Google
 

mercoledì 6 giugno 2007

Si sono fatti un altro tesoretto.Per gli amichetti


ROMA - E così il governo si intasca i «conti dormienti»: i depositi nelle banche e nelle assicurazioni non movimentati per dieci anni dai clienti, forse dimentichi, forse impossibilitati, forse morti.
La cifra viaggia sui 15 miliardi di euro, una stangata da 30 mila miliardi di lire.
Almeno tre volte di più del «tesoretto» fiscale, ossia dell'introito della ultima stangata, succhiata alle tasche degli italioti a forza di torchia e senza alcuna necessità: questo primo tesoretto è già dilapidato dalle esigenze dei famelici capi-partito, vogliosi di nutrire le loro clientele.
Padoa-Schioppa ricorre al trucco pietoso di non dire quant'è: dice 2,5 miliardi (rassegnato ad abbandonarli ai famelici) per tenersene 2,5 che spera di destinare alla riduzione del deficit, e quindi degli interessi che paghiamo sul debito italiota.
Sul secondo super-tesoretto ora rubato ai «dormienti», Prodi-Visco-Padoa-Schioppa s'affannano a dire che il furto era stato già deciso da Tremonti; loro non hanno fatto che dare seguito.
La differenza sta nel come Tremonti avrebbe impiegato la grossa cifra.
Data la natura moralmente dubbia di un simile «prelievo», il solo impiego eticamente lecito sarebbe restituirlo alla cittadinanza intera, appunto destinandolo a ridurre il debito pubblico e di conseguenza gli interessi che la comunità (noi contribuenti) paghiamo su quel debito, fatto dai politici a spese nostre.
Invece il trio Schioppa assegna quei soldi nostri a due precise clientele amicali:
1) ai banchieri disonesti; (1)
2) agli statali.

1) Nella dizione ufficiosa, parte del furto andrà a «risarcire i piccoli risparmiatori vittime dei crack finanziari», quasi fossero vittime di cicloni, sismi e simili fenomeno naturali.
La dizione reale dovrebbe essere: «i piccoli risparmiatori truffati dalle banche».
Quelli (sono 230 mila) cui le banche hanno rifilato 81 miliardi di dollari di bond argentini che ora non valgono la carta su cui sono stampati.
Quelli a cui hanno venduto i bond Parmalat, un furto da 14 miliardi di euro.
O quelli rimasti «vittime» non naturali dei bond Cirio, 975 milioni di euro.
L'apparenza è che i soldi vanno ai risparmiatori truffati, un atto di giustizia elementare e grosso colpo elettorale. (Siete contenti? Votateci)
La realtà è che a risarcire dovrebbero essere le banche truffatrici, come sono costrette a fare in USA.
Ma le banche truffatrici sono di Prodi (Sanintesa, Bazoli) e di D'Alema (Unicredito, Capitalia, Geronzi): dunque, loro sono graziate.
Non tirano fuori un centesimo.
A pagare per loro sono i «dormienti» ossia, tramite loro, tutti i cittadini italiani.

2) L'altra parte del secondo tesoretto va a «stabilizzare i precari della pubblica amministrazione».
Se le parole hanno un senso, ciò significa che i precari pubblici, quei poveri giovani costretti a fare a contratto trimestrale ciò che «non» fanno gli statali a impiego fisso e inamovibile, saranno assunti anch'essi a tempo indeterminato, fisso e inamovibile.
A creare nuovi statali.
Ciò significa destinare un introito necessariamente «una tantum» (chi non è addormentato nel sonno eterno si guarderà bene di lasciare altri depositi senza movimento nelle banche) viene destinato ad una spesa corrente e crescente.
Risultato: l'anno prossimo bisognerà pur pagare questi nuovi statali a impiego eterno.
Quindi occorreranno nuove tasse per i loro stipendi.

Ora qualche statale mi scriverà che non devo generalizzare, che ci sono statali che lavorano, che sono malpagati.
D'accordo, d'accordo.
Ma inviterei costoro a pensare alle centinaia di migliaia di «precari» nel privato, che non saranno stabilizzati affatto.
Coi tempi che corrono, la stabilizzazione anche a basso salario è un privilegio di valore incalcolabile per la vita di un giovane.
Ai genitori preoccupati per l'avvenire dei loro figli, consiglio: comprino ai loro giovani e ragazze una laurea (si comprano, non c'è bisogno di studiare) e li avviino a «qualunque» concorso pubblico, per quanto malpagato, per quanto precario: presto o tardi, avranno il posto fisso.
Generalizzo?
No, a generalizzare è il governo Prodi.
Esso sistematicamente prende soldi appartenenti alla cittadinanza generale, e li assegna a categorie particolari, di cui si fa protettore e da cui ha ragione di aspettarsi il sostegno elettorale.
E' un colossale metodo generale di clientelismo generalizzato. A spese della popolazione generale.
Gli statali, precari o miracolati, dovrebbero almeno essere coscienti che il loro lavoro è pagato dagli altri cittadini: lo sviluppo di un'alta coscienza morale, come quella esistente in Inghilterra fra i «civil servants», sarebbe il più necessario e auspicabile atteggiamento etico verso i cittadini-contribuenti. E la miglior garanzia contro lo spreco pubblico.
Quanto devono esser grati?
L'Unioncamere del Veneto (2) ha fatto qualche conto.

I cittadini della Lombardia - non solo i «contribuenti», ma «tutti i cittadini», lattanti e suore di clausura compresi - subiscono un prelievo fiscale annuo di 17.020 euro a testa.
E ne ricevono, in servizi pubblici e provvidenze, 13.728.
Ossia 3 mila euro in meno l'anno.
Lo stesso vale per i cittadini dell'Emilia e del Veneto, per i quali il «credito» non incassato per servizi pubblici si aggira sui 2.500 euro a testa ogni anno.
I cittadini di queste tre sole regioni del Nord pagano (coprono) i deficit di Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata (Regnum Mastellorum), Calabria, Sicilia e Sardegna «messe insieme».
Si chiederebbe almeno un po' di gratitudine.
Invece i «nordici» sono continuamente accusati di secessionismo dai veri secessionisti spirituali di Stato (quelli che fanno gli affaracci loro coi soldi nostri).
E sono sospettati in blocco di evasione fiscale, e perciò controllati, perquisiti e frugati in modo assillante, ostacolante la produzione di ricchezza reale.
E' da stupirsi se il Nord non vota il centro-sinistra delle burocrazie inadempienti che lo deruba a man bassa?
Che porta via i soldi persino ai dormienti nel sonno eterno?
Il Nord è buono. Troppo buono. Coglione.

Fa ridere che il senza-palle Berlusconi abbia accennato alla possibilità della rivolta fiscale, per poi subito rimangiarsela.
Ma fa rabbia lo sdegno, virtuoso, massiccio e corale delle burocrazie inadempienti, che hanno accusato il senza-palle brianzolo di «sovversione».
Fa piangere di rabbia udire Della Valle (a Ballarò) affermare che la rivolta fiscale «non è mai lecita».
Il moralista dalla faccia di bronzo, come noto, non paga tasse in Italia.
Ha posto la sua sede fiscale in Lussemburgo.
E ci fa pure la lezione di etica, l'amico impunito del trio Schioppa.

Maurizio Blondet
---------------------------------------------------------
Note:

1) La notizia è confermata dall'Adusbef, che rende noto un altro scandaloso favoritismo
http://www.adusbef.it/consultazione.asp?Id=5770&T=P
2) Gianni Trovati, «Credito fiscale sempre in crescita nel Nord Italia», 24 Ore, 5 giugno 2007.
Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

Nessun commento: