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venerdì 20 aprile 2007

Strage di Bologna: smentita la pista nera


Nella serata di giovedì 19 aprile, durante la trasmissione di approfondimento “Tg2 - Dieci minuti”, gli ospiti in studio di Maurizio Martinelli sono stati Paolo Guzzanti, senatore forzista ed ex presidente della celebre “comissione Mitrokhin”, e Andrea Colombo, giornalista schierato da sempre a sinistra, a lungo firma del Manifesto oggi portavoce di Rifondazione comunista al Senato.
Nella puntata è stato presentato il libro di Colombo “STORIA NERA” che parla della strage dinamitarda avvenuta nella stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Il libro – consigliato anche da Guzzanti durante la trasmissione – tratta delle varie ipotesi di responsabilità dell’attentato e delle tante, troppe storie che sono oscure dietro quella maledetta strage.
Guzzanti ha dichiarato che non è mai stato svelato un movente vero e proprio dietro la strage, ed ha inoltre aggiunto: “La matrice fascista è da escludere. Le tre persone che sono state condannate in questi giorni – Valerio Fioravanti, sua moglie Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati con sentenza definitiva in due diversi processi – sono da ritenersi estranee alla strage. Sono certamente persone che avevano a che fare con l’estrema destra di quel tempo, ma non sono dei dinamitardi. Credo che ci sarebbe da seguire meglio la pista nordafricana o mediorientale”.
Dello stesso avviso il giornalista “rosso” Colombo: “Non vedo perché è da attribuire ai fascisti questa strage. Di certo non ho le prove per dimostrare nulla, però nel mio libro dichiaro apertamente che la pista da seguire è soprattutto quella libica, perché in quegli anni tra Andreotti e Cossiga era noto il dibattito pro-Libia o pro-Palestina, e nel nostro Paese ne sono successe di cose scandalose da attribuire ai libici e ai palestinesi che però non sono mia venute a galla”.Ad inizio trasmissione infatti, Martinelli ha riportato delle dichiarazioni di Cossiga che pronunciava alcuni anni dopo la strage di Bologna: “La verità non la sapremo noi, né i nostri figli; ma i nostri nipoti”.
Giankla R.

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