Un signore getta un colorante rosso, innocuo per persone e marmi, nella Fontana di Trevi. Si sarebbe tutto agevolmente risolto con un paio di fotografie, cartoline e articoli di giornale, ma l'atto è rivendicato dai neofuturisti (e quindi fascisti) in protesta agli sprechi dell'amministrazione romana nella festa del cinema. Ed allora ecco parlare di "atto vandalico".
Io misurerei bene le parole. Trovo il gesto elegante e deciso, nel pieno stile futurista. Con le dovute proporzioni è come se i turisti avessero assistito alla creazione di un quadro di Boccioni in diretta o ad una lettura di Marinetti. E anche quando non avessero avuto piacere di quello spettacolo, dopo poche ore le acque della fontana erano di nuovo trasparenti.
Adesso si parla di denunciare il futurista "vandalo".
E' perchè non siamo avvezzi a questo tipo di manifestazioni. Noi siamo abituati a molotov, cori blasfemi contro la Chiesa e incivili contro le forze dell'ordine, spranghe e quant'altro. Se colori per qualche minuto l'acqua della fontana di trevi si parla di galera. Se si spaccano vetrine e si incendiano macchine, nel peggiore dei casi diventi deputato di rifondazione comunista.
Ebbene, se volete il mio parere, a me la fontana è piaciuta. E' la dimostrazione che si può manifestare pacificamente creando un piccolo capolavoro che richiama lo stile di Balla. Non credo che un drogato frequentatore dei centri sociali sia capace di fare altrettanto.
Con buona pace dei bacchettoni.
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