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giovedì 19 aprile 2007

La storiografia secondo Israele


Facciamo un pò di cronaca: il Nunzio Apostolico, Monsignor A. Franco, informa il direttore del museo Yad Vashem di Israele sull'olocausto che non verrà perchè contrariato dal fatto che la foto di Papa Pacelli sia posta tra le figure ambigue riguardo l'Olocausto. E' stata un'esternazione silenziosa. Salvo il fatto che per sfida,il direttore del museo la rende pubblica ai giornali.Dichiarazione del direttore: "Lo Yad Vashem è dedicato alla ricerca storica e presenta la verità storica su Pio XII come oggi è nota agli studiosi".
Inutile chiedere chi siano questi studiosi,risposta ovvia: ebrei sionisti dal doppio passaporto (uno di israele,l'altro vario ed eventuale). Incredibile con che arroganza si possa negare l'evidente,l'impegno di quest'uomo alla salvezza degli ebrei e la sua lotta per la pace. Tra le tantissime opere di questo grande Papa, una su tutte: il 25-10-1943 ordinò a tutti i sacerdoti italiani di salvare gli ebrei dai nazisti,fosse stato necessario riaprire le catacombe. Ne salvò 600.000. Nessun altro capo di stato fece tanto,nessun'altra confessione religiosa riuscì nemmeno ad avvicinarsi a questo record di umanità reggiunto da Pio XII.
Non è difficile documentarsi a proposito,basta solo cercare tra storiografi seri.
Ma non è finita qui: il direttore del museo,con la classica arroganza evidentemente diventata costume dei sionisti,latra la seguente «altre istituzioni, anziché reagire come la Chiesa, hanno chiesto pubblicamente scusa per le loro complicità nell'Olocausto».
Cosa pretendeva? Che il Papa mandasse le guardie svizzere con le loro lucide alabarde contro i carri armati nazisti? Vuole scuse per averne salvate "solo" 600.000? No. Vuole che la Chiesa si sottometta. Anche la Chiesa deve essere colpevole di quello che è stato fatto ai nostri fratelli maggiori(biblicamente ghiotti di lenticchie). Nessuna cifra sarebbe mai bastata per loro. Quello che viene chiesto alla Chiesa è che renda omaggio,come tutti, ad un ricordo politicamente utilissimo alla nazione di Israele. Non è la Shoah. E' la politica criminale di uno stato razzista che si ostina a non riconoscere i confini con la Palestina(per continuare a rubarne le terre) che comanda l'america e promuove una politica di odio verso gli islamici.
Ma è qui che scatta la trappola. Queste ultime 3 righe mi hanno fatto guadagnare la bolla di antisemita.
La Chiesa sa bene che il rischio era grosso. E sapeva anche il direttore del museo che la sua carta sarebbe stata determinante. Così,sotto promessa di "approfondire gli studi", Monsignor Franco è andato alla celebrazione,salutando l'immagine di un Santo frammista a chissà che tipo di squilibrati fanatici nazisti.
Cosa sarebbe costato al volutamente miope e arrogante direttore,dare un "beneficio di dubbio"(incredibile...dubbio sulla bontà di Pio XII...) al Papa e fare in modo che il Nunzio non si trovasse di fronte a questo stupro della storia?
L'arroganza e la forza delle calunnie non hanno limite. Nè lo ha la sfacciataggine sionista.
Avrei voluto che il Nunzio fosse rimasto a casa. Mi si conceda la speranza,giunto in Israele questa estate a controllare, di non vedere ancora quell'immagine.
D'altro canto io non sono un sacerdote,nè tantomeno un nunzio apostolico,e posso girare le spalle e andarmene.
All'eventuale vista di quell'immagine nel settore ambiguo non esiterò a farlo.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Incuriosita dal vostro articolo, contenente fatti di cui non ero a conoscenza fino alla lettura dello stesso, e interessata a fare luce sulla controversa questione che esponete ho deciso di fare delle ricerche in merito alla fondatezza delle vostre dichiarazioni. Avvalendomi della nota fonte enciclopedica on-line Wikipedia, ho potuto apprendere che in verità le cose non starebbero esattamente come voi superficialmente illustrate. Il lettore poco accorto potrebbe, persuaso dal vostro racconto, tacciare il museo dell’olocausto di Gerusalemme “Yad Vashem” di “ingratitudine” nei confronti di Pio XII, pontefice noto per le sue opere caritatevoli a protezione degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Tuttavia, si legge su Wikipedia, che a causa dei suoi amichevoli rapporti con Mussolini, a causa del suo atteggiamento tollerante nei confronti del regime nazista, e in virtù dell’esistenza di alcuni documenti (che vi invito ad osservare), che registrerebbero un’ostilità verso gli ebrei, si è palesata una contraddizione di fondo, che avrebbe indotto il suddetto museo di Gerusalemme a collocare accanto all’immagine di Papa Pacelli una didascalia che definisce “ambiguo” il suo comportamento di fronte allo sterminio degli ebrei. Citando testualmente Wikipedia, vi riporto inoltre che: dopo una formale richiesta nel 2006, affinché la didascalia fosse modificata, i responsabili del museo si mostrarono disposti a riesaminare la condotta di Pio XII a patto che il Vaticano avesse messo a disposizione dei loro ricercatori i suoi archivi. Ciò non è mai avvenuto e la didascalia non è stata cambiata. Siamo dunque al cospetto di due contrastanti posizioni (quella dello “Yad Vashem” e quella della Chiesa di Roma) fondate su altrettanto contrastanti fonti, sulla cui validità ne voi, ne la sottoscritta credo possiamo avere la presunzione di sentenziare. Detto questo non intendo, da buona cristiana, gettare discredito su una figura ecclesiastica che lo stesso Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato venerabile. Quello che però mi preme sottolineare con questo mio intervento, è che prima di prendere posizioni sarebbe opportuno documentarsi accuratamente, così da esporre i fatti in modo coerente e preciso, e ove non si posseggano gli elementi per fornire un quadro completo, sarebbe quanto meno corretto ammettere in stato ipotetico che possa esistere una o più versioni dei fatti, enunciate non necessariamente, parafrasandovi, da “storiografi non seri”. Concludendo mi sembra di potere solo, tristemente notare, che tutto l’articolo costituisce l’ennesimo tentativo di avallare le vostre astruse tesi antisemitiche utilizzando un episodio come banale pretesto.


Pamela. 25 aprile 2007

Domenico & Gianluca ha detto...

Solo alla fine della pappardella si legge lo scopo del commento: dare dell'antisemita all'autore.
Onde fugare ogni dubbio a proposito della cultura fondata su wikipedia,si sappia che le argomentazioni a proposito dell'operato di Pio XII sono facilmente recuperabili nelle sue Encicliche e nel famoso discorso radiofonico(per fare rapidi esempi).
A proposito della tesi folle secondo le quali esistano documenti di Pio XII di carattere antisemita,una ricerca più attenta avrebbe certamente portato la lettrice wikipedica a notare come il testo fosse un'enciclica NON prodotta da Pio XII e da lui stesso(accortosi del testo) bloccata e MAI pubblicata.
Parlando dei musei vaticani:questo è meno noto,ma è bene dirlo. Sono ormai anni che tutto l'archivio segreto del Vaticano è messo a disposizione degli storici che vogliano consultarlo(evidentemente allo Yad Vashem non sono interessati).

Il problema è che è difficile una ricerca storica quando la stessa storia debba essere usata come arma per rubare indisturbati terra ai palestinesi.

Parlando infine di documentazione accurata,trovo difficile accettare le critiche provenienti da chi,per sua stessa ammissione,ha consultato wikipedia per colmare una cultura deficitaria che doveva essere già presente al momento del diploma.
E' ovvio che fondo le mie tesi su ricerche più corpose,ma commetto l'errore di fornire in questo blog un servizio per una certa porzione di persone che conosca i fatti storici,senza dover prima fondare frettolosamente la sua cultura dell'argomento su wikipedia(o quanto meno non solo su di essa).
Nel discettare e costruire articoli brevi e leggibili, sono costretto a fornire pochissime fonti,che se da un lato mi costringono a chiedere un atto di fede ad alcuni lettori,mi selezionano per livello culturale altri.
Certo del bisogno di fornire il servizio anche a chi non necessariamente abbia le basi di chi scrive,mi sono permesso di fornire i link di collegamento a siti di interesse generale(che prometto di aumentare) retti da gente che gode della mia modesta stima e che mi sento di proporre ai lettori interessati ad una cultura non dozzinale e/o wikipedica.
Nello sperare che il commento non offenda,mi auguro che l'interesse per l'argomento resti vivo,essendo esso l'anticamera della cultura e,con essa, della verità(che è una sola sempre).

Anonimo ha detto...

Cari lettori di: gemellineri.blogspot.com,
vi scrivo questa lettera aperta nella speranza che oltre a leggere gli articoli contenuti all’interno del suddetto blog, vi dilettiate a gettare uno sguardo anche ai commenti, di chi come me, avendone la possibilità, esprime un suo personale parere relativo alle tematiche esposte di volta in volta dagli autori di questo spazio on-line. Chi di voi, in questo momento sta scorrendo tra queste righe, avrà già sicuramente letto i due commenti precedenti (quello della sottoscritta, e quello successivo di risposta). Francamente non mi interessa continuare la diatriba di cui siete Voi stessi testimoni. E sempre in tutta franchezza devo confessare che l’idea di controbattere fomentando questo contenzioso pubblico sulle prime non mi aveva neanche sfiorata. Riflettendoci, poi, in virtù del fatto che, per stessa (privata) ammissione di uno degli autori, l’intervento ammonitorio introdotto “contro” la sottoscritta, doveva costituire un “monito per le critiche”, mi sono sentita automaticamente e implicitamente investita della carica di garante del pubblico. A tal proposito non mi rivolgo, infatti, agli autori empirici, ma piuttosto a Voi che costituite il loro lettorato. Non voglio per tanto difendermi da chi mi accusa di non possedere le sue stesse basi culturali , sia perché non ritengo che questo qualcuno sia collocabile ad un livello superiore rispetto al mio, sia perché è abbastanza palese che esso stesso non lo pensi realmente: altrimenti perché replicare con un interlocutore che non si ritiene essere alla pari? Sarebbe più o meno come sparare sulla croce rossa, no? Un’impresa troppo facile e come tale una vigliaccheria. Non voglio controbattere alla provocatoria affermazione che mi vedrebbe depositaria di una cultura “dozzinale e/o wikipedica”, anche perché credo che persino un bambino avrebbe capito che la mia “frettolosa” ricerca su internet (avvalendomi di un motore che per dichiarazione privata di uno degli autori viene consultato dallo stesso) puntava a dimostrare che contrariamente a quanto affermato (pubblicamente) sempre dallo stesso autore la verità non è solo una, o meglio lo è fino a prova contraria. Continuando sulla scia della sincerità, vi confesso che prima di decidere di scrivere questa lettera, avevo dichiarato (privatamente) ad uno degli autori di non volere replicare, per concedergli il privilegio e la soddisfazione di avere ragione almeno a casa sua (cioè sul suo blog). Ma non ci sto ad essere utilizzata come cavia per scoraggiare eventuali critiche; non ci sto ad essere strumentalizzata per ottenere il rispetto di Voi lettori, che venite palesemente adulati al semplice scopo di discreditare chi, come me, non teme di esprimere anche un parere connotato da spirito critico. Uno spirito di cui evidentemente non sono dotati i nostri cari gemellineri; che se da un lato forniscono spazio per argomentazioni e considerazioni ai lettori, dall’altro indirettamente impongono agli stessi, di limitarsi a plausi (sempre graditi), e reprimono pareri discordanti. Immagino che, invece, chi decide di esporsi pubblicamente, dovrebbe farsi carico del rischio di scontrarsi con giudizi non sempre positivi. Sarebbe umile, maturo, e utopicamente democratico, peccare un po’ meno di presunzione e non soffocare le voci scomode.
Aggiungo in conclusione che le “parole al vetriolo” (parafrasando uno degli autori), siamo bene o male in grado tutti di “partorirle”, ma forse (a mio modesto avviso), chi dice di fornire un servizio dovrebbe evitarne il ricorso a scopo di velato mobbing e censura.
Precisando che questa lettera aperta non rappresenta il tentativo di avere “l’ultima parola”, e augurandomi che Voi lettori abbiate colto l’essenza delle mie parole, porgo a Tutti i miei più cordiali saluti.

Pamela 27 aprile 2007

Domenico & Gianluca ha detto...

Cari lettori,anche a rischio di annoiarvi,e certamente provati dall'estenuante lettura precedente,mi sembra doveroso replicare brevemente alla lettera affinchè siate poi voi a giudicare e di conseguenza,ad orientare il vostro commento.
Sono certo che tutti abbiate capito come fosse necessario svegliare con parole forti chi mi accusa di antisemitismo a proposito della mia critica su Israele(facendomi tristemente constatare come il lavoro dei dozzinali mass media sia eccellente).

Inizio col correggere una frase che mi si mette indebitamente in bocca:per me la verità è solo una,sempre. Lo sforzo è nel trovarla,non nel trovarne di plausibili. La teoria della moltiplicazione della verità ha portato al dilagante relativismo che condanno.

Non ho bisogno di alcun tipo di aiuto per vincere battaglie dialettiche,particolarmente di così facili.

" chi, come me, non teme di esprimere anche un parere connotato da spirito critico."
Così scrive la polemica lettrice. Ma una che fonda il suo spirito critico solo su wikipedia(poco più di un vocabolario che tutti possono scrivere iscrivendosi)ed esprime pareri,non mostra coraggio,ma al massimo arroganza.
Parafrasando Ortega y Gasset,compare la figura del Manovale della Scienza,come colui che esprime pareri semplici ed idee rozzissime fondate sulla scarsa cultura,ma con la sicumera dello scienziato.

La critica sulla mia mancanza di spirito critico mi fa sorridere...chi può pensare una cosa simile conoscendomi o leggendo il blog?

Per quel che riguarda il mio presunto mobbing (e con questo vi saluto),tengo a precisare che non temo le critiche provenienti da gente che conosce l'argomento. Bene,confrontiamoci:lo conosco anche io(vedasi il cordiale dialogo sul 25 aprile con Luigi,raccontato in due forum differenti).
Ma è corretto lasciare che il manovale della scienza esprima le sue opinioni senza replica?

Ps. entrando tutto questo nello spam più selvaggio,mi auguro che non ci siano ulteriori repliche(che mi costringerebbero a cancellare gli sproloqui).