno del giudaismo nel deicidio, scrive: «Attenuanti si possono ammettere, scusanti, soprattutto quanto ai capi, no. […]. Quegli ebrei avevano ben coscienza di essere mossi dall’odio. Dell’accecamento circa la verità di Gesù erano re-sponsabili in causa […]. Gesù disse bensì la misericordiosa e meravigliosa prima parola dalla croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc. XXIII, 34). La disse, però, propriamente, non solo degli ebrei, ma di tutti i Suoi carnefici. Tuttavia, se chiedeva per essi il perdono, vuol dire che la loro colpa c’era: e la richiesta del perdono equivaleva alla richiesta al Padre di donar loro la grazia del pentimento e della conversione» (pp. 257-258).
Sempre nello stesso libro, il Landucci ha dedicato un capitolo intero (Il problema ebraico, pp. 435-443) alla que-stione che stiamo trattando. Il prelato precisa che l’ antisemitismo pagano non deve «far chiudere gli occhi davanti allo spirito e alla ostilità attuale anticattolica, non dei singoli ebrei, ma dell’ebraismo internazionale […]. Mentre essi [ebrei] sono sparpagliati in tutte le nazioni assumendone la regolare cittadinanza, mantengono tuttavia, in generale, una piena unità di razza, come se costituissero una super-nazione a parte, gravitante attorno allo Stato d’Israele […]. Questa unità (caso unico) ha un triplice fondamento, che fa come un tutt’uno di sangue, di religione (anche quando sia praticata come esteriore omaggio a cerimonie tradizionali) e di storia politica. Essa [unità] non risalta quando si hanno contatti isolati con i singoli ebrei, ma emerge subito nelle loro mutue relazioni, nella loro solidarietà internazionale, nel segreto ermetico che sanno mantenere sulle loro cose, nell’ ostilità ai matrimoni misti, nella persecuzione familiare a quei pochi che si convertono e si battezzano. L’ ebraismo costituisce quindi, in realtà, un impressionante esempio attuale di razzismo […]. La divina predilezione per il “popolo eletto”, la sacertà della S. Scrittura da esso custodita, il sangue ebreo del Divin Redentore, come di Maria e degli Apostoli, ecc., anziché placare l’ostilità ebraica contro il Cristianesimo, costituiscono purtroppo un intimo motivo alimentatore di tale ostilità. L’ alternativa infatti è fatale. O riconoscere la verità del divino Messia, uscito dal seno della loro stirpe, e, quindi, la verità del Cristianesimo, o seguitare a negare la verità di Gesù (o positivamente o ignorandola) e vedere in Lui e nella sua religione il più tragico inganno […]. Si tratta, purtroppo, [quanto al giudaismo attuale] di un effettivo rifiuto positivo… di Gesù quale divino Messia e Salvatore promesso […]. È il medesimo rifiuto del mondo giudaico del tempo di Gesù […]. Prosegue cioè il tragico errore dei loro padri […]. Tuttavia la posizione particolarmente drammatica de-gli Ebrei, in ordine alla salvezza […], deriva ancor più da un altro fattore, intorno a cui circolano, nel campo cattolico, con la migliore delle intenzioni, molti curiosi equivoci e sofismi. Tale fattore, di dolorosa drammaticità, è costituito proprio dalla nobiltà della Tradizione religiosa precristiana di quel popolo, dall’essere stato destinato a dare al mondo il Messia, dall’averlo effettivamente dato nella persona di Gesù. Supponiamo pertanto che il giudaismo aves-se riconosciuto e accolto Gesù, e si fosse quindi tutto trasformato, come avrebbe dovuto avvenire secondo i disegni di Dio, nel cristianesimo [come fu degli Apostoli e del “resto” d’Israele che costituì la Chiesa primitiva –n.d.r.]. In tale ipotesi, certamente, tutti quei passati doni di Dio e soprattutto quello supremo della nascita del Salvatore divino da sangue giudeo, avrebbero costituito tante glorie anche per gli attuali Ebrei. Ebbene è proprio a questa ipotesi che sembrano pensare non pochi commentatori cattolici. Ma purtroppo la realtà è precisamente opposta. Tale ipotesi non si è verificata l’ebraismo ha respinto Gesù, rinnegando con ciò la sua storia e la sua fondamentale missione. Questa quindi non è che un titolo di maggiore responsabilità, che rende l’ebraismo – obiettivamente parlando – l’ anticristianesimo più inescusabile».

da www.sisinono.org

sabato 12 gennaio 2008

A Napoli no e in Kenia si?Andiamo bene...


Il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, in questi giorni nell’occhio del ciclone per la gestione dissennata dei rifiuti campani, a giustificazione del suo comportamento ha sostenuto che non si possono addossare a lui colpe, in quanto responsabile dell’Ambiente da appena un anno e mezzo. Se in 18 mesi non è riuscito ad aprire discariche nel napoletano, ha però stanziato la somma di 721.000 euro per la bonifica di una discarica in Kenia, vicino a Nairobi…in Italia riusciamo anche in questo con la Sinistra al Governo, lasciamo marcire tonnellate di rifiuti nelle strade della regione campana, ma ci interessiamo delle discariche in Africa e le finanziamo. La denuncia circostanziata arriva da “Nigrizia”, rivista mensile dei padri comboniani che in Kenia hanno varie missioni e la vicenda è attualmente all’esame del procuratore aggiunto Maria Cordova della procura di Roma che indaga su presunte tangenti legate a un progetto autorizzato dal ministero dell’Ambiente italiano.
Dandora, vicino a Nairobi, è una località dove c’è un’enorme discarica che avvelena 700.000 persone che vivono nella baraccopoli di Korogocho.Viene deciso di condurre uno studio di fattibilità per chiudere la discarica e spostarla. La bozza con la proposta del governo kenyota ad aprile 2006 viene inviata al governo italiano che la approva già a maggio: lo studio di fattibilità viene assegnato alla ditta Eurafrica Management and Consulting, il Ministero dell’Ambiente mette a disposizione la cifra di 721.000 euro, un’enormità per un semplice studio tecnico. Il 16 novembre è Pecoraro Scanio in persona a impegnarsi indicando l’intervento “una priorità per il governo italiano”, ad agosto 2007 il direttore generale del Ministero, Corrado Clini, vola a Nairobi, per definire l’accordo con le autorità del Kenia. Ma emerge la denuncia dei frati comboniani: il progetto di fattibilità della Eurafrica è identico a quello presentato tre anni prima da un’altra ditta, la Jacorossi; perchè il Ministero dell’Ambiente era pronto allora a pagare 721.000 euro per un progetto che era già pronto? Vediamo che ditta è Eurafrica… ha due sedi, una a Napoli e una a Roma. Amministratore unico è Tiziana Perroni, socio il marito, Bruno Calzia, consigliere economico del ministro delle poitiche agricole, Paolo de Castro, capitale sociale appena 10.000 euro, un solo dipendente. In realtà l’affare bonifica, denunciano i frati, una volta stabilito il progetto, avrebbe compreso una cifra di ben 30 milioni di euro per la gestione completa della discarica. I frati ricevono pressioni dal Ministero, protestano ugualmente perchè ” non è vero, come sostengono al Ministero italiano, che la ditta Eurafrica è stata scelta dai kenioti, al contrario, in Kenia nessuno conosce tale ditta, neanche all’Ambasciata italiana “. Vanno più a fondo e i frati scoprono che tra i rappresentanti kenioti della ditta ci sarebbe un noto personaggio legato al traffico di armi”… A questo punto interviene la Procura di Roma e blocca i fondi del Ministero…
Altro “piccolo” episodio legato all’emergenza rifiuti a Napoli, le pressioni che Pecoraro Scanio fece all’ex commissario Guido Bertolaso affinchè insediasse tale Claudio De Biasio sulla poltrona di subcommissario all’emergenza rifiuti: il 3 aprile scorso De Biasio è stato arrestato nella inchiesta sulle infiltrazioni camorristiche nella società Eco-4, specializzata nella raccolta dei rifiuti nel casertano con l’accusa di truffa aggravata. Si scopre che al momento della segnalazione da parte del Ministro aveva già un altro procedimento penale sempre per reati analoghi…
E poi qualcuno va in TV e dice che è appena da un anno e mezzo ministro e non ha responsabilità…e mentre a Napoli scoppiava la rivolta lui ha continuato le sue ferie a Praga…Verdi? No…rossi di vergogna…


da www.destradipopolo.net

mercoledì 9 gennaio 2008

Fa sentire la tua voce!


Apprendo da Novopress che è naturalmenta scattata la campagna per screditare o annacquare la campagna di moratoria contro l'aborto.
Quindi invito i lettori a cliccare qui e a votare in questo sondaggio de "La Stampa".
Non è un gesto particolarmente impegnativo, ma è utile per cercare di dare un segnale forte a tutti quegli organi di stampa che vogliono fermare o non dare il giusto rilievo a questa sacrosanta battaglia.

Questa guerra ha bisogno di soldati! Ci vediamo nella mischia!

Firma la moratoria contro l'aborto!

Moratoria contro l'aborto/2

Giro ai lettori la mail che mi è stata inviata da fratello embrione, il sito che sta portando avanti la richiesta di moratoria contro l'aborto.

Cari amici della Moratoria contro l'Aborto,ricevete questa newsletter in via eccezionale perché vi sono quattro importantissimi contributi da porre alla vostra attenzione. Dopo un lungo silenzio, per molti inspiegabile, arriva l'importantissima presa di posizione del presidente del Movimento per la Vita italiano Carlo Casini che ritiene che il diritto alla vita di ogni essere umano debba essere riconosciuto fin dal concepimento e che quindi la Moratoria sull'Aborto è occasione per affermare questo principio. Un'importante affermazione, autorevole e che può mettere in movimento migliaia di volontari in Italia con una fiammata di impegno che da molto tempo sembrava sopito. Un impegno concreto per dare più forza al dibattito nazionale con convegni, attività nelle scuole, pressione sulla politica, animazione nei mass media e quant'altro possa contribuire al contrasto della dinamica abortiva. In un'intervista rilasciata ad Antonio Gaspari dell'agenzia Zenit, Casini afferma: “L'iniziativa di chiedere una moratoria sull'aborto è come la caduta dal muro di Berlino”, “Ciò che sembrava impossibile di colpo è avvenuto, forse Ferrara e 'Il Foglio' possono far cadere il muro di incomprensione che ha separato fino ad ora gli 'abortisti' dagli 'antiabortisti'. Una sola è la spallata che fa crollare il muro: riconoscere che il figlio è il figlio, che l'uomo è sempre l'uomo. Tutto il resto resta discutibile”. Aspettiamo quindi di conoscere nel dettaglio eventuali proposte legislative di Carlo Casini, peraltro uomo politico di lungo corso e giurista di provata competenza. Questa notizia assume un enorme valore di gratificazione morale per noi di Fratello Embrione per il fatto che tra i primi sostenitori della nostra iniziativa, ancor prima che Giuliano Ferrara lanciasse a livello nazionale il dibattito, vi sono stati tantissimi volontari del Movimento per la Vita, numerosi Centri di Aiuto alla Vita e persino dirigenti del MpV che hanno aderito alla moratoria a titolo personale. In Alto i cuori. Per approfondire la notizia e leggere tutta l'intervista clicca qui
Il secondo contributo che poniamo alla vostra attenzione è uno splendido articolo di Antonio Socci, che ricorda a quanti l'avessero dimenticato che i numeri sparati a “zero” da chi propaganda in favore dell'aborto sono falsi. Le cifre fornite dai pro-aborto non sono vere, non furono vere quelle diffuse nel 1978 e non sono vere quelle diffuse trent'anni dopo. L'articolo si intitola emblematicamente “Con quale “balla” propagandistica si ottenne la legalizzazione dell'aborto in Italia” e fa il punto della situazione attuale anche a proposito del tossico abortivo noto con la sigla RU486. Per approfondire la notizia e leggere tutto l'articolo clicca qui
Il terzo contributo è di Riccardo Cascioli che con “Aborto, la battaglia culturale non accetta tiepidezze” mette in luce brillantemente la dovuta distinzione tra il ruolo dell'impegno politico e quello della battaglia culturale. Ove il ruolo politico impone realismo, tiepidezza e persino il compromesso, il ruolo culturale esige idealità, fuoco e assoluta affermazione dei principi e dei valori. Ora, alcune personalità della cultura dichiaratamente contro l'aborto hanno dimenticato di far cultura e hanno iniziato a porsi i problemi dei politici, ai quali così manca lo slancio ideale che gli deve essere fornito, nella strategia infinita della politica, dagli intellettuali. Per approfondire la notizia e leggere tutto l'articolo clicca qui
E infine, ma non per ultimo, il comunicato del Comitato Verità e Vita che mette chiarezza sui miti e sulle leggende che avvalorano la legge 194 come legge buona e giusta. A firma di Mario Palmaro viene messa a nudo una legge definita gravemente ingiusta, con argomentazioni degne di essere adottate tra le argomentazioni più esaustive del "lessico" pro life. Per approfondire la notizia e leggere tutto l'articolo clicca qui
Grazie e alla prossima.
In Alto i cuori
Massimiliano Musso

P.S. Pubblicato il podcast di Fratello Embrione con “L'abominevole Bonino colpisce ancora” e “Confessioni di un ateo materialista che si fa vanto dell'aborto”.www.fratelloembrione.it


Invito tutti i lettori a firmare la richiesta di moratoria contro l'aborto cliccando qui

martedì 8 gennaio 2008

Veperata quaestio



Che significa «Veperata quaestio»?
No, non consultate il vocabolario di latino, lasciate in pace il vecchio Calonghi-Georges.
Si tratta di un'espressione che s'è trovata scritta nella prova di una aspirante magistrata, al concorso per giudici di novembre.
Gli esaminatori ci hanno messo un po' a capire che la ragazza voleva scrivere «vexata quaestio», ma aveva equivocato il senso della «x», traducendola, com'è usa fare negli SMS, in «per».
Evidentemente aveva copiato il concetto latino da un suggerimento inviatole per cellulare, senza capirne un tubo.
Un abisso di stupidità e nullità mentale con pretese giudiziarie.
A quanto pare, in quell'abisso sono in tanti.
Per 380 posti da coprire, si sono iscritti in 43 mila laureati.
Dopo la prova scritta, solo 4 mila sono stati ammessi: il 92 per cento hanno dovuto essere scartati per errori di grammatica da ripetenti di prima elementare: «Riscuotere» con la «q» anziché la «c», «hanno» senza la «h», «è» senza accento, mancanza di punteggiatura o eccesso di punteggiatura (come Totò dettava: «Punto, due punti, punto e virgola»)
Uno ha scritto «cmq» invece di «comunque».
Uno ha citato «la corte dell'Aiax» (invece che la corte dell'Aja), un altro ha voluto citare l'aforisma latino «nulla poena sine lege» e gli è venuto fuori «nullum pene».
Un altro ha cominciato il suo tema di diritto amministrativo con la seguente frase: «Finchè la barca va».



Frase che è, in fondo, il sunto della Weltanschauung italiota, come la filosofia di Hegel si può riassumere nell'espressione «Tutto ciò che è reale è razionale».
Finchè la barca va, lasciala andare.
Alla deriva...
I suddetti strafalcioni non sono stati resi pubblici ufficialmente: sono ciò che i cronisti hanno raccolto dal gossip dei commissari del concorso, dalle loro risatine o sogghigni.
Ufficialmente, come ha detto il giudice esaminatore Matteo Frasca, non si possono riferire gli errori e le castronerie, per «privacy».
Perché no?
Anzi bisognerebbe pubblicare gli strafalcioni dei 4 mila in una pubblica bacheca, con tanto di nome e cognome dell'autore: chissà, forse solo il ritorno alla vergogna può salvarci.
Sarebbe resuscitare l'istituto dei censori romani, che potevano punire pubblicamente il cittadino venuto meno alla dignità (dignitas).



Anzi di più: il diritto romano non avrebbe ammesso un diritto alla privacy, né qualunque altro, per questo individui, avendo sancito che il primo requisito per essere soggetti di diritto è l'appartenenza alla specie umana: «Hominum causa omne jus constitutum est».
Asini ed altri bruti ne sono esclusi.
Ma capisco che è una questione discutibile: «veperata quaestio», come si dice in magistratura.
Frasca, a bocca cucita, ha ammesso però: «Se il mio maestro delle elementari avesse visto in un mio compito verbi coniugati come in certe prove che ci sono state consegnate, mi avrebbe dato una bacchettata sulle dita».
Il guaio è che i concorrenti non erano usciti dalla prima elementare: tutti erano laureati, e ben 16 mila di loro persino amministratori pubblici, avvocati, gente con dottorato di ricerca.
Ottenuti cmq.
In media avevano 30-35 anni. il che non è strano, in un paese dove si festeggia un cantante di 70 anni invece di invitarlo a riposarsi, e un senatore a vita di 82 si fa di coca come un bulletto brufoloso da discoteca.



Sicchè, nonostante i 4 mila ammessi alla prova orale (dovevano aver passato lo scritto, cmq) i 380 posti non hanno potuto essere tutti coperti.
Sono stati promossi, e diventano magistrati, solo 319, più (scrive Il Giornale) «altri tre ripescati in extremis dal ministro Clemente Mastella con un suo provvedimento».
Sono questi tre a preoccupare di più: c'è da avere i brividi ad essere giudicati da tre analfabeti, che sarebbero stati bocciati se non fossero stati promossi dal ministro, lui stesso pregiudicabile.
Che Mastella si stia crescendo una nidiata di (utili) idioti da cui poi andare a «riscuotere»?
Oltretutto, è legale?
Dov'è la fiera indipendenza della magistratura?
Qualcuno dovrebbe ricorrere alla Corte dell'Aiax.



Una sentenza dell'Aiax (fosse pure l'omonima squadra di calcio) già basterebbe a giudicare l'ultima trovata di Prodi per l'emergenza monnezza: ha mandato l'esercito a raccoglierla, e la monnezza medesima sarà ospitata in installazioni militari, che diverranno discariche permanenti.
Si poteva escogitare un utilizzo alquanto più aderente alla vocazione delle nostre forze armate?
Sì, Napoli ha, o almeno paga, 20 mila netturbini a ruolo, ossia 25 per ogni addetto milanese.
Perché non obbligare questi ventimila, una volta tanto, a fare il lavoro per cui sono stipendiati?
I soldati potrebbero essere utilizzati non già per raccogliere loro la sporcizia, ma per sorvegliare questi lavoratori durante il lavoro: s'intende con il fucile mitragliatore spianato, e con le regole d'ingaggio adeguate a zona d'operazione nei confronti di «enemy combatants».
Sparare a vista su chi sfugge.



Già sento le proteste dell'umanitarismo laico e cattolico, e mi rendo conto di aver sollevato un'altra «veperata quaestio».
Ma invito lorsignori a considerare che la situazione di Napoli non è più tale, da poter essere sanata con le leggi ordinarie, e nemmeno con il diritto penale di pace.
Me l'ha detto uno che è stato a Pianura, dove la società civile protesta contro la discarica: in mezzo a quella società civile ci sono ceffi di cui anche la Polizia ha paura.
Camorristi ben noti e conosciuti, che guidano la protesta e la violenza, e non hanno (loro) paura di nulla, anzi palesemente arroganti e impuniti.
La Polizia non può farci nulla, perché se risponde con le armi finisce in giudizio, sotto quei tali magistrati del «finchè la barca va».



Considerino lorsignori: in quale altro Stato è la delinquenza organizzata a far paura alle forze dell'ordine, anziché il contrario?
Forse in Colombia e nell''Iraq oggi finalmente democratico, cmq non in Europa.
Quando tale situazione si produce, si deve sospendere il diritto e le sue garanzie e lungaggini, e introdurre lo stato d'eccezione: legge marziale, rastrellamenti con autoblindo casa per casa, processi sommari, impiccagioni ai pali della luce dei sospetti (se viene colpito qualche innocente, Dio sceglierà i suoi).
In un territorio controllato da una criminalità simile in tal modo totale, deve sì entrare l'esercito, ma non come netturbino.
Come in zona di guerra.



Orrore, orrore, direte voi.
Ma vi invito a considerare che in Campania ci sono cittadini onesti, tenuti ostaggio della camorra. Forse è perfino una maggioranza di nostri concittadini, che vorrebbero ribellarsi a quel potere, ma ne hanno fisicamente paura.
E perciò ne subiscono le «vexationes» (o «veperationes») senza reagire.
Quando dei cittadini sono stati assoggettati a un potere oppressivo e violento, il nostro dovere patrio è di andarli a liberare.
Manu militari.
Con l'esercito in armi e il caricatore innestato.
Bisogna ristabilire l'ordine.
Il che significa che la gente debba ricominciare a temere più la forza pubblica che la forza privata dei criminali.
E quale pedagogia migliore che alcune impiccagioni ai lampioni di individui già noti alla polizia ma fino ad oggi intoccabili?
Avanzo questa proposta con tanta più serenità, in quanto sicuro che non sarà mai nemmeno lontanamente presa in considerazione.



Bassolino ha detto che lui non si dimette: «Se questo risolvesse la situazione lo farei subito».
Veramente, gli si chiede di dimettersi per quel che già ha fatto in 14 anni, ma che volete?
E la logica del diritto italiota è sempre saldo, nei suoi principii altamente umanitari.
Esso comincia dal disprezzo della logica formale, ed è ovvio che sbocchi nel disprezzo della giustizia, e dell'altrui intelligenza.
Infatti, fate un esperimento mentale: immaginate per un attimo che Bassolino sia un governatore berlusconiano.
Quante centinaia di inchieste giudiziarie sarebbero già state aperte contro di lui dai coraggiosi magistrati?
Ma essendo di «sinistra» (cioè del blocco sociale di cui la magistratura fa parte) nulla o quasi.
Qualche giudice che ci ha provato è stato trasferito.
Qualche giudice che aveva scoperto «strutture pubbliche create apposta per portare denaro alla criminalità».
E l'aveva scritto così, nero su bianco.
Virgola, punto e punto-e-virgola.



E allora teniamoci tutti.
I promossi al concorso della magistratura perché hanno imparato a scrivere «cuore» senza la «q»,
a parte quei tre fatti promuovere da Mastella per ragioni di contiguità e concorso esterno.
Teniamoci Bassolino.
Teniamoci Prodi che umilia i soldati anziché i camorristi.
E cerchiamo di vedere il lato allegro della cosa.
Prodi ha mandato i soldati a sgomberare i portoni delle scuole, perché i giovinetti campani già contavano di stare a casa, e i direttori di chiudere le classi con la scusa dell'emergenza-monezza: ragioni sanitarie, dicono, come se respirare la monnezza a squola fosse più pericoloso che respirarla in strada.
Così, i ragazzi dovranno cmq frequentare: poco male, anche andando alla scuola italiota non potranno diventare più ignoranti di quanto sono già i laureati in legge, magari imparano un po' di bullismo che è utile nella vita, a Napoli specialmente.



Altri fatto positivo: in questi giorni la camorra, dice La Stampa, paga i bambini rom perchè brucino i copertoni ed altra monnezza, 50 euro a falò.
Largo ai giovani, finalmente!
E ai rom un lavoro infine socialmente utile.
E in questo roseo clima, salutiamo la mancata magistrata che ha scritto «veperata quaestio»:
si ripresenti al prossimo concorso, signorina, e i giudici saranno lieti di accoglierla nella loro casta.
Non solo come praticante, ma come fondatrice del nuovo diritto («jus novum») di cui già si vedono gli splendidi frutti.



Per esempio: fin dall'età repubblicana, Roma («jus vetus») vietava di presentare alle assemblee proposte di legge contenenti disposizioni eterogene («leges saturae»).
Oggi, abbiamo visto due esempi di «lex satura» recentissimi: il decreto sulle espulsioni in cui è stato inserito alla chetichella il delitto di «omofobia», e l'ultima finanziaria, composta di oltre mille commi dove tutto è regolato nei minimi particolari, fino il turismo per anziani in bassa stagione.
Si avanza a gran passi verso la legislazione totale: una unica legge di trenta o quaranta milioni di commi, che vieterà ogni azione normale e depenalizzerà ogni atto perverso, delinquenziale o semplicemente cretino.
Questa legge unica brillerà nei secoli come brillà la compilazione di Giustiniano, le «Institutiones Justiniani».
Saranno chiamate, probabilmente, «Veperationes Viskianae», ossia «vessazioni di Visco».

Maurizio Blondet




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domenica 6 gennaio 2008

Sulla globalizzazione


Viviamo nell’era della globalizzazione e del consumismo.
Non lo dico io, ma è noto a tutti che le grandi multinazionali e le grandi banche di investimento hanno lottato e vinto una guerra iniziata almeno un secolo fa col fine preciso di imporre al mondo intero un’egemonia di mercato con lo solo scopo di arrichirsi sempre di più e di poter spostare le proprie industrie in quei luoghi del terzo mondo dove abbonda la mano d’opera a prezzi bassissimi,coprendo i propri interessi economici con la maschera ormai consumata e lacera dell’amore per il prossimo sofferente.
Più che inutile è impossibile citare i nomi delle migliaia di campagne di solidarietà e sostegno al terzo mondo che ogni singola multinazionale ha avviato con lo scopo di ricevere fondi e esportare i propri prodotti in tutto il mondo.
Tutti conoscono poi l’accozzaglia di maiali che si cela dietro il nome di “no-global”.
Ovviamente mi riferisco a tutti quei gruppi anarchici e comunisti che hanno distrutto Genova e varie metropoli del mondo con la loro “lotta ai Mc Donald”.
Alcuni di loro però,come molti sanno,hanno alle spalle paparini mammine e zietti molto addentro ai consigli di amministrazione se non addirittura proprietari delle multinazionali che combattono.
Un po’ come il nostro presidente della Camera (comunista a modo suo)che con una mano fa il pugno chiuso,con la bocca minaccia il governo di cui fa parte perché troppo poco attento ai pensionati e ai lavoratori proletari ma che con l’altra tiene stretta la spalliera della poltrona tanto comoda e bella di Presidente.
Ci saranno tra questi certamente coloro che in buona fede combattono il sistema,ma ho sempre pensato alla favola del corvo che si voleva trasformare in pavone quando sento di questi individui.
Attenzione però,non voglio che si pensi che io sia a favore della globalizzazione, al contrario.
Io mi sento no-global.
Ma non sono di quelli che rompono la vetrina del Mc Donald o che non bevono la coca cola e che in questo maniera si sentono di aver recato danni alla globalizzazione.
Anzi mi sentirei davvero stupido nel credere di fermare una multinazionale o almeno di danneggiarla distruggendo una vetrina di una delle milioni di filiali che ha nel mondo.
Vi faccio un esempio,è come se uno si trovasse sull’Everest e pensasse di frantumarlo mettendo una bomba carta sulla cima. E’ da idioti.

Uno che veramente voglia combattere la globalizzazione nel proprio piccolo dovrebbe vivere nella modestia e nella sobrietà.
Riporto le parole del Papa Benedetto XVI che proprio oggi ha detto:"non si può dire che la globalizzazione è sinonimo di ordine mondiale, tutt'altro". "Moderazione" e "vita sobria" non sono solo "una regola ascetica" ma anche "una via di salvezza per l'umanità": "é ormai evidente- che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un'equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile". "Per questo c'é bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio". "C'é bisogno di una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti".

E soprattutto preferire alle importazioni straniere i prodotti Italiani. Ma questo è un altro discorso.


Leonardo Zappalà

sabato 5 gennaio 2008

Acca Larentia

Il 7 gennaio di 30 anni fa, 3 ragazzi del FdG furono sorpresi appena fuori dalla sede di via Acca Larentia da un commando di militanti di sinistra (una cellula di Lotta Continua) che aprì il fuoco con armi automatiche.
Franco Bigonzetti, 20 anni, studente di medicina, morì sul colpo.
Vincenzo Segneri, seppur ferito, riuscì a riparare dietro la porta blindata della sede del Fronte.
Francesco Ciavatta, 18 anni, ferito cercò di scappare lungo la scalinata, ma fu raggiunto dai rossi e finito. Il padre morì suicida per la disperazione.
Due morti.
Appena la notizia si sparse per Roma, arrivarono i militanti e la polizia. Pare che un giornalista spense la sigaretta nella pozza di sangue dicendo frasi ingiuriose contro i militanti. Scoppiarono i tafferugli.
Il capitano dei carabinieri Edoardo Sivori li sedò sparando ingiustificatamente a Stefano Recchioni, 19 anni.
Tre morti.
Le indagini andarono spaventosamente a rilento, così dopo 10 anni l'unica cosa che si scoprì era che la mitraglietta che aveva ucciso i ragazzi era stata usata in altri omicidi eccellenti delle BR.
Grazie alle testimonianze di una ex terrorista pentita, Livia Todini, si risalì ai nomi dei colpevoli.
Mario Scrocca, interrogato dai giudici, si suicidò in carcere.
Daniela Dolce riuscì a darsi latitante
Fulvio Turrini, Cesare Cavallari e Francesco de Martinis furono scarcerati per insufficienza di prove.

A trent'anni dalla strage vogliamo farne memoria.
Che si mostri verso la morte di questi ragazzi il rispetto che fu negato allora da forze dell'ordine e giornalisti e ancora oggi dalla magistratura.